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Gelmini e Fedriga

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Sono infuriati ma non possono dirlo. Epidemiologi, virologi, pandemiologi chiamati a far parte del Comitato tecnico scientifico. Tradirebbero il patto di riservatezza che hanno sottoscritto. E si mordono la lingua. Proprio loro che ne hanno fatto largamente uso, loro, le nuove star dell’emergenza multicanale, il flusso ininterrotto che scorre sul video. Ci aggiornano, ci analizzano, ci curano e appena possono sentenziano. Il vaticinio non si avvera? Pazienza, si riparte con una nuova puntata.

LA ZONA BIANCA VIRTUALE

Questa volta però dobbiamo dirlo. Hanno ragione loro: cambiare i parametri, confondere i colori passando il bianchetto sulle regioni è stato un errore. Ne era convinto anche il ministro alla Salute Roberto Speranza ma dinanzi alle pressioni dei governatori si è piegato anche lui accettando che le norme sulle restrizioni si adeguassero ai nuovi criteri. Non più le Rt, il calcolo esponenziale dei positivi, bensì l’indice di ospedalizzazione, sia pure ridotto al 10%. Il risultato di una mediazione che ha lasciato comunque insoddisfatto più di un presidente di regione.

Un pastrocchio, un accordo senza nessuna base scientifica, per salvare l’estate italiana, cambiare le carte in tavola e attribuire alle regioni più esposte al rischio una zona bianca “virtuale”.

QUELLI CHE …IO VE LO AVEVO DETTO

E ora? Ora non è necessario scomodare i logaritmi di Google per calcolare che con la variante Delta che raddoppia di settimana in settimana i contagi, l’indice Rt, senza la correzione di rotta, sarebbe schizzato all’insù. Per bar, ristoranti ed alberghi questo avrebbe voluto dire la catastrofe.

La falsa partenza, il caffè servito sui marciapiedi, le mascherine di nuovo anche all’aperto, la chiusura delle attività che avevano appena riaperto. Ma ora, che, dopo 15 settimane di discesa, i nuovi casi settimanali di Covid-19 registrati in Italia hanno ripreso a salire sempre più rapidamente, certificando di fatto l’avvio della quarta ondata: (da 5.306 nella settimana 23-29 giugno sino a 19.390 nella settimana 14-20 luglio) il quadro è ancora più chiaro ed è sotto gli occhi di tutti. «Visto che i 19.152 casi degli ultimi 4 giorni confermano la crescita esponenziale nelle prossime settimane è realistico attendersi un notevole aumento dei contagi», ha fatto 2 + 2 il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.

«Con l’avvio della quarta ondata – ha rilevato Cartabellotta – la gestione della pandemia e la comunicazione pubblica devono tenere conto di vari aspetti: dinamiche della circolazione del Sars-CoV-2, potenziale impatto della Covid-19 sugli ospedali, efficacia dei vaccini, criticità di fornitura e somministrazione, estensione degli utilizzi del Green pass e nuovi parametri per assegnare i ‘colori’ alle Regioni».

Frasi che risalgono a domenica scorsa che trovano conferma anche nei dati di ieri. A qualche membro del Cts è saltata la mosca al naso. È scattata la gara a chi per primo aveva messo in guarda, un coro di “io ve lo avevo detto..)”.

IL PATTO SCELLERATO

A spingere per cambiare i parametri rendendoli più flessibili sono stati ii presidenti delle Regioni. Lo hanno messo nero su bianco al termine della conferenza coordinata dal presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimilano Fedriga convocata la scorsa settimana e con questa richiesta collettiva si sono presentati al tavolo nell’incontro con il governo. Presente la ministra agli Affari Regionali Mariastella Gelmini, il ministro Speranza e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Grazioli.

Come volevasi dimostrare, 7 giorni dopo, la diffusione della variante Delta sta determinando, come già avvenuto in altri Paesi europei, un’impennata del numero dei contagi, «la cui entità – ha rilevato Gimbe – è verosimilmente sottostimata dall’insufficiente attività di testing & tracing». «Nella settimana 14-20 luglio si è registrata, dopo 14 settimane di riduzione, una inversione di tendenza dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Al momento — si tratta di piccoli incrementi che non generano alcun sovraccarico, ma che documentano comunque l’impatto ospedaliero dell’aumentata circolazione virale».

LA MOLTIPLICAZIONE DEI CONTAGI

Poiché il numero dei contagi raddoppia ogni settimana ecco che non bisogna essere esperti matematici per capire che all’inizio dell’autunno, con l’inizio dell’anno scolastico potremmo trovarci di fronte ad una situazione difficilmente gestibile. A prescindere dalle ospedalizzazioni. Grazie alle coperture vaccinali, si legge nell’analisi della Fondazione Gimbe, «è ragionevolmente certo che rispetto alle ondate precedenti l’impatto del numero dei casi su ospedalizzazioni e terapie intensive sarà minore. Ma è bene ricordare che l’entità di tale impatto rimane proporzionale alla circolazione virale, che bisogna limitare il più possibile aderendo ai comportamenti raccomandati e vaccinando tutte le fasce di età, e inversamente correlato alla copertura vaccinale completa, in particolare di over 50 e fragili, da completare rapidamente».

I VACCINI DI SERIE B

Il fatto positivo resta l’efficacia dei vaccini anti-Covid (oltre 88% e fino al 96% contro infezioni, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e rischio morte con il completo ciclo vaccinale, meno con una singola dose (dal 70 all’80%, dati Iss), E mentre infuria la polemica per l’introduzione del Green Pass, ecco che si scopre una verità ai confini della realtà: i vaccini inviati ai paesi del Terzo Mondo grazie alla campagna Covax non sono validi per ottenere il lasciapassare in Europa.

È successo ad una operatrice di Medici senza frontiere vaccinata in un paese africano e tornata di recente in Italia. Niente gr code. E dire che doveva essere l’antidoto equo e solidale per dare ai Paesi poveri uno strumento per combattere in tutto il globo terracqueo il virus. Li abbiamo inviati ma quei vaccini non sono come i nostri. Sono di serie B.


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