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Un'aula universitaria

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Il mondo accademico alza la testa. Monta, infatti, la rivolta contro l’autonomia differenziata che cristallizza le differenze tra Nord e Sud. Prima silenti sul tema, quando fu oggetto di un accordo durante il governo Gentiloni, poi inascoltati nel deserto mediatico fino alla “operazione verità” in corso, i docenti universitari hanno deciso di scendere in campo in modo permanente.

È nato l’Osservatorio permanente promosso dal costituzionalista dell’Università Federico II, Sandro Staiano, a cui hanno aderito tutti gli Atenei campani ma anche la Cattolica di Milano. Nascita battezzata ieri mattina dal vicepremier Luigi Di Maio nell’aula Pessina «dove spesso ho partecipato ai Consigli di Facoltà», come ha raccontato lui stesso. A lui è spettata la conclusione di natura politica alla luce dei vari interventi dei relatori. Un segnale d’avvicinamento tra l’élite culturale (quella che con i grillini non trova punti in comune) e il M5s che sembra aver recuperato terreno grazie al braccio di ferro con la Lega. «Solo i ministri grillini hanno presentato deduzioni sulla bozza del ministro Stefani», ha ricordato Massimo Villone. Occhio, la fine della storia la si può anticipare: «L’autonomia si farà, ma senza danneggiare il Sud», l’annuncio del capo politico del M5S.

OSSERVATORIO Il rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, intellettuale che riesce a mantenere i piedi per terra, ha salutato l’avvio dell’Osservatorio con favore. «Abbiamo bisogno del protagonismo della società civile: deve trovare casa nella nostra Istituzione che ha otto secoli di storia: ringrazio Staiano per lo spirito garibaldino con cui ha portato avanti questa iniziativa», ha detto in apertura.

Il promotore, Staiano, ha spiegato che l’Osservatorio ha coinvolto tutti i dipartimenti dell’Università data l’importanza del ruolo delle scienze direttamente coinvolte quali economia, diritto, storia, geografia, matematica degli algoritmi, «tutte chiamate a giocare un ruolo quando sono in gioco le nostre libertà». Dall’Aula Pessina è giunta una vera e propria chiamata alle armi, davanti a una platea attenta e qualificata che andava dagli industriali alla sovrintendente del Teatro San Carlo passando per il presidente dell’Ordine dei medici.

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