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Metà del Paese è servito e riverito: riceve aiuti di Stato a profusione per le sue aziende, quasi il doppio rispetto all’altra metà. Se state pensando che tutto questo assistenzialismo appartenga al solito Mezzogiorno pigro e sprecone, preparatevi a prendere una cocente delusione.

I numeri provenienti dal registro degli aiuti di Stato, istituito presso la Direzione generale per gli aiuti alle imprese del Ministero dello Sviluppo economico, fotografano un divario conclamato. La Lombardia, motore economico e cuore industriale del Belpaese, da agosto 2017 ha ricevuto 3,5 miliardi di euro in aiuti di Stato, quasi sei volte i 600 milioni incassati dalla Calabria.

Però, si potrebbe obiettare, il dato generale risulta molto più equilibrato. Le risorse concesse vanno infatti per il 38,3% alle regioni meridionali e per il 61,7% al Centro Nord. Addirittura ci si troverebbe al di sopra della famigerata clausola del 34%, che pretenderebbe di destinare al mezzogiorno una quantità di risorse pari alla popolazione residente.

Il dato merita una correzione, fornita dallo stesso registro degli aiuti di Stato.

SENZA L’EUROPA

Se si scomputano dal totale le misure cofinanziate con fondi europei, i rapporti di forza cambiano in maniera evidente: il centronord si accaparra il 73,2% degli aiuti, al Sud va appena il 26,8%. Ben al di sotto della quota di garanzia del 34%.

Il dato fa particolarmente impressione alla luce dei dati ribaditi in questi giorni in commissione Finanze alla Camera, nell’ambito delle audizioni sulle sorti della Popolare di Bari. Ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, giovedì la vicedirettrice della Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli, hanno ribadito la fragilità strutturale dell’economia meridionale. Il Pil è ancora dieci punti al di sotto dei livelli precrisi (2008).
Circostanza che richiederebbe uno sforzo addirittura maggiore di quel 34% dovuto in base alla popolazione.

Richiederebbe l’applicazione della cosiddetta clausola Ciampi: il 45% degli investimenti alle regioni meridionali. In questo caso il 45% degli aiuti di Stato. la realtà invece si ferma quasi venti punti sotto.

REGIONE PER REGIONE

Ma torniamo ai dati. Nel Mezzogiorno solo tre regioni su otto ricevono risorse uguali o superiori al miliardo di euro: : la Campania (2,2 miliardi), la Sicilia (1,7 miliardi) e la Puglia (1,6 miliardi).

L’Abruzzo, regione il cui tessuto economico è stato messo in difficoltà anche dagli eventi sismici degli ultimi anni, si ferma a 600 milioni. Stessa sorte per la Sardegna, prende invece 700 milioni la Basilicata.
Da Roma in su la situazione è molto più omogenea. Oltre al bottino da 3,5 miliardi portato a casa dalla Lombardia, non scendono sotto al miliardo altre sei regioni: Veneto (1,5), Piemonte (1,3), Emilia Romagna (1,3), Lazio (1,1), Toscana (1,0), Trentino Alto Adige (1,0).

GLI AIUTI DI STATO MONITORATI

Ma di cosa parliamo quando parliamo di aiuti di Stato?

Il monitoraggio del Registro nazionale è una best practice europea, attiva nel nostro Paese dal 12 agosto 2017.

Gli aiuti monitorati sono di tre tipologie: 1) quelli concessi in base a un regolamento di esenzione o autorizzati dalla Commissione europea; 2) i cosiddetti aiuti “de minimis” ai sensi del regolamento Ue 1407/2013; 3) gli aiuti concessi a titolo di compensazione per i servizi di interesse economico generale, compresi quelli “de minimis” ai sensi del regolamento 360/2012. Proviamo a “ tradurre” i punti 2 e 3.

Nella seconda categoria rientrano le voci di spesa che indirettamente producono un vantaggio per l’azienda, ad esempio i costi per missioni o eventi. Il massimale previsto per questo tipo di contributi è di 200mila euro ad azienda da parte di un singolo Stato dell’Unione europea. Il tetto è di 100mila per le imprese che si occupano di trasporto di merce su strada per conto terzi.

Nella terza categoria, invece, rientrano i contributi finalizzati ad aiutare imprese che assolvono missioni di interesse generale e sono soggetti a obbligo di servizio pubblico, come quelle impegnate nel settore del trasporto, dell’energia, della comunicazione, delle poste.

Il Registro non monitora invece gli aiuti elargiti al settore agricolo e forestale.

UNA GRANDE TORTA

Per avere un’idea della mole di risorse incanalate negli aiuti di Stato: da agosto 2017 sono stati erogati oltre 22 miliardi di euro, spalmati su circa un milione e 351mila interventi.

Non proprio briciole, ma come al solito recapitate all’indirizzo sbagliato.


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