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Carrelli semivuoti ai supermercati. Si comprano solo generi di prima necessità

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Avrà pure dato una spinta al futuro grazie all’incremento della digitalizzazione, ma, per altri aspetti, il Covid ha rimandato le lancette della storia recente indietro nel tempo. La crisi che è seguita alla pandemia ha ridotto la ricchezza e contratto i consumi. L’allarme che giunge da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, è drammatico: «L’emergenza Covid ha riportato i consumi ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. Inoltre, ci preoccupa l’aumento delle spese obbligate delle famiglie, che erodono quasi il 44% dei consumi totali». Dei 7mila euro pro capite che se ne vanno per le spese obbligate in Italia, oltre 4mila sono destinati ad affitti, manutenzioni, bollette, smaltimento rifiuti: è quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione riguardante la situazione dei consumi nel nostro Paese. Per Sangalli, «se non si interviene con decisione tagliando le tasse, perderemo definitivamente la possibilità di agganciare la ripresa economica».

A PICCO LE SPESE PER I SERVIZI

All’interno dei consumi commercializzabili (9.095 euro pro capite nel 2020), i servizi interrompono la costante crescita dal 1995 con un brusco calo nell’ultimo anno dal 21% al 15,6%. E per la prima volta dal 2007, si spende più per gli alimentari che per i servizi. Un sorpasso dettato dall’effetto lockdown che ha fermato il Paese per almeno due mesi. Negativo anche l’indice delle spese obbligate legate alla mobilità – assicurazioni, carburanti e manutenzione dei mezzi di trasporto – la cui riduzione dei volumi registrata nel 2020, seppure si inserisca in una tendenza di lungo periodo, è per Confcommercio «sintomatica di un andamento ancora più negativo rispetto al totale». Per la Confederazione, l’intensità della caduta è solo in minima parte attribuibile alla riduzione dei prezzi dei carburanti. Per quanto concerne le spese sanitarie, si evidenzia nel 2020 «una moderata caduta dei volumi, dinamica che ha portato, congiuntamente a una variazione più elevata dei prezzi, ad un ulteriore aumento dell’incidenza». Relativamente alle altre spese obbligate, il cui peso si era progressivamente ridotto nel lungo periodo, nell’ultimo anno si è registrato un aumento legato in larga parte ai servizi finanziari.

CONSUMI CONTRATTI NELL’ALIMENTARE

Tra i beni il cui consumo ha ricevuto una flessione a causa del Covid spiccano quelli alimentari. Nell’annunciare il fermo pesca in tutto il versante adriatico (che tra Marche, Abruzzo e Molise durerà fino al 15 settembre), Coldiretti afferma che la sospensione dell’attività «scade quest’anno in un momento difficile per il settore, duramente colpito dall’emergenza coronavirus con danni da 500 milioni di euro stimati». Una tale situazione favorisce la vendita di pesce proveniente dall’estero. «Se il lockdown dei mesi scorsi ha già favorito il consumo di prodotto surgelato, che in 9 casi su 10 arriva dall’estero, il fermo aumenta ulteriormente il rischio – sottolinea Impresapesca Coldiretti – di ritrovarsi prodotto straniero nel piatto per grigliate, zuppe e fritture, soprattutto al ristorante dove il pescato viene servito già preparato, se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare». Neanche gli altri cibi se la passano bene. Nel corso dell’Assemblea generale Coldiretti Trento, lo scorso 30 luglio, l’associazione di coltivatori aveva rilevato che nel 2020 i consumi alimentari sono crollati del 10%.


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