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Il premier Conte con i leader europei

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Il 9 settembre presso il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei sono state presentate “Le Linee guida del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza”. Bisogna dare atto ai redattori del Documento perché, finalmente, nell’analisi del contesto vengono descritti quali siano le reali caratteristiche del nostro assetto socio economico e ritengo senza dubbio apprezzabile sia il lavoro di impostazione, sia il richiamo ai Livelli Essenziali delle Prestazioni, per la prima volta così esplicito. In merito all’analisi del contesto nel documento si precisa che:

• Da oramai due decenni l’Italia cresce meno della media dei Paesi avanzati. Il PIL reale nel 2019 era ancora inferiore del 4 percento rispetto al 2007.
• Seppur in recupero negli ultimi anni, il tasso di investimento è rimasto sotto ai livelli pre-2008, anche nella componente degli investimenti pubblici.
• La spesa per ricerca e sviluppo è inferiore alla media UE, così come lo sono l’innovazione e digitalizzazione.
• Il tasso di partecipazione al lavoro e il tasso di occupazione sono tra i più bassi dell’UE, con un gap maggiore per l’occupazione giovanile e femminile.
• Persistono notevoli carenze educative in confronto alla media UE.
• Il tasso di fertilità è basso, anche nel confronto europeo, e in discesa.
• Gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) sono migliorati negli ultimi anni, ma la loro ripresa è minacciata dagli effetti della pandemia.
• Il divario Nord-Sud in termini di PIL, occupazione e BES si è aggravato.
• Il Paese è altamente vulnerabile a calamità naturali e dissesto idrogeologico
• Il debito pubblico è il secondo più elevato dell’UE in rapporto al PIL, la spesa pensionistica è prevista salire in rapporto al PIL nel prossimo decennio
Poi c’è il quadro degli obiettivi che riporto di seguito:
• Raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana (0,8% nell’ultimo decennio), portandolo quantomeno in linea con la media UE (1,6%).
• Conseguire un aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali per arrivare all’attuale media UE (73,2% contro il 63,0% dell’Italia).
• Elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale.
• Ridurre i divari territoriali di PIL, reddito e benessere.
• Promuovere una ripresa del tasso di fertilità e della crescita demografica.
• Abbattere l’incidenza dell’abbandono scolastico e dell’inattività dei giovani.
• Migliorare la preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati.
• Rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche
• Garantire la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica.
Per le missioni, utili per traguardare i vari obiettivi, riporto quelle relative alle Infrastrutture per la mobilità (vedi tabella 1).
Infine, sempre per il comparto legato alle infrastrutture per la mobilità, ci sono i criteri di valutazione che riporto di seguito (vedi tabella 2).

Ebbene, queste Linee Guida peccano di almeno quattro negatività:

  1. La ingenuità delle analisi e delle proposte; è davvero strano e preoccupante che si producano delle analisi così devastanti ed oggettive del contesto e si formulino delle proposte che hanno un solo comune denominatore: la banale soluzione delle stesse
  2. La gratuita e banale elencazione degli impegni e della buona volontà a garantirne l’attuazione senza chiarire gli itinerari e gli strumenti necessari per traguardare la concreta attuazione in un arco temporale preciso
  3. La paura o la incapacità di utilizzare riferimenti e finalità meno generiche come, solo a titolo di esempio, l’annullamento di tre iniziative fallimentari come gli 80 euro per il supporto ai salari bassi, il reddito di cittadinanza ed il quota 100, cioè come evitare una perdita annuale di circa 12 miliardi di euro
  4. L’assenza della più grande emergenza tra l’altro denunciata dai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e posseduta da determinate aree del Paese e tra queste in modo particolare quelle del Mezzogiorno (è gratuito e ridicolo invocare solo l’articolo 117 della Costituzione).

Non voglio continuare a criticare il documento, infatti penso che il documento da solo denunci la sua mediocrità e sono sicuro che tutti coloro che lo leggeranno si meraviglieranno che possa essere stato prodotto da addetti esperti nei processi di pianificazione, invece sono molto preoccupato che la Unione Europea esamini un simile documento; infatti per noi italiani ormai è diventata una abitudine quella delle promesse, quella degli annunci, anche di quelli banali come la data di presentazione del Recovery Plan alla Commissione della Unione Europea; a tale proposito, solo per semplice informazione, riporto le varie anticipazioni del Presidente del Consiglio Conte:

• Il 6 di agosto assicurava che il Recovery Plan sarebbe stato presentato insieme alla Nota di Adeguamento al Documento di Economia e Finanza cioè entro il 27 settembre 2020 in modo da poter disporre entro l’anno di una prima tranche del 10% del Recovery Fund (20 miliardi)
• Il 22 di agosto garantiva la presentazione del Recovery Plan entro il 15 ottobre insieme alla presentazione del Disegno di Legge di Stabilità
• Poi il 2 settembre si impegnava a presentare entro il 31 dicembre il Recovery Plan
• Infine il 9 settembre, in una delle conferenze classiche e sistematiche ha confermato che questa presentazione avverrà nel mese di gennaio 2021 e le disponibilità finanziarie potranno arrivare solo nel secondo semestre del 2021

Anche questi comportamenti fanno crollare la credibilità del Paese nei confronti delle istituzioni comunitarie. Ma tornando alle Linee Guida penso sia utile leggere attentamente i Criteri di Valutazione negativi per convincersi che, come da me più volte anticipato in precedenti articoli, i possibili progetti di infrastrutturazione del Mezzogiorno sono pochissimi, forse non superano i 4 miliardi di euro soprattutto se si tiene conto che si è deciso di non dare attuazione all’unica opera pronta come il collegamento stabile tra la Sicilia ed il Continente. Solo per chiarezza riporto tre vincoli posti nei Criteri di Valutazione Negativa da cui si evince che per gli interventi nel Mezzogiorno non è possibile per ora proporre nulla (vedi tabella 3).

Tutto questo, devo essere sincero, mi dispiace perché si è persa una dote chiave che il Paese possedeva: la professionalità delle istituzioni. Con questo documento l’attuale compagine di Governo ha raggiunto una soglia patologica che temo diventi irreversibile; spero che le Regioni del Mezzogiorno, il Sindacato e la Confindustria producano immediatamente un documento capace di ridimensionare questa cattiva immagine che il Paese sta dando di se alla Unione Europea.


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