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Controlli per il Coronavirus negli aeroporti

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Quando il 29 gennaio il Covid 19 è arrivato in Italia con la coppia di cinesi in vacanza a Roma, un popolo che aveva già dato prova di aver smarrito il senso di accoglienza di fronte all’emergenza migranti cominciava a guardare con diffidenza gli orientali, considerandoli veicolo di quel virus che in pochi giorni aveva trasformato Wuhan, 11 milioni di abitanti, in una megalopoli fantasma e messo la Cina in ginocchio.

Venti giorni dopo l’Italia scopriva di avere in casa due focolai, e il potenziale “untore” diventava il compagno della squadra di calcetto, di una partita a carte nel bar del paesello o l’amico con cui si era abdati al cinema.

IL BOLLETTINO

Secondo l’ultimo bollettino diramato dall’Istituto superiore di sanità, nel giorno in cui il governo ha deciso la chiusura delle scuole in tutto il Paese fino al 15 marzo, sono 3.089 i casi registrati in Italia, 2.706 le persone risultate positive al Coronavirus, 107 i morti, 276 i guariti. Siamo ai primi posti per numero di contagi nel mondo, in vetta in Europa.

La notizia del primo caso accertato arriva il 21 febbraio: è un uomo di 38 anni ricoverato all’ospedale di Codogno, in provincia di Lodi, con una polmonite acuta. Oltre a lui risultano positivi la moglie incinta e un amico. Mattia è italiano e ha contratto il virus senza esser mai stato in Cina. Poche ore dopo il test darà lo stesso esito per due pensionati residenti a Vo’ Euganeo (Padova): non passa la mezzanotte che uno di loro, Adriano Trevisan, 78 anni, diventa la prima vittima italiana del Covid 19.

La Lombardia e il Veneto si scoprono epicentri di un terremoto sanitario. Mentre si ricostruisce la rete dei contagi e le aree colpite diventano “zona rossa”, il Paese passa in breve dallo choc alla psicosi: file al supermercato per ammassare provviste in dispensa, caccia alle mascherine e all’Amuchina divenute introvabili.

Il 22 febbraio il virus compare in Emilia Romagna dove, nell’ospedale di Piacenza, è ricoverate una donna di 82 anni residente a Codogno. È quindi la volta del Piemonte, con il primo caso a Torino, un 40enne che era stato a Codogno per lavoro. Partito dal Nord, il virus comincia ad viaggiare per la Penisola.
Al Sud arriva il 25 febbraio: in Sicilia, a Palermo il primo caso accertato. È una turista di Bergamo, ricoverata nell’ospedale Cervello per controlli dopo aver mostrato sintomi influenzali. Faceva parte di un gruppo di 30 persone partite da Orio al Serio il 21 febbraio, proprio il giorno in cui la Lombardia si scopriva in emergenza. Oggi l’isola conta 16 casi. In Campania l’Istituto superiore di sanità ne rileva 31, ma il governatore Vincenzo De Luca parla di 35.

LA DIFFUSIONE

Per tutti, secondo quanto confermano fonti regionali, il contagio arriva dal Nord, in particolare da “contatti” con Milano, Parma, Brescia, Udine, Cremona. Il primo test positivo è datato 26 febbraio: è di una ragazza di 26 anni ucraina, proveniente da Cremona, dove risiede e lavora, che si è concessa qualche giorno di relax a Montano Antilia, un paesino del Cilento, in provincia di Salerno, della quale è originaria.

In Puglia, il presidente Michele Emiliano, annuncia il primo contagio nella regione il 27 febbraio. Si tratta di un uomo di Torricella, in provincia di Taranto, che era stato a Codogno. Tutti i casi accertati – sette per l’Iss, 9 secondo la Regione, che considera la situazione in continua evoluzione – legati ai focolai lombardi e veneti. Due donne, in particolare, sono state contagiate dai mariti che erano stati al Nord.

Nel Lazio, il Covid 19 “torna” il 28 febbraio: una donna di Fiumicino, rientrata da una visita a parenti di Bergamo, data la persistenza di quella che credeva una sintomatologia influenzale, si è sottoposta ai test dello Spallanzani di Roma. Nel Lazio sono 27 i casi accertati.

«Non c’è un focolaio nel Lazio – ha precisato il direttore sanitario dello Spallanzani leggendo ieri il bollettino quotidiano dell’ospedale – Tutti i casi positivi, al momento, ancora presentano un link epidemiologico con le aree del Nord del Paese o con un caso confermato».

Il 29 febbraio tocca alla Calabria fare i conti con il primo paziente positivo al test (per il secondo caso si attende la conferma dell’ISS – LEGGI). La conferma dell’avvenuto contagio arriva da Roma, dall’Istituto superiore di sanità che certifica l’esito positivo del secondo tampone effettuato nella struttura sanitaria di Cetraro, in provincia di Cosenza. L’uomo, 69 anni, era partito con la moglie da Castenuovo Bocca d’Adda, nel lodigiano, a bordo di un autobus.

Il 2 marzo registra il “paziente uno” la Basilicata (il bilancio regionale resta fermo a uno). E’ un 46enne di Trecchina, in provincia di Potenza, tornato a casa dalla provincia di Brescia dove era andato per un intervento chirurgico. Due casi in Sardegna, il primo il 3 marzo: il virus ha colpito un imprenditore di 42 anni di Cagliari, che era stato a Rimini tra il 15 e il 18 febbraio per la Beer e Food Attraction, la fiera dedicata ai birrifici artigianali.


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