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L’autonomia differenziata non fa rima con l’Europa. Dopo la bocciatura, raccontata ieri dal Quotidiano del Sud e firmata da Bruxelles, è arrivato anche il pollice verso dei Cavalieri del Lavoro, riuniti a Napoli, al Teatro di Corte di Palazzo Reale, per il loro convegno annuale. Ed è toccato proprio al numero uno della Federazione, l’ex presidente della Confindustria, Antonio D’Amato, lanciare la stoccata nel suo intervento conclusivo, dopo una fitta giornata di dibattiti e interventi davanti un parterre d’eccezione, con tanti big dell’industria e della finanza, e alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

SEGNALE DAL COLLE

Una partecipazione “silenziosa”, dal momento che l’inquilino del Quirinale non ha preso la parola, probabilmente per motivi di opportunità politica.Ma il segnale arrivato dal Colle più alto non è stato, per questo, meno importante: è la prima volta, infatti, che il Presidente della Repubblica prende parte alla kermesse della Federazione. Una presenza significativa anche per i temi al centro del convegno, tutti dedicati all’”Europa, alle sue Radici, alle sue Ragioni e al suo Futuro”. Sì, perché su un tasto i Cavalieri del Lavoro – il gotha dell’imprenditoria che, messo insieme, rappresenta il 50% del Pil italiano –hanno battuto e ribattuto più volte: nel mondo globalizzato c’è bisogno di più Europa, sia pure “più competitiva, più efficiente, più unita”. Una risposta indiretta all’ondata di partiti sovranisti che anche in Italia ha avuto la sua stagione con il governo “giallo-verde”.

IL DIVARIO PROFONDO

Ma c’è di più. Perchè in questa nuova Europa l’Italia può giocare un ruolo trainante. Se rimette il moto il percorso delle riforme. E, soprattutto, se riesce a superare quella spaccatura fra Nord e Sud, la più lunga per durata e la più profonda del mondo Occidentale.

Ed è illusorio, scandisce D’Amato, che in un mondo “così globalizzato, dove perfino la dimensione europea è insufficiente a far pesare le sue ragioni sui tavoli dove si conta nel mondo, pensare che addirittura qualche regione possa farcela da sola”. Anzi, la strada da percorrere è esattamente opposta: “Il Paese deve finalmente dare un contributo serio e definitivo alla frattura fra Sud e Nord. Un gap che negli ultimi anni si è accentuato in maniera drammatica”. Di chi è la colpa? L’ex numero uno di Confindustria evita accuratamente la polemica diretta, con il classico scaricabarile delle responsabilità. “Il problema -spiega non può essere risolto in uno sterile scambio di accuse tra Sud e Nord”. Il ritardo del Mezzogiorno, infatti “è un problema nazionale su cui sia chiaro, noi uomini del Mezzogiorno abbiamo responsabilità importanti. Ma è un problema sul quale abbiamo bisogno di impegnarci tutti come italiani”.

INVESTIMENTI NECESSARI

Il nostro è un Paese, ha precisato D’Amato, “che non investe sè stesso da almeno due decenni. Per tornare ad essere competitivo occorre tornare a fare investimenti pubblici e incoraggiare quelli privati”. Una ricetta rilanciata, dal palco del Convegno dei Cavalieri del Lavoro anche da Alberto Quadrio Curzio.

Per l’economista, accademico dei Lincei, la politica monetaria è ormai arrivata ai limiti, i tassi di interesse sui depositi sono addirittura sotto lo zero. Per battere il rischio deflazione non c’è che spingere i Paesi che possono, a cominciare dalla Germania, a spendere e fare nuovi investimenti. Magari anche con il supporto di un’Europa che possa emettere titoli ad hoc per raccogliere sui mercati capitali finanziari. La stessa linea disegnata ieri dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: “Nella fase attuale i Paesi che dispongono di margini di intervento possono svolgere un’importante funzione di stabilizzazione. Mentre quelli, come l’Italia, con un elevato debito pubblico, devono porre l’attenzione su una ricomposizione della spesa che privilegi soprattutto le misure necessarie per sostenere la crescita, come gli investimenti pubblici e la riduzione del carico fiscale su imprese e lavoratori”. Un messaggio esplicito al governo in vista della prossima manovra economica.


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