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La sala del Consiglio dei Ministri

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Riporto di seguito l’articolo 47 del Decreto Legge “Semplificazioni” approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 7 luglio 2020 con soli 48 articoli e con la solita frase “salvo intese” e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale solo ieri 17 luglio perché come per il passato Decreto Legge “Rilancio” la bollinatura, cioè la ratifica della copertura da parte della Ragioneria Generale dello Stato è stata abbastanza sofferta. Ma leggendo il Decreto Legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale scopriamo due novità: il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 luglio era di 48 articoli, quello bollinato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale è di 65 articoli l’articolo 47, quello che riporto di seguito, non c’era nel provvedimento varato il 7 luglio ed è stato messo nei dieci giorni intercorsi tra il Consiglio dei Ministri e la bollinatura.

Tutto questo sarebbe stato solo un tipico giallo tipico dell’attuale compagine di Governo se, leggendo l’articolo 47 e cercando di analizzarlo attentamente, non fosse scattato un chiaro allarme: ancora una volta utilizziamo le risorse destinate al Mezzogiorno per risolvere le emergenze dell’intero Paese.

Ebbene l’articolo 47, che riporto integralmente a parte, consente, in realtà, l’utilizzo diretto da parte dello Stato delle risorse del Fondo di Coesione e Sviluppo previste dal Programma 2014 – 2020 e ancora non spese da parte dei Ministeri competenti e da parte delle Regioni; tale utilizzo può, addirittura, avvenire senza tener conto delle decisioni programmatiche prese in precedenza, senza tener conto, cioè, delle scelte fatte a livello locale.

Tutto questo non preoccuperebbe, anzi potrebbe essere considerato un fatto positivo perché in tal modo evitiamo di perdere definitivamente, entro il 2022, un volano di risorse non spese di circa 38 miliardi, di cui solo nel comparto infrastrutture sono non spesi circa 28 miliardi. Quindi un simile articolo trasferendo allo Stato la possibilità di rivedere i programmi e attivare la spesa poteva, preciso poteva, apparire coerente con la finalità di attivare nel breve investimenti nel comparto infrastrutture del Mezzogiorno. Ma questa certezza è venuta meno quando abbiamo scoperto che i vari Fondi comunitari (Recovery Fund, Sure, MES, ecc.) ancora sono da definire e chissà quando saranno disponibili.

Siamo preoccupati infatti sulla trasparenza e sulla correttezza delle informazioni fatta proprio in proposito dal Governo. Ricordo che tra la fine del mese di maggio ed i primi giorni del mese di giugno, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri prima ed il Presidente del Consiglio Conte dopo, tornando da Bruxelles annunciarono in conferenze stampa ufficiali che “grazie al lavoro capillare del nostro Governo il nostro Paese otterrà 172,7 miliardi di euro (preciso non circa 170 ma 172,7 miliardi) dal Recovery Fund, e di tale importo 81,7 miliardi andranno versati come aiuti, cioè a fondo perduto, e 90,938 miliardi come prestiti (anche in questo caso è interessante il dettaglio numerico degli importi)”.

Questa dichiarazione è stata ripetuta almeno una decina di volte in tante occasioni, in tante riunioni ufficiali e, addirittura, sia la Camera dei Deputati che il Senato hanno ricevuto queste dettagliate informazioni.

Poi ad un tratto, in questi ultimi giorni, in queste ultime ore rimaniamo sconcertati per non dire altro e scopriamo che: forse sarà possibile istituire un Fondo denominato Recovery Fund il cui obiettivo sarà quello di ridimensionare il danno che i Paesi della Unione Europea hanno subito dalla pandemia del Corona Virus forse la soglia finanziaria che il Fondo potrà raggiungere potrebbe essere di 700 – 750 miliardi di euro forse l’Italia e la Spagna potranno ricevere le quote percentuali più elevate perché hanno subito maggiori danni dalla pandemia forse il Fondo potrà prevedere una quota a fondo perduto forse il Fondo, se i 27 Paesi della Unione Europea lo condivideranno alla unanimità, sarà disponibile entro il secondo semestre del 2021 il Fondo in tutti i modi sarà reso disponibile solo dopo la presentazione, da parte di ogni singolo Paese fruitore, di un quadro programmatico di riforme ed un crono programma dettagliato della reale attivazione della spesa

Come dicevo prima queste notizie non solo hanno creato sconcerto e preoccupazione ma tutti, dico tutti, si sono chiesti perché ricorrere a simili modalità mediatiche, perché dare per scontata la speranza, perché definire addirittura strumenti legislativi (più Decreti Legge) inseguendo possibili coperture da fondi comunitari di cui oggi disponiamo solo di un “forse”.

Questo comportamento ha generato un diffuso ottimismo proprio in quei comparti della economia che intravvedevano in tali risorse comunitarie la certezza, nel tempo, di coperture finanziarie relative a grandi interventi. Infatti ogni volta che il mondo delle costruzioni attraverso l’ANCE o il Sindacato chiedevano dove erano le risorse del famoso bazooka, il Presidente Conte, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri e la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti De Micheli rispondevano “dobbiamo solo essere capaci di spenderli i 250 miliardi che stanno arrivando”.

In realtà in queste risposte, purtroppo, c’era indirettamente solo una conferma: le risorse previste nei vari Decreti Legge (un volano di circa 70 miliardi) erano solo poste posizionate nei prossimi venti anni e tutto era legato all’arrivo dei fondi comunitari.

Questo difficile e complesso film deve essere approvato alla unanimità, l’accesso a questo articolato Fondo impone la redazione di misurabili action plan, cioè di programmi dettagliati nelle finalità e nella concreta attuazione e non manifesti “modello Colao”. La Unione Europea, e soprattutto alcuni Paesi della Unione Europea, pur non imponendo condizioni, vorranno conoscere perché annualmente “bruciamo” 12 miliardi di euro per finalità assistenzialistiche che finora non hanno prodotto nessun vantaggio per la crescita economica del Paese, mi riferisco agli “80 euro per i redditi bassi”, al “reddito di cittadinanza”, al “quota 100”.

Questa che ho sinteticamente descritto penso sia una difficoltà che sarà necessario, dopo tanti comunicati stampa, dopo tante interviste, raccontare in modo trasparente al Parlamento; sì a quel consesso che in questi due anni ha solo approvato “fiducie”, che in questi due anni ha creduto passivamente a tutto anche a delle risorse comunitarie che erano legate solo ad un “forse”.

Purtroppo, quindi, le uniche risorse disponibili sono quelle del Fondo di Coesione e Sviluppo e la mia paura che in assenza, nel breve periodo, di altre risorse il Mezzogiorno assista, ancora una volta, ad un trasferimento delle stesse verso altre finalità, addirittura possano essere utilizzate per supportare forme di puro assistenzialismo inventate da queste anomale compagini di Governo. Spero che i Presidenti delle Regioni del Sud all’interno della Conferenza Stato Regioni ricordino ai Ministri Boccia e Provenzano che il Titolo V° della Costituzione è vigente.


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