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Carla Ruocco

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Chi ha fatto sparire dalla legge di Stabilità il rinvio del federalismo fiscale? Il sospetto che si sia trattato di un inciucio tra partito democratico e Lega, ha messo in atto un fuggi-fuggi. Nessuno o quasi ha voglia di parlarne. Per un motivo o per un altro i gruppi parlamentari hanno poca voglia di esporsi. Ma un fatto è sicuro: l’articolo 151 del disegno della legge di Bilancio, quello che rinviava al 2022 l’autonomia di entrate delle regioni a statuto ordinario, che tradotto vuol dire realizzare il sogno dei governatori del Nord e mettere le mani sull’Irpef, c’ era ora non c’è più. Stralciato. Ma chi aveva interesse a farlo sparire? “Ministro Boccia e ministro Provenzano se ci siete battete un colpo”, invita ad uscire allo scoperto Carla Ruocco, deputata 5Stelle e presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Cancellare il rinvio vuol dire dare accelerare l’entrata in vigore del federalismo fiscale, senza che, tra l’altro, costi e fabbisogni standard del sistema sanitario.

La Ruocco prima di occuparsi di banche aveva condotto una indagine conoscitiva di sei mesi sul federalismo fiscale sull’autonomia differenziata. Sa bene tutte di cosa stiamo parlando e quali sarebbero le conseguenze. Dice: “Trovo davvero fuori luogo in questa manovra lo stralcio di questo articolo. Anche perché razionalità e logica vanno esattamente in direzione opposta, non è nelle corde del M5S ma neanche, voglio sperare, del Pd. Avalla un sistema che ha mostra tutte le sue debolezze, disfunzioni che i cittadini hanno pagato sulla loro pelle sia in termini di riduzione del livello dei servizi, sia per quanto riguarda l’aumento della pressione fiscale e l’ulteriore accrescimento del gap tra le due Italie. Spero che si sia tratta di un errore e che si voglia correre ai ripari”.

Vox clamantis in deserto. Perché la parola d’ordine da destra a sinistra è di restare allineati e coperti. Il rischio di esporsi e di inimicarsi i Bonaccini di turno spinge i dem ha restarsene sottocoperta. Neanche il ministro per Il Mezzogiorno e per la Coesione sociale, Beppe Provenzano ha finora levato un dito per sollevare il problema.

La domanda, dunque, è sempre la stessa? Chi aveva interesse a far scomparire dal testo della Legge di Bilancio che sta essere esaminata alla Camera l’articolo 151? E perché tra i collegati alla manovra è rimasta invece la Legge quadro, propedeutica all’ autonomia differenziata, scritta dal ministro agli Affari regionali Francesco Boccia ? Una legge prima del Covid-19, prima dei disastri della sanità regionale. Un mondo fa?

Il senatore Vincenzo Presutto, eletto in Campania, è uno dei cosiddetti “Facilitatori”dei M5S, membro della commissione Bilancio, uno dei relatori del decreto Ristoro 1/2. Spiega: “Il federalismo è una materia delicata che va maneggiata con attenzione, coinvolgendo il Parlamento e le commissioni speciali Affari costituzionali e Federalismo. Specialmente in un momento di emergenza economica. Proprio la gestione della sanità, una materia simmetrica, ha dimostrato il fallimento della gestione regionale e le debolezze del coordinamento statale. Non si può non emettere un giudizio critico. Il tema del Federalismo, alla luce di quanto abbiamo visto in questi mesi di pandemia, andrà nuovamente affrontato ma solo quando l’Italia sarà fuori d questa crisi”.

L’alt al rinvio del federalismo fiscale non trova, anche volendo, giustificazioni di tipo tecnico, come pure qualcuno vorrebbe fosse. Un caso di incompatibilità con la sessione di bilancio, una norma ordinamentale. Lo stralcio è tutto politico e secondo alcun sarebbe appunto il frutto di un accordo sottobanco con la Lega per accontentare i governatori della Lombardia e del Veneto Attilio Fontana e Luca Zaia. Una sorta di contentino per tenere in vita il sogno padano, tenersi in cassa gli introiti dell’Irpef. Una grande azienda, con dipendenti sparsi in tutta la Penisola, multilocalizzata, con sede a Milano darebbe vantaggi economici solo alla Lombardia, la regione dove si emettono le buste paga.

E ora? Ora cosa fatta capo a. La strada degli emendamenti non è percorribile: non è possibile infatti emendare un articolo che non c’è più. Resta dunque solo il Milleproroghe, una corsa contro il tempo per fermare il fantasma dell’autonomia, un disegno che sembrava abortito e che qualcuno vorrebbe far risorgere dalle ceneri.


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