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IL RITORNO in presenza c’è stato e non era scontato. E’ presto per dire se la messa in sicurezza della scuola attraverso vaccini, green pass e quarantene mirate sia la scelta più efficace per 8 milioni di  studenti e 850.000 docenti, oltre a personale scolastico e famiglie. E’ stata una scelta, però. E di questo c’era bisogno. Ma perché l’inizio dell’anno scolastico non resti solo un inizio, è necessario continuare a decidere sulla mancata sicurezza degli edifici scolastici e sulle “classi pollaio”, a cui sta per aggiungersi, da ottobre, il problema dei seggi elettorali, l’88% dei quali – secondo il Ministero dell’Interno – si trova nelle scuole.

Un segnale da parte del Viminale c’è stato, con lo stanziamento di 2 milioni di euro per lo spostamento dei seggi in sedi alternative. Ma è un segnale esiguo che coinvolge finora 117 Comuni e che, riguardando appena 510 istituti e 30.000 studenti, andrebbe ampliato, anche in vista delle elezioni amministrative del 3-4 aprile, in oltre 1.300 Comuni. 

La Calabria – seppure coinvolta con tutti i Comuni per le regionali e pur essendo tra le regioni maggiormente sprovviste di agibilità strutturale ed igienico-sanitaria nelle scuole – ha fatto pervenire la richiesta di spostamento di seggio solo da parte di 25 enti locali. Roma si è fatta avanti, grandi assenti Milano e Napoli. Se la piattaforma, secondo il ministro Bianchi, ha controllato “900mila Green pass in un’ora”, Anief e Gilda restano preoccupati su precariato, sovraffollamento e sicurezza. Sono un centinaio ad oggi le classi già in dad, “destinate ad aumentare” secondo il presidente di Anp Roma, Mario Rusconi. Ma nel primo giorno di scuola, 700 alunni di un istituto professionale di Tivoli sono stati rimandati a casa, quindi in dad, per l’esito non positivo dell’indagine di vulnerabilità sismica e statica dell’edificio.

A rischio implosione, la scuola dell’infanzia e primaria di Vibo – 120 persone tra alunni e docenti – sotto osservazione del Miur dopo i lavori di 100mila euro e  situazione in bilico in un istituto comprensivo a Rende (Cosenza), che non ha ancora ultimato gli adeguamenti antisismici. Sempre in provincia di Cosenza, a Saracena per l’esattezza, la scuola primaria ha visto finalmente la luce. Tempo di attesa: 30 anni.

Aule mancanti in un Istituto comprensivo di Sciacca, mentre i mezzi pubblici potenziati in Veneto e Lombardia, mancano in Campania, regione che registra primati anche per classi sovraffollate. “Gli istituti scolastici italiani – sottolinea Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva – sono ancora privi del certificato di agibilità per una percentuale pari al 53,8%, nel 38,6% del collaudo statico e nel 59% del certificato di Prevenzione Incendi, fondamentali in un Paese nel quale le scuole in zone ad elevata sismicità sono 17.343 pari al 43% del totale. Inoltre, nell’ultimo anno, a seguito della pandemia, in gran parte dei casi le scuole non hanno rivisto il Piano di Emergenza né realizzato le prove di evacuazione”.

Per la presenza delle certificazioni di sicurezza, il gap Nord/Sud resta confermato dai dati 2019 relativi ai 40.160 edifici scolastici censiti dal Ministero dell’Istruzione. Sull’agibilità, si oscilla dai minimi di Sardegna (17%), Calabria (21%) Sicilia (26%) e Campania (33%), ai massimi di Valle D’Aosta (82%), con quasi tutte le regioni del Nord oltre il 50%. Il collaudo statico supera il 70% di edifici certificati in Piemonte e Lombardia, ma resta al 34% in Campania e sotto il 50% in Calabria e Sicilia, con Sardegna e Lazio (la peggiore) ai minimi. Insufficiente un po’ ovunque anche la certificazione antincendio, ma sempre con forbici che vanno dal 13% della Sicilia al 47% dell’Emilia Romagna.

Il XIX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola”, che Cittadinanzattiva presenterà mercoledì prossimo, conterrà quindi l’ennesima richiesta sulla banca dati degli edifici scolastici. “Torniamo a chiedere il completamento e la piena trasparenza ed accessibilità dei dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica che ancora non è stata aggiornata con i nuovi indicatori ed è priva di qualsiasi dato relativo agli asili nido comunali – continua Bizzarri –  in evidente contrasto con la politica di investimento sulla prima infanzia prevista anche grazie ai fondi ed ai progetti del PNRR”.

Sull’avvio dell’anno scolastico, Cittadinanzattiva chiede a Ministro e Governo anche di abrogare la norma sulle classi sovraffollate e dare regole chiare su mascherine, dispositivi di aerazione e quarantene/dad.  La preoccupazione è, ancora una volta, quella che Regioni e singoli istituti scolastici si muovano in ordine sparso, come è già avvenuto, mentre al contrario è necessaria quanta più chiarezza possibile nei confronti dei dirigenti scolastici e dei ragazzi che devono poter contare sulle stesse garanzie e sugli stessi diritti. Rispetto al sovraffollamento, si tratta di ripartire anche dalla norma. E abrogare la disposizione contenuta nel DPR 81 del 2009, che consente fino a 30 alunni per classe nelle scuole secondarie di I e II grado, per ritornare ovunque ai parametri stabiliti dalla normativa antincendio (DM 26.08.1992),  che fissano invece il numero massimo in 25 alunni (26 con l’insegnante) e a quelli del DM18/12/1975 che prevede uno spazio “vitale” per alunno di mq 1,80 e mq 1,96 secondo il tipo di scuola.

L’anno scolastico, invece – secondo Cittadinanzattiva – parte con 17.000 classi con oltre 25 alunni, appartenenti nel 55% dei casi agli Istituti di II grado. Una situazione che andrebbe sanata una volta per tutte non solo rispetto all’emergenza sanitaria, ma anche per le emergenze che si potrebbero creare per il rischio alluvione e sismico su tutto il territorio nazionale, oltre che per  una migliore qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, soprattutto dei ragazzi più fragili.

Quella del sovraffollamento del resto è un’altra delle questioni datate, che il Covid ha solo riportato in primo piano. Una condizione sulla quale Tuttoscuola lavora da tempo e sulla quale ha tracciato una mappa dettagliata nel dossier “Classi pollaio, ora basta!”, appena pubblicato. Si legge che, se si prendono in considerazione le classi con 27 e più alunni, il totale delle classi sovraffollate sfiora quota 14.000. In pratica, 382mila alunni e quasi 25mila insegnanti, che nell’anno della pandemia sono stati assegnati nelle 13.761 classi over26 dei diversi ordini di scuola.  In particolare, nella secondaria di II grado all’inizio dell’anno scolastico 2020-21 ben 587 istituti (su un totale di 6.424) si sono trovati nella condizione di dover gestire una o più classi da 27 e più studenti, per un totale complessivo di 9.974 classi ipernumerose.

E tra prime e seconde classi uniche delle superiori, nel 2020-21 sono state formate 13 classi con addirittura 40 studenti e 75 classi con un numero di studenti compreso tra 31 e 39. Dove? Napoli e Lecce, ma anche Torino e Busto Arsizio, nelle città metropolitane come Roma  e Milano, ma anche in diverse province sparse in tutta la penisola.


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