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Protesta dei ristoratori a Roma

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Il Nord fa la parte del leone anche sulla ripartizione dei fondi Covid degli enti locali aggiudicandosi gli aiuti più consistenti pari alla metà del totale, ben 2.546 milioni di euro. Centro e Sud hanno ricevuto aiuti pari rispettivamente al 20,8% (1.042 milioni) e al 28,5% (1.431 milioni) del totale.

È l’immagine di un Paese ancora una volta diviso quella fotografata dallo studio elaborato dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale dei commercialisti che analizza la ripartizione dei fondi destinati ai Comuni alle prese con la crisi economica derivante dall’emergenza pandemica da Covid-19.

Nel corso del 2020 sono stati erogati 5.020 milioni di euro suddivisi tra il Fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali e la cosiddetta solidarietà alimentare, al netto delle compensazioni specifiche per il mancato gettito determinato da esenzioni tributarie decise a livello nazionale.

La situazione determinata dall’emergenza pandemica e le conseguenze finanziarie legate all’incertezza sulla dimensione delle perdite di gettito degli enti locali e sulle risorse integrative disponibili hanno comportato la necessità di un intervento mirato al sostegno finanziario delle amministrazioni locali, anche in relazione a una prevedibile perdita di gettito da entrate proprie.

GLI INTERVENTI

Il primo intervento (4.220 milioni di euro), il cosiddetto “Fondone”, che copre l’85% delle erogazioni, si concentra nelle aree del Settentrione e nel Lazio per effetto dei parametri ancorati alla capacità fiscale registrata nei singoli Comuni, fornendo di fatto un aiuto maggiore nei territori in cui il reddito medio pro capite è più alto. In particolare ha infatti distribuito 2.239 milioni di euro al Nord, 896 milioni al Centro e 1.085 al Sud.

Il secondo intervento (800 milioni) ha invece erogato risorse maggiori ai Comuni del Mezzogiorno per effetto di un parametro legato al reddito pro capite, utilizzato per intensificare l’intervento in quei Comuni dove era inferiore alla media nazionale. Nello specifico: 307 milioni al Nord, 146 milioni al Centro e i rimanenti 346 al Sud. Pertanto, dal complesso dei due interventi, è risultato un aiuto da 2.546 milioni al Nord, 1.042 milioni al Centro e 1.431 milioni al Sud.

Ma veniamo alle singole regioni. Per quanto riguarda il Fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali, le prime tre per aiuti ricevuti sono Lombardia, Lazio e Veneto, mentre per la solidarietà alimentare, sul podio Lombardia, Campania e Sicilia.

Emerge una concentrazione delle risorse a favore degli enti situati nelle regioni del Nord che raccolgono il 53% delle risorse, mentre il dato delle regioni del Sud si ferma al 26%. La parziale eccezione della Regione Lazio è spiegabile con l’incidenza della città di Roma, caratterizzata da una capacità fiscale analoga a quella delle Regioni del Nord.

LA FORBICE AMPLIATA

Queste percentuali dimostrano che, anche per la distribuzione delle risorse del Fondo per il 2021, determinante è l’incidenza dei criteri legati al gettito e, quindi, alla capacità fiscale, attribuendo, quindi, una quota maggiore di risorse ai territori caratterizzati da capacità fiscale maggiore.

A spiegare l’ulteriore ampliamento della forbice che separa il Nord e Roma dal resto del Paese è l’introduzione del criterio di ripartizione correlato alla perdita di gettito dell’addizionale Irpef che, inevitabilmente, accentua la correlazione stretta fra la capacità fiscale (e quindi il reddito medio) dei territori e l’intensità dell’aiuto statale.

Un’attenzione particolare meritano anche le risorse integrative del Fondo funzioni fondamentali per il 2021, che ha visto un acconto pari a 220 milioni di euro, di cui 200 milioni ai Comuni e 20 milioni alle Città metropolitane e alle Province. La sua ripartizione accentua ulteriormente la concentrazione delle risorse a favore degli enti situati nelle regioni del Nord, che raccolgono il 58%, mentre il Sud si ferma al 18%.


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