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La commissione Bilancio della Camera

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Il “maestro” era Cirino Pomicino, ex presidente della commissione Bilancio. Aveva brevettato il provvedimento voulevent. Se un emendamento stava a cuore alla maggioranza per ottenere il via libera se ne approvava uno di minor entità all’opposizione. Un sistema dosato e infallibile che ha spalmato di mance e mancette il tracciato della I Repubblica.

I tempi sono cambiati ma la strenna legata alla Finanziaria è rimasta. Una cifra “x” a disposizione dei partiti, un tesoretto che, a pensarci bene, non è proprio un tesoretto. Messo insieme, tra cerimonie, anniversari, aiutini sparsi in lungo e in largo, la cifra supera di molto i 500 milioni annui che si risparmierebbero con la riduzione dei parlamentari votata a ottobre e celebrata in piazza Montecitorio con il taglio simbolico delle poltrone.

IL COLPACCIO DELLA LEGA

Il colpaccio lo ha fatto il senatore leghista Massimiliano Romeo portando a casa un ulteriore miliardo di euro per Lombardia, Veneto e per le province di Trento e Bolzano che ospiteranno le Olimpiadi del 2026. Il capogruppo a palazzo Madama del Carroccio lo ha rivendicato sulla rete esultando come per un gol e scatenando un’ondata di gratitudine tra le camicie verdi. In confronto, tutti gli altri avranno solo le briciole.

A cominciare da Francesco Verducci, il senatore dem che sollecitato dall’ex tesoriere ds Ugo Sposetti ha presentato un emendamento per festeggiare “degnamente” il centenario della fondazione del Pci. Costo: 400mila euro. Quisquiglie in confronto ai negoziati che si svolgevano in passato tra comunisti e vecchie volpi dc.

In tempo di crisi ci si accontenta di stanziare 300mila euro per la Lega delle autonomie italiane o 500mila per i Pistoia Blues (fonte Pubblic policy). Un milione alle scienze religiose, un altro alle fiere estere. Uno qui e uno là, a pioggia come nella migliore tradizione ma con il grande rimpianto dei fasti passati. Per il consiglio nazionale dei giovani 200mila euro, 700mila per le celebrazioni Ovidiane, altri 200mila per la piattaforma del fosforo (su richiesta di un parlamentare 5Stelle).

Chi ha problemi di memoria o soffre di amnesie non potrà ricordare le trattative estenuanti tra i partiti prima di ammettere un emendamento, cosiddetto “di senso”, in commissione Bilancio, il vero epicentro, la madre di tutte le mance e mancette. Perché se è vero che un emendamento non si nega a nessuno, è altrettanto vero che farlo entrare in commissione Bilancio è impresa tutt’altro che semplice. Sia chiaro, qualcosa di lieve è rimasto, quel tanto di folk che non guasta: pochi spiccioli per i festeggiamenti del prossimo Carnevale, vantaggi fiscali per chi adotta un cane randagio e più detrazioni per le spese veterinarie. Il tutto per la gioia dell’onorevole forzista Michela Brambilla, la rossa che un tempo faceva girare la testa al Cavaliere.

LA DIRETTRICE D’ORCHESTRA

Ora, però, il tempo degli innamoramenti è finito. I deputati e i senatori hanno perso quel legame forte con il proprio collegio elettorale, vengono cooptati, e molto spesso sono persino sconosciuti al territorio. Agiscono da soli oppure per conto delle lobby. «Da vicepresidente della commissione Bilancio dell’Ue – ricorda Pino Pisicchio, parlamentare di lungo corso, professore associato di Diritto comparato – mi è capitato, in un contesto analogo, di assistere al medesimo meccanismo. Un deputato inglese si alzò dalla poltrona per perorare la causa di una orchestra sinfonica europea. L’espressione British che tradiva già un certo distacco, una innata inclinazione alla Brexit, non gli impedì di chiedere uno stanziamento di 500mila euro. Chiesi lumi a una collega europea tedesca, una di quelle che sembrano tutte d’un pezzo. Mi disse: “Approviamolo, poi ti spiego”. Mi astenni, poi seppi che quel deputato era il figlio della direttrice d’orchestra».


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