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Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

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«Il 40% delle risorse del Piano sono destinate al Mezzogiorno»: nell’introduzione alla bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza che sarà oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi ha messo nero su bianco l’impegno del governo e l’entità dell’investimento, pari a 82 miliardi, che s’intende mettere in campo per risanare la frattura territoriale, sociale ed economica che divide il Paese, riavviare la convergenza tra le due Italie arrestatasi 40 anni fa.

E rilanciare quello che oggi è il territorio arretrato più esteso e popoloso dell’area euro. «Il suo rilancio – si legge nel Piano – non è solo un tema italiano. È una questione europea».

La quota destinata al Mezzogiorno potrebbe crescere ulteriormente, anche grazie ai bandi sugli asili nido e il superbonus, fino ad arrivare al 43% netto.

A spingere la ripartenza contribuiscono poi anche i fondi del React Eu, che su 13,5 miliardi ne destina 8,4 alle regioni meridionali (il 64%), e che la programmazione “firmata” dal ministro del Sud, Mara Carfagna, destina soprattutto all’istruzione e al lavoro. Mentre si studia la possibilità di impiegare una parte del Fondo di sviluppo e coesione per il progetto del ponte sullo Stretto di Messina.

LA SCOMMESSA

Il Piano scommette sulla riduzione del divario tra Nord e Sud, tanto che si prevede che nel 2026 le regioni del Mezzogiorno potranno arrivare a contribuire al Pil nazionale per oltre un terzo. Secondo le elaborazioni del Dipartimento del Tesoro sui dati del modello MACGEM-IT contenute nella bozza del Piano, nel 2026 il Sud contribuirà per un punto percentuale al livello del Pil nazionale. «Il fatto che circa il 34% dell’impatto del Pnrr sul Pil nazionale (un punto percentuale su 2,9 punti complessivi) sia attribuibile al Mezzogiorno, la cui quota del Pil nel 2019 era pari al 22,7 per cento, – viene sottolineato – indica che il Piano ridurrà il divario di prodotto tra il Sud e il resto del Paese». La mole di risorse è importante. «La Cassa del Mezzogiorno nel 1951 stanziò 1000 miliardi di lire in dieci anni, poi portati a 1280, circa 150 miliardi di euro. Noi ne otterremo 82 in cinque anni», ha sottolineato il ministro Carfagna.

GLI INTERVENTI

Intanto, con gli interventi per la digitalizzazione la missione 1, oltre a rafforzare la Pa e accelerare così anche gli investimenti che hanno un imporro rilevante al Sud e l’uso dei fondi Ue, mira a migliorare la produttività delle imprese e la connettività (il 48% delle risorse per la banda larga è destinato al Meridione). Per sostenere il turismo e favorire l’occupazione, poi, si prevede che il 35% delle risorse destinate al settore all’interno del Fondo di garanzia centrale venga assegnato al Sud.

Nell’ambito della transizione verde, si punta a investimenti sulle infrastrutture idriche, in particolare al completamento degli impianti e alla riduzione delle perdite (la dispersione media nel Sud è del 51%).

Per le infrastrutture meridionali il Piano stanzia il 53,2% delle risorse, 14,53 miliardi e comprende investimenti sull’alta velocità per le linee Napoli-Bari, Palermo-Catania, Salerno-Reggio Calabria; sulla ferrovia Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia; per il miglioramento delle stazioni ferroviarie e il potenziamento e l’elettrificazione delle ferrovie.

Gli investimenti previsti nell’ambito della missione dedicata all’istruzione e alla ricerca, i progetti relativi ad asili, lotta all’abbandono scolastico, edilizia scolastica e contrasto alla povertà educativa mirano ad avere un forte impatto al Sud. Mentre con la promozione di nuovi centri di eccellenza nel campo della ricerca al Sud – integrati in ecosistemi dell’innovazione a livello locale – favorisce anche il trasferimento tecnologico, l’impiego e l’attrazione di risorse qualificate.

Nell’ambito della missione “Inclusione e coesione” guardano direttamente al Mezzogiorno, tra gli altri, gli investimenti per l’infastrutturazione delle Zes (600 milioni), le Zone economiche speciali, che verranno accompagnate da una riforma, la creazione degli Ecosistemi dell’innovazione, i progetti per combattere la povertà educativa potenziando i servizi socio-educativi finanziando iniziative del Terzo Settore che mirano a coinvolgere fino a 50.000 minori che versano in situazione di disagio o a rischio devianza. Sulla “Salute” l’obiettivo è superare i divari strutturali e garantire un’effettiva esigibilità dei Lea anche al Sud.


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