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Un mondo assurdo dove ci si indigna (giustamente) per una pacca sul sedere a una giornalista in diretta televisiva, ma non si fa abbastanza per fermare i femminicidi che inesorabilmente si ripetono. Quante volte ha risuonato nelle cronache il grido disperato di aiuto di una donna, di fronte al quale si rivelava la nostra impotenza: ma poi, lentamente, quel grido si è spento, come quello di tante altre tragedie.

E così altre donne sono state di nuovo vittime della furia incomprensibile da parte di ex mariti, ex fidanzati, e non solo. Dobbiamo rassegnarci, mettere in conto questi crimini come ineluttabili? Aspettare passivamente che un gesto così feroce si ripeta, magari con qualche variante ancora più crudele? Niente affatto.

Le ministre Lamorgese, Bonetti e Gelmini

Ieri è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un pacchetto di norme contro la violenza sulle donne (LEGGI) elaborate dalle ministre dell’Interno e della Giustizia Luciana Lamorgese e Marta Cartabia, insieme alle colleghe Gelmini e Carfagna, Bonetto e Stefani, ciascuna per il proprio ambito di competenza.

Il disegno di legge, composto da dieci articoli, comprende l’estensione dell’uso del braccialetto elettronico, l’immediato fermo degli indiziati per minacce, lesioni e stalking, e la vigilanza dinamica della potenziale vittima, cioè la sua protezione preventiva. Secondo la bozza del provvedimento (che poi dovrà essere approvata in Parlamento), il Pubblico Ministero può disporre anche al di fuori dei casi già previsti, come la flagranza di reato, il fermo della persona gravemente indiziata di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e atti persecutori.

La giornalista Greta Beccaglia molestata in diretta tv

Ed è proprio questo il punto più importante: l’ipotesi di fermo nell’ottica di una pronta ed efficace tutela dell’incolumità della persona già prima che venga offesa. Impedire il reato e non solo sanzionarlo.

Bene il pacchetto di misure contro la violenza sulle donne, ma non basta, ancora non basta, come si legge in una nota firmata da Arcidonna: “Per sradicare la violenza occorre aggredire quella cultura patriarcale che resiste nel nostro Paese riproducendo quegli stereotipi di genere nella formazione e nell’orientamento sin dall’infanzia delle nostre ragazze e ragazzi. Introdurre nelle scuole sin dalle materne una materia sull’educazione ai sentimenti si legge ancora.”

Tutto giusto, figuriamoci, ma per abbattere la cultura patriarcale più necessario ancora sarebbe educare le ragazze a emanciparsi sul serio, a sapersi difendere, in piena autonomia, a guardare bene in faccia chi decidono di frequentare. Bisogna istruirle su quello che in un incontro sentimentale a volte può accadere, sui primi segnali di squilibrio che il partner può mostrare. E devono imparare a tagliare la corda, in tempo. Fuggire via, è l’imperativo, guai se la ragazza si fa complice involontaria del mascalzone, perdonandolo, o addirittura consolandolo.

La ragazza ha il diritto e il dovere di capire in che storia si è messa, e innalzare una barriera tra lei e il suo persecutore, rifiutando ogni incontro prima di ritrovarsi in trappola senza scampo. Il nuovo disegno di Legge approvato oggi è un primo passo importante, ma non sarà sufficiente, se le donne non imparano a reagire sin da subito alla violenza di cui spesso sono oggetto.


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