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Una biblioteca

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Poche biblioteche per bambini e studenti e quasi tutte concentrate al Nord: la povertà educativa si misura anche così e a fotografare un’altra Italia spaccata in due è la fondazione Openpolis. Carenza di strutture, in questo caso di biblioteche e musei, che svantaggiano le giovani generazioni nate chi è nato da Napoli in giù. Openpolis ha preso in considerazione i centri più grandi, quelli da 200mila residenti in poi: con 9,58 biblioteche ogni 1.000 residenti tra i 6 e i 17 anni, il comune di Trieste registra la diffusione più ampia del servizio sul territorio, considerando tutte le strutture a prescindere da come sono classificate. Seguono Firenze (9,43), Padova (9,42), Bologna e Venezia.

La prima del Mezzogiorno è Messina, con appena 5,77 biblioteche ogni mille minorenni, poi c’è Bari (5,48). Restringendo l’analisi alle sole strutture accessibili ai minori, troviamo al primo posto Padova, che risulta avere sul territorio 29 biblioteche pubbliche e importanti non specializzate per 21.008 minori (1,38 ogni 1.000 residenti 6-17). All’ultimo posto invece Bari, con solo 7 strutture accessibili ai 33.923 bambini e ragazzi in età scolastica, cioè meno di una biblioteca ogni 1.000.

“Le biblioteche – si legge nel report – rappresentano un’opportunità educativa fondamentale per bambini e ragazzi. Un presidio culturale e sociale esterno alla scuola, che può offrire ai minori altri servizi oltre a quello del prestito libri. In primis la disponibilità di spazi adibiti allo studio, dove ragazzi e ragazze possono incontrarsi e studiare insieme. Un’occasione importante specialmente per chi magari non ha la possibilità a casa di avere un proprio spazio tranquillo dove dedicarsi a queste attività. O ancora, spesso le biblioteche organizzano laboratori per bambini, incontri, letture collettive. Tutte opportunità formative importanti nel percorso di crescita dei minori”.

Openpolis ha anche analizzato la situazione all’interno delle province e il gap si conferma. In Italia si stima che solo la metà dei bambini e ragazzi abbia letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. A livello regionale, rispetto alla presenza di biblioteche, Campania, Puglia e Sicilia si collocano rispettivamente al penultimo, terzultimo e quartultimo posto. Tra i minori di età compresa tra 6 e 18 anni, nel 2016 il 52,8% non aveva letto neanche un libro nell’anno precedente (senza contare ovviamente i testi scolastici).

I dati Istat indicano come dall’inizio di questo decennio ci sia stato un calo dei bambini che leggono, comune – anche se in misura diversa – alle varie fasce d’età. Tra il primo e l’ultimo in classifica c’è una differenza di 40 punti percentuali. I minori che non leggono sono infatti meno di un terzo nella provincia autonoma di Trento, mentre superano il 70% in Sicilia.

In tre grandi regioni del Mezzogiorno, Sicilia, la Campania e la Calabria, più di 2 bambini e adolescenti su 3 non hanno letto libri nell’ultimo anno. Anche altre regioni del Centro-Sud, come Puglia, Molise e Lazio hanno una quota di non lettori superiore alla media italiana. La carenza di strutture e servizi non aiuta di certo a migliorare la situazione. “E’ ragionevole – evidenzia il report – che in queste regioni siano ancora più necessarie delle strutture pubbliche”.

Ci sono poi delle eccezioni: in Calabria e in Sicilia, ad esempio, nonostante un dato medio regionale basso, le province di Vibo Valentia e Messina presentano un dato che si avvicina alle 2 biblioteche ogni 1.000 bambini e adolescenti. In Puglia, la provincia di Lecce presenta un dato sensibilmente superiore rispetto a quelle di Bari e di Barletta-Andria-Trani. Dalla mappa emerge infatti come diversi comuni del Salento presentino un dato abbastanza alto, anche perché si tratta di comuni con un numero ridotto di abitanti tra 6 e 17 anni. Ciò contribuisce a trainare la media della provincia di Lecce.
Dalle biblioteche ai musei la musica non cambia.

Nel nostro Paese ci sono 4.889 tra musei, gallerie d’arte, monumenti e parchi archeologici aperti al pubblico. Quasi tutte, manco a dirlo, concentrate nelle regioni del Centro-Nord Italia. Sicilia, Puglia e Campania hanno infatti meno di 3 musei ogni 10.000 bambini e ragazzi. Nel solo comune di Firenze ci sono, invece, 68 dei 136 istituti museali di tutta la città metropolitana, per un’offerta di 12,3 strutture per 10.000 minori. Una quota che viene superata da alcuni territori. Tra questi, due comuni di cintura: Fiesole (33,5) e Scarperia e San Piero (25,5), che hanno il maggior numero di musei dopo il capoluogo. Il dato a livello regionale dice che mentre la Puglia conta 2,4 musei ogni 10mila minori, la Sicilia 2,9, la Campania 2,2 e la Calabria 5,5; in Toscana ce ne sono 9,3, nelle Marche 11,6, in Friuli 9,6, in Emilia Romagna 6,8.

Tutto questo in un Sud già penalizzato per numero di asili: nella provincia di Reggio Calabria, ad esempio, i posti pubblici sono 312 su un totale di 1.514, il 20,6%; va peggio nel Casertano, dove su un totale di 1.512 posti, quelli pubblici sono soltanto 217 (14.4%); situazione simile nel Foggiano, con 513 posti pubblici su 2.062 (24,9%). Numeri ben lontani dalla “ricca” provincia di Modena, dove i posti totale negli asili sono ben 6.273 e di questi quelli pubblici sono 4.967 (79,2%); nel territorio di Bologna i posti negli asili nido sono 10.401, quelli pubblici 7.991.

“L’offerta di posti pubblici in asilo nido – si legge nello studio di OpenPolis – è disomogenea. Se in alcune aree, infatti, più del 70% dei posti disponibili sono pubblici (soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, nelle province di Pesaro-Urbino e Trento), in altre questa percentuale è molto più bassa. Ne sono esempi le province di Caserta, Reggio Calabria, tutti territori dove la percentuale di posti in asili nido pubblici non supera il 30%”. Risultato figlio di una iniqua ripartizione dei fondi nazionali. OpenPolis ha analizzato i bilanci delle città con almeno 200mila abitanti per capire quante risorse ogni Comune abbia in cassa: “Con 185,96 euro è Trieste la città che spende di più per asili nido e infanzia – si legge – tra i comuni più popolosi. Dopo il capoluogo friulano figurano Firenze (123,23), Bologna (122,53), Milano (115,94) e Roma (103,33). In coda alla classifica troviamo tutte città del sud: Bari (72,75), Napoli e Messina, queste ultime con spese pari rispettivamente a 36,22 e 3,95 euro pro capite”.


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