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Mario Draghi con il Ministro Franco

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Scostamento da 40 miliardi per finanziare nuovi ristori, Def, Recovery Plan. L’agenda di politica economica del governo è fitta di impegni da qui a fine mese e passa per un tagliando voluto dal premier Mario Draghi con le principali forze del Paese. Ieri c’è stato il prologo dell’incontro dei rappresentanti delle Regioni con i ministri Gelmini, Cingolani, Colao e Brunetta.

Sul tavolo due temi caldissimi: le misure di sostegno all’economia e il Recovery Fund. Entrambi devono essere affrontati dal consiglio dei ministri la settimana prossima o al massimo quella dopo.

Il governo deve approvare, oltre al documento di economia e finanza, la richiesta di scostamento di bilancio che il parlamento dovrebbe approvare la prossima settimana. Poi, una volta incassato l’ok, si dedicherà al decreto sostegni bis. Più o meno contemporaneamente bisogna chiudere il lavoro sul piano da presentare a Bruxelles entro il 30 aprile.

La commissione, ieri, ha dettato le direttive. L’obiettivo è raccogliere sul mercato circa 150 miliardi l’anno, per raggiungere al 2026 la cifra di 800 miliardi. Circa 45 miliardi per il pre-finanziamento del 13% dell’ammontare destinato agli Stati membri potranno essere raccolti in due mesi, iniziando a luglio e finendo a settembre, ha spiegato il commissario al Bilancio, Johannes Hahn. Per l’Italia l’anticipo vale almeno venti miliardi.

La priorità a questo punto è la ratifica da parte di tutti Parlamenti nazionali. Al momento sono 17 i Paesi ad aver completato il processo. All’appello mancano Germania, Estonia, Polonia, Ungheria, Austria, Finlandia, Romania, Paesi Bassi, Irlanda e Lituania.

In Germania la decisione è appesa alla pronuncia della Corte costituzionale, che il 26 marzo ha sospeso la ratifica in attesa di esaminare il ricorso d’urgenza sulla legittimità costituzione presentato dall’economista Bernd Lucke, già esponente del partito di estrema destra Alternative für Deutschland, e da altri 2.200 cittadini organizzati nel movimento Bündnis Bürgerwille Sull’esito Hahn ha comunque ammesso di essere fiducioso. Tant’è che Bruxelles al momento non ha un piano B.

Draghi sarà alla Camera il 26 e al Senato il 27 per illustrarlo ai parlamentari e ottenere il loro via libera: e a questo appuntamento vuole arrivare con il placet sul piano del governo, con un ok o almeno un esame in Cdm.Il primo passo è chiudere il Def, atteso nell’aula di palazzo Madama il 22 aprile.

Qui verrà messo nero su bianco un disavanzo che potrebbe arrivare quasi all’11% del Pil per effetto del nuovo scostamento di bilancio, che – nonostante il pressing del centrodestra – dovrebbe fermarsi a 40 miliardi o poco più.

Quattro o cinque saranno destinati al ‘fondo per il futuro’ da 30 miliardi in sei anni per finanziare le opere escluse dal conto del Recovery Plan: un conto in cui potrebbe arrivare la proroga al 2023 del Superbonus al 110%.

Gli altri 35 saranno interamente destinati al sostegno dell’economia, un discorso che va di pari passo con le riaperture ancora tutte da vedere.

Per i ristori veri e propri, i contributi a fondo perduto per attività e professionisti danneggiati dalla pandemia, che saranno parametrati su due mesi e non su uno soltanto come nel precedente decreto sostegno, si punta a rivedere il criterio della sola perdita di fatturato.

“La valutazione corretta – ha osservato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti – dovrebbe basarsi non tanto sulla diminuzione del fatturato, quanto sulla diminuzione del risultato di esercizio del margine operativo lordo, che è la sintesi, esattamente, tra fatturato e costi, siano essi variabili, siano essi fissi, perché altrimenti le attività, le partita Iva su cui incidono maggiormente i costi fissi, sono quelle danneggiate e non ricomprese, non equamente ricompensate e indennizzate dal decreto-legge del 22 marzo”.

Bisognerà valutare se tale considerazione si sposa con la necessità di far arrivare rapidamente il contributo alle categorie colpite: in ogni caso sicuramente, viene osservato negli uffici in queste ore al lavoro, si terrà conto dei costi fissi sostenuti, come bollette e affitti, mentre si valuta il rinvio di Tosap, Cosap, il taglio dell’Imu sui beni strumentali e il congelamento del canone Rai per i locali commerciali.

Lo stanziamento complessivo dovrebbe essere di circa 20 miliardi.

Mentre quasi 15 miliardi dovrebbero essere destinati alla proroga fino a fine anno delle moratorie sui prestiti e sulle garanzie pubbliche in scadenza a giugno, su cui è in corso il confronto con la Commissione europea.

Un altro miliardo andrà nell’incentivo per le assunzioni a tempo determinato, sotto forma di sgravi contributivi per le imprese che faranno un contratto a disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza e cassintegrati.


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