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Luca Zaia e Attilio Fontana

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Il baco corrosivo che aveva fatto scomparire dalla Manovra di bilancio il rinvio del sogno leghista è stato debellato. Il Federalismo fiscale per il momento può attendere. L’articolo 151 della Legge di stabilità che rinviava la messa in moto dell’autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province è stato stralciato. Come se concedere ai governatori della Lombardia e del Veneto di mettere le mani direttamente sull’Irpef, riducendo così le risorse a disposizione delle altre regioni più povere, fosse una cosuccia da niente. Nel silenzio generale e spacciandolo come un passaggio tecnico, ordinamentale, una superfetazione. Dopo l’allarme lanciato su queste colonne il pericolo sembra rientrato. «Verrà riassorbito nel Decreto ristori quater», ha garantito, ieri, il viceministro democrat all’Economia Antonio Misiani.

Se non ci saranno altri colpi di scena, la battaglia sull’autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario – e con essa il tentativo di mettere le mani direttamente sull’Irpef e sul gettito Iva – slitterà al 2022. Con buona pace dei governatori del Carroccio che guidano Lombardia e Veneto, a loro volta spalleggiati dai democrat in Toscana ma soprattutto in Emilia-Romagna (leggasi Bonaccini).

Il tentativo è stato stoppato ma mai come in questa occasione all’interno dei gruppi politici in tanti hanno fatto finta di niente e si sono girati dall’altra parte. E sarà un caso, ma proprio ieri i parlamentari del Carroccio hanno votato compatti lo sforamento di bilancio, allineati e coperti, scegliendo la strada dell’opposizione consapevole e responsabile.

«Sono soddisfatta – rivendica la deputata pentastellata Carla Ruocco – soddisfatta che il governo abbia ascoltato le giuste istanze del Sud di cui mi sono fatta portavoce. Il Coronavirus dimostra come per gestire attività nevralgiche come la sanità occorra una visione ed una regia nazionale. Assecondare l’egoismo di stampo leghista vuol dire invece accrescere le diseguaglianze, ledere il diritto alla salute già minacciato già minacciato nelle regioni del Mezzogiorno e dunque colpire la parte più fragile della popolazione».

Proprio la Ruocco, presidente della Commissione bicamerale d’’inchiesta sul sistema bancario, aveva lanciato un appello ai ministri agli Affari europei Boccia e al Mezzogiorno, Provenzano perché facessero sentire la loro voce. Si facessero parte diligente di una battaglia che in altri tempi sarebbe stata condotta dalla sinistra è che invece è stata portata avanti così solo dal M5S.  E, a dirla tutta, solo da una parte del Movimento, una parte geograficamente ben riconoscibile.

PRESUTTO: VIGILEREMO PER EVITARE ALTRI EQUIVOCI

«Vogliamo essere chiari per evitare in futuro ogni possibile equivoco – spiega in una nota ufficiale il senatore Vincenzo Presutto (M5S), relatore del Dl ristori –: in questa fase complicata, che peraltro si è incaricata di dimostrare quali e quante disfunzioni abbia provocato la riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione sulle autonomie, sarebbe a dir poco irrazionale non rinviare il federalismo fiscale. Ora, c’era una norma ad hoc nella prima versione della Manovra, che per questioni formali è stata stralciata. Passino le questioni formali, ma certo non possono passare le questioni politiche ed economiche».

«Per tale ragione, come Movimento 5 Stelle – continua il comunicato, firmato anche da Sabrina Ricciardi, componente della Commissione Lavori pubblici e politiche Ue di Palazzo Madama – siamo già impegnati a garantire il recupero del contenuto di quella norma all’interno dei ristori quater, nel più ampio pacchetto di decreti ristori». 


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