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La protesta dei ristoratori al Circo Massimo

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Mentre il mondo dello spettacolo e quello dello sport, dopo la notizia dell’apertura al pubblico all’Olimpico di Roma per gli Europei 2020, ingaggiano un duro scontro, le piazze italiane si stanno trasformando in polveriere sociali con il trascorrere dei giorni. Dopo “Io Apro”, la protesta di lunedì scorso nella Capitale a cui hanno aderito i ristoratori italiani e altre categorie commerciali, non si arresta la rabbia e la protesta.  

Centinaia di commercianti, arrivati da tutta Italia, hanno preso parte a una nuova manifestazione organizzata al Circo Massimo di Roma. Gli esercenti hanno chiesto una data certa per riaprire le attività chiuse a causa dell’emergenza Covid.

Durante il sit-in capitolino si sono registrati momenti di tensione quando all’improvviso un gruppo di manifestanti ha provato a lasciare il presidio per tentare di dirigersi in corteo verso piazza Montecitorio. L’iniziativa però è stata bloccata sul nascere dalla polizia, schierata in tenuta antisommossa. “Siamo una piazza tranquilla, pacifica, non siamo qui per fare scontri, siamo qui a testimoniare il disagio di una categoria dopo un anno”, era stato il messaggio in avvio da parte degli organizzatori.

“Libertà!” è stato il coro intonato a più riprese dai manifestanti, alcuni dei quali hanno alzato un filo di mutande gialle, arancioni e rosse – chiaro riferimento al sistema delle zone con cui da mesi il governo sta gestendo il contagio nelle differenti regioni – con la scritta: “L’Italia a colori ci ha lasciato in mutande, ma ora basta”. Alla fine, dopo il blocco dell’area attorno al Circo Massimo e le chiusure di strade anche intorno a Montecitorio, una delegazione di cinque persone è stata ricevuta a Largo Chigi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Deborah Bergamini.

Non solo a Roma però sono andate in scena le proteste. Un nuovo stato di agitazione ha visto coinvolti gli esercenti della Campania, che sono tornati in strada per manifestare il proprio dissenso verso le attuali restrizioni. Gli ambulanti, con furgoni e camioncini, hanno bloccato la circolazione dell’autostrada A1 nei pressi di Caserta Nord. Scene simili, sempre sull’A1 ma stavolta all’altezza di Orte, hanno visto protagoniste decine di persone che avevano preso parte alla manifestazione organizzata nella Capitale. “Vogliamo riaprire, senza fasce a colori e senza coprifuoco” la richiesta dei ristoratori scesi in strada: “Siamo stati a Roma e non ci hanno accolto. Noi dormiamo qua. Siamo stanchi di parlare, vogliamo tutelare il nostro lavoro”.

ALTA TENSIONE A NAPOLI

Ieri mattina i disoccupati del Movimento “7 novembre” hanno occupato la sede del consiglio comunale di Napoli di via Verdi. “Da anni stiamo partecipando a incontri e tavoli istituzionali. I progetti sono sul tavolo da tempo ma non parte mai nulla. Siamo stanchi di attendere vogliamo che le risorse del Recovery Fund vengano utilizzate per far partire i progetti lavorativi che ci coinvolgono”. Mentre una delegazione del movimento ha occupato alcuni locali di via Verdi decine di disoccupati sono rimasti in strada per protestare.

Inoltre ieri una delegazione di artigiani presepiali di via San Gregorio Armeno è stata in presidio davanti Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania. Da tempo gli artigiani, la “strada dei presepi” nel cuore del centro antico di Napoli, lamenta l’assenza di aiuti e le difficoltà derivanti da un anno di pandemia e dalla conseguente assenza di turisti.

SPETTACOLO CONTRO SPORT

Volano stracci il mondo dello spettacolo e quello dello sport, dopo la notizia dell’apertura al pubblico allo Stadio di Roma (con presenze al 25%) per gli Europei 2020: il vertice della Federazione Industria Musica Italiana (Fimi), Enzo Mazza, parla di “discriminazione” e chiede che venga “immediatamente aperto un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente. Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio deve essere possibile anche per un concerto. È una questione di principio, il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo”.

E aggiunge: “È evidente che siamo di fronte ad una farsa. Si dibatte su protocolli stringenti sui quali dovrebbe esprimersi il Cts, per consentire quest’estate eventi musicali con mille o poco più persone all’aperto, e nello stesso momento si approva un piano per l’accesso di oltre 16mila persone all’Olimpico in occasione degli europei di calcio?”. “I danni causati al mondo dello spettacolo e della musica dal vivo dopo oltre un anno di pandemia e restrizioni sono immensi. Un settore distrutto, lavoratori dispersi e senza risorse, piccoli club che hanno chiuso per sempre e ora si scopre che una decisione politica può derogare alle restrizioni sanitarie? È ridicolo”, conclude Mazza.

Immediato anche la replica del ministero della Cultura, che in una nota chiarisce: “In relazione alle notizie di stampa apparse stamattina riguardo ad una differenziazione tra la presenza del pubblico negli eventi sportivi e in quelli culturali, il Ministero della Cultura precisa che: “sia nell’audizione di lunedì sia nelle proposte inviate ieri al Cts, il ministro Franceschini ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi”. Franceschini ha poi parlato intervenendo durante il Question time alla Camera: “Intendo fare tutto il possibile per garantire una riapertura” e “Stiamo lavorando per consentire le riaperture nella misura massima possibile: è già in vigore una norma che prevede, in zona gialla, la riapertura dei musei e di cinema e teatri con dei protocolli di sicurezza molto dettagliati, preparati con le organizzazioni di categorie”, dice il ministro della Cultura rispondendo a un’interrogazione di Italia viva sulle iniziative urgenti per la ripresa, con adeguate condizioni di sicurezza, del settore dello spettacolo dal vivo.

“Due giorni fa ho incontrato e scritto una lettera al Cts, in cui chiedo di ampliare, nelle zone gialle, la capienza dei locali: ad oggi è previsto il 20% di una sala al chiuso, al massimo 200 persone, e 400 all’aperto – spiega -. Ho chiesto al Cts di poter passare al 50%, fino a 500 persone al chiuso e 1000 all’aperto, con la possibilità alle Regioni, di dare deroghe a luoghi particolari che diano la disponibilità di una capienza maggiore. Ho precisato oggi, e l’ho scritto al Cts, che qualora venissero riaperti gli stadi al pubblico per partite di calcio, se nello stesso luogo si svolgesse un concerto le regole dovrebbero essere le stesse, senza differenze. Sono proposte ragionevoli, spero che la risposta e l’analisi scientifica del Cts sia positivi”.


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