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Le proteste al Globe Theatre di Roma

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La gente non capisce ed è confusa e, soprattutto arrabbiata perché non sa se da oggi a domani cambierà ancora qualcosa. L’Italia cambia in continuazione colore, bianca (per qualche settimana la Sardegna adesso in rosso) ed il resto d’Italia una volta gialla, un’altra volta arancione e poi rossa.

Le isole minori che chiedono di essere Covid free, le altre località turistiche sulla terraferma che protestano perché anche loro non vogliono essere da meno delle piccole isole. I vaccini arrivano ma poi vengono sospesi in attesa di avere conferme certe sulla loro efficacia.

SITUAZIONE ESPLOSIVA

I ristoratori, i commercianti, gli ambulanti che continuano a protestare perché chiedono date certe per la riapertura dei loro locali e delle loro attività. Insomma un vero e proprio bailamme che non fa altro che aumentare, creando preoccupazione ed allarme sociale con una pentola che bolle da diversi mesi e che, per fortuna, fino ad ora, non è scoppiata. Ed anche ieri, come nei giorni scorsi dal Lazio in Piemonte, fino al sud continuano le proteste e le manifestazioni provocate anche dalla notizia che il Governo ha dato il via libera alle partite di calcio con la presenza degli spettatori, sia pure contingentato che ha scatenato le ire e rimostranze dei lavoratori dello spettacolo. Si chiedono, e giustamente, perché le partite di calcio (la prima si dovrebbe svolgere all’ Olimpico tra l’Italia e la nazionale del “dittatore” turco Erdogan) sì ed i teatri e le altre manifestazioni all’aperto no?

PRESO IL GLOBE THEATRE

E così ieri mattina centinaia di lavoratori dello spettacolo hanno occupato il Globe Theatre di Roma per chiedere conto e ragione di queste disparità di trattamento, calcio sì teatro e spettacoli no, perché? E questo malumore è stato prontamente percepito da un ministro di questo Governo, Dario Franceschini che si è precipitato al teatro per un confronto ed un chiarimento con quei lavoratori.

«Il ministro Franceschini ci ha appena comunicato che il 22 aprile alle 15 ci incontreremo con il ministero della Cultura e il ministero del Lavoro. Penso che a distanza di un anno questo sia un primo risultato politico della nostra lotta». 

L’annuncio è stato dato da un lavoratore dello spettacolo durante l’assemblea al Globe Theatre. All’assemblea, come detto ha assistito anche lo stesso ministro Dario Franceschini che a sorpresa si è recato al teatro di Villa Borghese e si è seduto insieme agli altri partecipanti. Uno degli organizzatori dell’occupazione ha spiegato che «alle otto di questa mattina siamo entrati in questo spazio e abbiamo aperto questa agorà» che vuole essere un terreno di confronto tra lavoratori e lavoratrici che in questo anno hanno condiviso un percorso. È una esigenza di tanti e tante che sono stanchi di essere sfruttati e precari e di vivere con le briciole. Vogliamo che questo luogo di discussione possa abbracciare anche altre categorie di lavoratori».

VIA VENETO

A proposito delle chiusure dei luoghi di cultura e di spettacolo ha spiegato che «vedere chiusi tanti spazi culturali è un danno non solo per noi, ma per la collettività, e in questo deserto si generano i mostri. Abbiamo il diritto e il dovere di alzare la voce e fare azioni forti come queste, ma abbiamo anche la necessità di confrontarci e tracciare scenari possibili».

Tutto questo accadeva mentre in contemporanea a qualche chilometro di distanza, in via Veneto, dove ieri mattina 5 mila lavoratrici e lavoratori si sono dati appuntamento davanti al Ministero dello Sviluppo Economico contro i licenziamenti e i piani di ridimensionamento, della nostra compagnia di Bandiera, Alitalia, dando vita a un corteo, più volte bloccato da polizia e carabinieri. Secondo i sindacati di base, “la rabbia nel corteo è stata ben visibile e dimostra che si deve necessariamente tener conto soprattutto dei lavoratori, i quali continueranno a lottare ed a mobilitarsi senza alcuna interruzione” mentre l’incontro di una delegazione sindacale con il ministro Giancarlo Giorgetti sarebbe stato “del tutto interlocutorio”. Il governo, secondo l’Usb, prevede “la nascita di Ita come compagnia tascabile” che rappresenta “un suicidio per l’azienda, per i lavoratori e per il Paese intero”. Centinaia i manifestanti che hanno protestato per i ritardi nei pagamenti degli stipendi e per il futuro incerto della compagnia aerea.  Rumorosi ma non violenti, hanno occupato via Molise e via San Basilio, colorate dalle bandiere delle sigle sindacali mentre con megafoni urlavano “vergogna”. Per garantire sicurezza al traffico le pattuglie della polizia locale, I Gruppo Trevi, hanno chiuso anche via Veneto, nel tratto tra Piazza Barberini e via di Boncompagni e via di San Basilio.

IL CAMPIDOGLIO

Ma la protesta continuerà anche venerdì prossimo. “Noi tutti consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione venerdì pomeriggio, dalle ore 14, saremo a manifestare in Campidoglio al fianco dei lavoratori Alitalia e delle loro famiglie” hanno dichiarato tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione del Consiglio comunale di Fiumicino. “Manifesteremo mentre si svolgerà il Consiglio capitolino sulla questione Alitalia, per ribadire ancora una volta – spiegano – il nostro no al ridimensionamento paventato dal Governo per la compagnia di bandiera, con drastici tagli al personale, alla flotta e a settori fondamentali della stessa e pesanti ripercussioni economiche, occupazionali e sociali per il nostro territorio. Insomma non c’è pace né in cielo né in terra.


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