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Allarme usura soprattutto al sud. Da ieri in pieno lockdown sono infatti entrate in vigore le nuove regole europee sul credito che rappresentano una “bomba atomica” per il sistema bancario italiano secondo l’allarme lanciato dall’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel nel corso dell’audizione alla commissione banche presieduta da Carla Ruocco.

A nulla sono valsi gli appelli di imprese e banche, Confindustria e Abi, a nulla le proteste delle associazioni civiche che chiedevano una sospensiva o almeno un rinvio. Ora basta sforare di 100 euro (500 se imprese) per 90 giorni, superando appena l’1% dell’affidamento per finire in default.

Le banche avranno difficoltà a erogare nuovo credito perché le norme per la copertura delle sofferenze diventeranno più rigide mettendole davanti ad una scelta difficile: chiedere altro capitale ai propri azionisti oppure limitare i finanziamenti proprio nel momento in cui serve maggiore liquidità per alimentare la ripresa. Senza contare l’effetto a valanga che verrà generato dalla crisi di tante imprese.

Persino il Copasir aveva lanciato l’allarme nella sua recente relazione sul sistema bancario giudicando gravissimo che le nuove norme siano poste in vigore mentre centinaia di migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro sono a rischio in piena emergenza sanitaria e sociale. A marzo scadranno gli ammortizzatori sociali che impediscono i licenziamenti. In base alle ore di cassa integrazione si calcola che potrebbero saltare 5,6 milioni di posti di lavoro portando la disoccupazione al 20%.

La risposta più temuta alla stretta sul credito è il ricorso all’usura non solo da parte delle imprese ma anche delle famiglie con redditi più fragili.

Secondo l’ultimo report dell’Ufficio Studi della Cgia la maglia nera del rischio usura spetta alla Campania. Seguono la Calabria, la Puglia e la Sicilia. A Nordest, invece, i rischi sono di gran lunga inferiori. Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto e il Trentino Alto Adige infatti, sono tra le regioni italiane quelle meno interessate dalla piaga dello ”strozzinaggio”.In pratica, spiega l’associazione degli artigiani , è stato individuato l’indice del rischio usura attraverso la combinazione statistica di tutte quelle situazioni potenzialmente favorevoli al diffondersi dello strozzinaggio.

«’Dimensionare l’usura o le estorsioni solo attraverso il numero di denunce -commenta il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi- non è molto attendibile perché il fenomeno rimane in larga parte sommerso e risulta quindi leggibile con difficoltà, approssimazione e attendibilità relativa. Per questo abbiamo messo a confronto ben 8 sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedeltà questa emergenza»’. «Ma quello che forse pochi sanno -conclude Bortolussi – sono le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi per artigiani e commercianti sono le scadenze fiscali a spingere molti operatori economici nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni».

Nelle aree dove c’è più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiore sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti la situazione è decisamente a rischio. Ebbene, rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti dell’associazione artigiani mestrina pari a 100, il tasso di usura rilevato in Campania, a cui spetta la maglia nera, è di 173 (pari al 73% in più della media Italia), in Calabria 161 (61% in più rispetto la media Italia), in Puglia 144 (44% in più) e in Sicilia 143 (43% in più).

Mentre sul podio degli ‘intoccabili’ dagli strozzini o quasi, stanno il Trentino Alto Adige con un indice di rischio usura pari a 50 (50% in meno della media nazionale), seguito dalla Valle d’Aosta con 61 (39% in meno della media Italia), dal Veneto con 66 (34% in meno) e dall’Emilia Romagna con 68 (32% in meno). Se, invece, si analizza il dato delle denunce per usura registrate nel 2007 (ultimo dato disponibile a livello territoriale) con 1,79 denunce ogni 100.000 abitanti è il Molise a guidare la classifica. Segue la Campania con 1,52 ogni 100.000 abitanti. Per quanto concerne le estorsioni, invece, è la Campania a svettare in cima alla graduatoria con 25,67 denunce ogni 100.000 abitanti. Segue la Calabria con 22,02 ogni 100.000 abitanti.


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