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Il direttore di Rai3 Franco Di Mare

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I partiti italiani, è risaputo, pensano soltanto al loro orticello, o meglio al salotto da arredare con sempre più poltrone prestigiose. E quando si parla di Rai, ovviamente, comincia la corsa ai posti che contano, denigrando e sgambettando l’avversario (o il nemico) di turno.

Spesso però la gara si trasforma in una corrida nella quale si perdono di vista sia il toro sia il torero, mentre rimangono soltanto le banderillas conficcate sul dorso del cavallo di Viale Mazzini, sempre più imbizzarrito.

In pratica è quanto accaduto al Concertone del Primo Maggio, dove ciò di cui si discute ancora oggi è il discorso di Fedez sul palco con l’accusa di censura da parte della Rai. Poco conta se ormai tutti cominciano a capire che l’azienda di Viale Mazzini è vittima e non carnefice del caso Fedez. La Rai acquista i diritti di ripresa dell’evento che è organizzato da Cgil-Cisl-Uil e dalla società ICompany.

«Si tratta di una manipolazione messa in atto da Fedez – ha spiegato il direttore di Rai3, Franco Di Mare nell’audizione in commissione Vigilanza Rai – mediante una registrazione montata con domande e risposte spostate allo scopo di cambiare tono e significato. Una menzogna che diventa verità per tutti e per 48 ore noi veniamo crocefissi e condannati già prima che Fedez salga sul palco. Per mezzo mondo la Rai è un’azienda che censura. Chi pagherà per queste falsità? Qui c’è in ballo l’onorabilità dell’azienda».  

«Fedez – ricorda Di Mare ai commissari della Vigilanza Rai – ha tagliato le frasi della vicedirettrice Ilaria Capitani, quelle in cui diceva che la Rai non censura e che non ha chiesto il testo dell’intervento di Fedez, del quale se ne dovevano occupare gli organizzatori e i sindacati perché la Rai compra il diritto di acquisto della ripresa. Comunque consegnare i testi è un atto di responsabilità. 

L’unica perplessità della Capitani – che ha risposto alla mail degli organizzatori – era riferita al fatto di ritenere inopportuno e non adeguato al contesto del Concertone di quest’anno, che come tema concordato coi sindacati aveva la speranza di confidare nella ripresa del lavoro dopo la pandemia». Ma nessuna censura.

Sta di fatto che alla fine l’obiettivo è stato spostato, ma non sulle discriminazioni ma sulla Rai.

Resta la domanda spontanea: ma perché Fedez con la sua registrazione “manipolata” ha spostato il mirino sulla Rai e non ha continuato ad accusare il leghista che ha pronunciato delle frasi vergognose nei confronti degli omosessuali. Che ci sia sotto un complotto? Una faida interna tra i partiti per avvantaggiarsi nella corsa alle poltrone da lottizzare in vista dell’imminente sostituzione della governance di Viale Mazzini? Resta il fatto che Fedez abbia fatto il pieno di like sui social e il suo video milioni di visualizzazioni. Tuttavia è giusto affermare che le citazioni improprie siano oggetto di responsabilità: chi offende paga.

Esprime dei dubbi la commissaria Santanché: «Direttore Di Mare lei e la Rai dovete andare alla procura della repubblica perché la manipolazione è un reato, ma per farlo bisogna avere coraggio e certezze. Ma la Rai ce le ha?».

Il presidente della commissione Vigilanza Rai, Alberto Barachini, sottolinea che la Rai debba avere sempre una supervisione editoriale sugli eventi che trasmette. Anche perché sono un po’ troppi gli appalti esterni concessi.

Di Mare ha dovuto rispondere in Vigilanza anche del caso Report, che ha mandato in onda un colloquio tra Renzi e l’esponente dell’intelligence, Mancini. Italia Viva accusa che è stato preso un video ed è stato tagliato, usando lo stesso metodo di Fedez. Un taglio e cucito che Renzi ha contestato dicendo di essere stato spiato e intercettato con la messa in onda di un video non verificato in un racconto montato ad arte.  


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