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Ministero dell’Economia e delle Finanze

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Def, scostamento di bilancio e impostazione del decreto Sostegni bis sono gli appuntamenti “ufficiali” nell’agenda economica dell’esecutivo di questa settimana. L’esame del Documento di economia e finanza e la richiesta di un nuovo extra deficit dovrebbero arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri mercoledì.

Ma il lavoro sul Piano nazionale di ripresa e resilienza procede parallelamente, mentre va definendosi la governance di cui il premier Mario Draghi aveva tracciato la struttura nel corso dell’ultima conferenza stampa. Sarà a Palazzo Chigi il coordinamento politico sul Recovery plan, mentre quello tecnico farà capo al Mef, e alla Ragioneria generale dello Stato in particolare.

La strada del Pnrr interseca quella del Def e del nuovo scostamento di bilancio. Il quadro di finanza pubblica verrà rivisto alla luce dell’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche, dell’impatto del nuovo scostamento di bilancio – destinato a finanziare le misure del nuovo decreto Sostegni – che dovrebbe attestarsi sui 40 miliardi (ma la Lega spinge per arrivare a 50) e quello del Recovery.

Ieri il presidente Draghi ha incontrato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, per fare il punto della situazione. Nel frattempo è al vaglio l’ipotesi di creare un fondo ad hoc per finanziare le opere ritenute valide ma che richiederebbero tempi di realizzazione più lunghi e che, sforando l’arco temporale del Pnrr, rischierebbero di restare fuori o che non rispettano i criteri fissati da Bruxelles nella cornice del Next Generation Eu. Senza contare che le richieste arrivate dai diversi ministeri sforano di circa 40 miliardi il plafond disponibile per il Pnrr.

Verrebbe creata quindi una linea di finanziamento complementare che attingerebbe al nuovo deficit. Tra le opere che potrebbero far conto sul nuovo fondo per gli “esclusi” potrebbe rientrerebbe anche l’alta velocità per la direttrice Salerno-Reggio Calabria. Quanto ai numeri del Def, il Pil tendenziale dovrebbe essere fissato al 4,1% quest’anno – in ribasso rispetto al 6% previsto in autunno – e al 4,3% nel 2022 mentre il deficit potrebbe arrivare alla doppia cifra, attorno al 10%, per effetto del doppio scostamento.

Mentre procede il lavoro per la composizione del capitolo Mezzogiorno del Pnrr, il ministro per il Sud, Mara Carfagna, ha trasmesso a Bruxelles la programmazione del React Eu, il programma europeo che integra le misure di risposta alla crisi provocata dal Covid e prevede risorse aggiuntive per la politica di coesione per il 2021 e il 2022.

All’Italia l’Europa ha assegnato la quota più sostanziosa dei 47,5 miliardi del pacchetto, ovvero 13,5 miliardi di cui oltre 8 miliardi sono destinati al Mezzogiorno. Il ministero del Sud ha rimodulato gli interventi e le risorse rispetto allo schema messo a punto dal suo predecessore Giuseppe Provenzano, schema che compariva anche nella versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza varato a gennaio dal governo Conte, dal momento che le risorse del React Eu venivano computate nella dote di 223 miliardi prevista in quel testo per il Recovery.

Sette i capitoli di spesa previsti nella programmazione del React Ue, con il 64,3% dei fondi assorbiti da interventi nel Mezzogiorno.

La voce più “pesante” è la decontribuzione dei contratti di lavoro al Sud, pari a 4 miliardi, seguita dagli interventi green e per la sostenibilità per 2,6 miliardi e dalle misure per l’emergenza Covid e la salute per 1,7 miliardi.

«Il nostro obiettivo principale coincide con quello indicato dall’Europa, e cioè il recupero dei divari sociali e territoriali del Mezzogiorno, che avrà circa i due terzi dei finanziamenti – ha spigato il ministro Carfagna – Abbiamo scelto interventi effettivamente realizzabili, evitando di trasformare questa programmazione in un libro dei sogni, magari affascinante ma impossibile da portare a termine».

Per la politica industriale si prendono strumenti “automatici”, tramite i bonus alle imprese per l’assunzione di giovani per cui stanzia 340 milioni e delle donne cui sono riservati 126 milioni, e poi il fondo nuove competenze che più contare su 1,5 miliardi.

Al Sud vanno rispettivamente 40, 50 e 750 milioni. Quest’ultima voce risulta ridimensionata rispetto al 1,1 miliardo previsti nello schema di Provenzano. Ma, si spiega, sull’entità di quello stanziamento la Commissione europea aveva avuto da ridire, e comunque le risorse risultavano sproporzionate rispetto alla potenziale domanda di accesso al fondo da parte delle imprese meridionali.

Sono state ritoccate al rialzo altre “quote Mezzogiorno”, come il Fondo di garanzia per le Pmi che su 500 milioni, ne destina al Sud 400 (se ne prevedevano 300), o il sostegno per le persone che vivono in condizioni di povertà o deprivazione che vale in tutto 280 milioni, di cui 120 ricadranno sui territori meridionali.

La nuova programmazione introduce poi un pacchetto da 313 milioni per interventi contro la dispersione delle reti idriche del Mezzogiorno che perdono il 50% dell’acqua. Tra le novità rientrano anche i laboratori verdi e gli orti scolastici nelle primarie con una dotazione di 45 milioni, di cui 32 verranno impiegati nel Mezzogiorno e 57 milioni per la filiera degli Istituti Agrari meridionali. In ambito “verde” arriva il finanziamento del Fondo Nazionale Innovazione con 200 milioni per le nuove imprese nel settore ambientale e 500 milioni (340 al Sud) per lo Smart Grid e l’efficientamento energetico degli edifici pubblici.


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