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Un tratto autostradale

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C’è forse una luce in fondo al tunnel lungo quasi due anni della vicenda Autostrade. Dopo l’apertura della concessionaria, che ha rinunciato alla scadenza del 30 giugno per consentire una prosecuzione del dialogo, anche dal governo arrivano spiragli che allontanano il rischio di revoca (anche se sul blog di Grillo tornano le riserve dei 5s con la richiesta di “azzerare tutto”). Ad Aspi al momento non sarebbe arrivata alcuna comunicazione ma, se arrivasse – secondo quanto si apprende – la valuterebbe.

Situazione che fa correre il titolo della controllante Atlantia per poi ritracciare in linea con l’andamento molto negativo di tutti i mercati mondiali. Sul tavolo, secondo le indiscrezioni resterebbe il nodo delle tariffe, con il governo che spinge per una riduzione strutturale. C’è poi il delicato tema dell’assetto azionario, con l’ipotesi di far entrare Cdp e il fondo F2i portando la holding Atlantia (ora all’88,06%) al di sotto del 50%. Nella sua ultima offerta metteva sul piatto 2,9 miliardi, di cui 1,5 per riduzioni tariffarie e ulteriori investimenti, 700 milioni per manutenzioni aggiuntive e 700 per la ricostruzione del ponte e fondi per Genova.

C’è anche la disponibilità a rivedere il valore degli indennizzi alla città. Aspi chiede anche di cambiare il contestato Milleproroghe per consentire alla società di tornare ad essere finanziabile. Sul tema dell’assetto azionario, invece, Atlantia è disponibile a ridurre la quota e valutare un partner, ma di minoranza e solo dopo un accordo e la modifica del Milleproroghe. In ballo nella trattativa ci sono 7 miliardi di investimenti (parte di un piano complessivo di 14,5 miliardi al 2038) pronti a partire subito. Oltre al destino di una società con 7 mila dipendenti.

Come si vede si tratta di paletti molto rigidi che rendono difficile il negoziato. Uno dei punti più controversi riguarda il valore della partecipazione in Aspi che Cdp e F2i si preparano ad acquistare. Vista la situazione i compratori pretendono uno sconto molto forte. Atlantia punta i piedi. A rendere ancora più complicato il quadro provvedono i grillini che vogliono la revoca del contratto. Una resistenza che è diventata intransigenza con la riapertura del Ponte di Genova.

Se non succede niente di nuovo tornerà nella disponibilità di Autostrade in quanto titolare delle concessioni in Liguria. Un’ipotesi indigeribile per Di Maio. Ed è proprio in questo clima arruffato che sta maturando un altro scenario. Lo Stato attraverso Cdp ed F2i potrebbe prendere una quota direttamente in Atlantia mettendo la famiglia Benetton in minoranza. Un accordo direttamente a livello di holding e non più sulla società operativa. Potrebbero prendere il 20% da dividere in parti eguali. A vendere sarebbe la famiglia Benetton che manterrebbe una partecipazione del 10% così come ciascuno dei partner pubblici. In questa maniera verrebbe costruito un nocciolo duro tutto italiano per prendere la guida di uno delle più grandi imprese mondiali a livello di infrastrutture.

L’ingresso dello Stato direttamente in Atlantia darebbe nuovo respiro a tutta l’operazione. Non soltanto un compromesso su Autostrade per chiudere la lite ma una iniziativa di valore globale. La holding di casa Benetton, infatti gestisce autostrade e aeroporti in undici Paesi. Il fiore all’occhiello è rappresentato dal Tunnel della Manica di cui il gruppo Benetton è primo azionista con il 15%. L’intervento pubblico, fra l’altro potrebbe bloccare l’arrivo degli australiani di Maquarie con cui i Benetton hanno già avuto dei rapporti. Nei mesi scorsi, infatti, si era parlato del possibile ingresso del fondo in Aeroporti di Roma di cui Atlantia ha il controllo.

Entrando in Atlantia, Cdp potrebbe anche favorire la nascita di un campione mondiale nel campo dei grandi lavori. La finanziaria di casa Benetton attraverso Abertis ha una partecipazione rilevante in Hocthief colosso tedesco delle costruzioni con 420 milioni di fatturato e 54 mila dipendenti. Cdp è socio di Webuild, la nuova denominazione del gruppo Salini Impregilo, L’alleanza fra i due giganti sarebbe una soluzione davvero globale che servirebbe anche a non bloccare gli investimenti di Autostrade in un momento cruciale per la ripresa economia del Paese.


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