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Istruzione, ricerca e formazione: il Piano nazionale di ripresa e resilienza entra nel vivo con la prima verifica in cabina di regia e parte da qui, dalla scuola e dalle promesse di futuro che le sono affidate. Del resto il piano «dovrebbe disegnare l’Italia di domani, l’Italia di quelli che oggi sono giovani», ha sottolineato il premier Mario Draghi al termine della riunione.

«Questa scelta mette al centro i giovani che sono il futuro, insieme alle donne», ha spiegato, per poi rendere ancora una volta omaggio a Giorgio Parisi che con il Nobel «ci ha fatto pensare alle nostre potenzialità anche nel campo della ricerca e della scienza». «Istruzione e ricerca – ha affermato – sono determinanti per la crescita e l’economia, ma anche per il benessere dei giovani che non devono andare a trovare un destino fuori. È utile andar fuori, ma con la consapevolezza che si può portare tutto dentro e non con la certezza che non si può più tornare».

La riunione, di cui il premier ha dato conto in conferenza stampa insieme ai ministri dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca, Patrizio Bianchi e Maria Cristina Messa, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti in programma entro la fine dell’anno e il primo semestre del 2022, ma anche sugli ostacoli incontrati lungo il percorso, segnalati dai vari ministri, su cui si interverrà con un nuovo pacchetto di semplificazioni.

Il rispetto del calendario degli impegni assunti con Bruxelles, ha ribadito il premier «è determinante per l’assegnazione dei fondi europei». Tra gli impegni ha messo anche quelli sulle priorità di genere e territoriali: «In ogni cosa che facciamo – ha puntualizzato – sono stati rispettati».

GLI INTERVENTI PER LA SCUOLA

Inaugurare il cammino del Pnrr, mettendo «al centro del nostro Paese in trasformazione» scuola, università e ricerca, «è un segnale fortissimo», ha sostenuto il ministro Bianchi per poi illustrare le direttrici della sua “missione” che poggia su sei riforme da attuare entro il 2022 e investimenti per oltre 17 miliardi. Intanto le prime tre riforme cui il ministero sta lavorando riguardano gli istituti tecnici e professionali, gli istituti tecnici superiori – provvedimento già alla Camera – e ancora l’orientamento «che deve partire dalle scuole medie».

Poi, ha proseguito il ministro, «stiamo costruendo nuove norme per il reclutamento e la formazione finalizzate anche a garantire la dignità del mestiere di docente. C’è inoltre la riforma che le riunisce tutte, quella della riorganizzazione dell’intero sistema scolastico, con grande attenzione al dimensionamento degli istituti e alla numerosità delle classi».

Gli investimenti sono concentrati su due ambiti: gli ambienti per la nuova didattica, «più partecipata e laboratoriale», e i contenuti: 13 miliardi sono destinati al primo, 5,4 al secondo.

ENTRO NOVEMBRE BANDI PER 5 MILIARDI

Asili nido, mense scolastiche, palestre, estensione del tempo pieno, riduzione del divario territoriale – «che per noi è cruciale» – nuove competenze e nuovi linguaggi – sono le principali “voci” di investimento. «Entro novembre siamo pronti a fare bandi per 5 miliardi, un punto fondamentale per sostenere la ripartenza del Paese», ha annunciato Bianchi. Si tratta di 3 miliardi per asili e scuole dell’infanzia, 400 milioni per le mense, 300 milioni per le palestre, 800 milioni per nuove scuole e 500 per la ristrutturazione degli istituti e la messa in sicurezza.

«La regola generale è il 40% nel Mezzogiorno, ma siamo pronti a intervenire laddove c’è più necessità», ha affermato il ministro garantendo che si interverrà per «correggere le distorsioni» emerse con il primo bando per gli asili nido da 700 milioni, che ha premiato per lo più i progetti che hanno potuto contare sul cofinanziamento degli enti locali, quelli presentati al Nord quindi. Il ministro per il Sud, Mara Carfagna, che ha partecipato alla cabina di regia, ha chiesto di analizzare la destinazione delle risorse per verificare la quota assegnata a ogni singola regione meridionale.

«Sicuramente metteremo in condizione le autorità locali del Mezzogiorno di presentare bandi significativi, ma soprattutto di poterli realizzare. Qualora ci siano state state distorsioni le recupereremo con i prossimi bandi», è stata la rassicurazione di Bianchi.

Cassa depositi e prestiti, 200 tecnici dell’Agenzia di coesione territoriali faranno parte della “squadra” chiamata sostenere gli enti locali, i Comuni in primis, che sono «gli esecutori conclusivi» dei progetti.

LE RISORSE PER LA RICERCA

Al rafforzamento della ricerca il Piano destina 9 miliardi. Soldi destinati anche a recuperare il gap tra l’Italia e gli altri Paesi: un divario che, ha detto Draghi, il governo è determinato «a colmare per quanto possibile, aumentando i fondi per la ricerca di base e applicata».

Al termine della cabina di regia la ministra Messa ha fatto il punto sui finanziamenti che riguardano la ricerca di filiera: 6 miliardi distribuiti su 60 progetti. «Sono risorse – ha precisato Messa – che saranno destinate a grandi progettualità».

Cinque miliardi dovranno essere messi a bando entro la fine dell’anno, uno all’inizio del prossimo. Nell’attuazione delle misure, ha spiegato, si terrà conto di vari principi tra cui il recupero del gap di genere e generazionale, del divario territoriale – che comunque già prevede la riserva del 40% dei fondi al Sud – e, infine, il merito. «Tutte le proposte che arriveranno saranno valutate secondo un principio di terzietà», ha sottolineato.

Un’attenzione particolare sarà destinata alla parità di genere: «nelle misure che saranno messe a bando ci sarà una quota del 40% riservata alle donne. Inoltre tutti coloro, università, enti, imprese, che parteciperanno al bando per la creazione delle filiere dovranno dimostrare di avere al proprio interno un bilancio di genere o una valutazione o un programma della parità di genere».
La scuola ha aperto il giro di verifiche. Lavoro, imprese e inclusione sociale saranno i temi sul tavolo della prossima cabina di regia; si parlerà di infrastrutture e divari territoriali nella successiva, poi di transizione ecologica, agricoltura e turismo. La quinta in programma avrà al centro l’innovazione tecnologica.


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