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Quasi 2 miliardi per il biometano, soluzione che potrebbe integrarsi molto bene al Sud

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IL SOLE splende soprattutto a Sud e il sole, nella visione della rivoluzione verde del nostro Pnrr, è la principale fonte che coprirà la domanda di energia nel nostro futuro privo di fossili. Dietro questa banalità si cela una verità, cioè che la transizione verde, da tutti propugnata, è un’occasione di sviluppo storica per il Sud Italia, meglio, per il Sud d’Europa.

FONTI RINNOVABILI

Come dalle indicazioni della Commissione, la fetta più grossa del Fondo è destinata alla Rivoluzione verde e alla transizione ecologica, quasi 60 miliardi destinati a una miriade di interventi di cui molti saranno nel Sud Italia. Una delle dotazioni più importanti, con quasi 6 miliardi, riguarda l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare lo sviluppo del cosiddetto agro-fotovoltaico. Si tratta di un’idea innovativa, pertanto da prendere con un po’ di cautela, che prevede di dare soldi a progetti da fare su campi coltivati, ad esempio a patate o a pomodori, dove vengono costruite delle pensiline, alte 4 o 5 metri, su cui mettere i pannelli fotovoltaici che producono l’elettricità, ma che lasciano spazio sotto le macchine agricole per le solite attività.

Le aree della Campania, della Puglia o della Sicilia, che già oggi coltivano in serra, sono ben posizionate per questo tipo di sperimentazione. Altrettanto importanti sono i quasi 2 miliardi che andranno al biometano, soluzione questa che al Nord è già un successo, ma che potrebbe integrarsi molto bene al Sud, sia con il recupero degli scarti agricoli, che con la gestione dei rifiuti organici. L’idrogeno è il tema caldo degli ultimi due anni e ovviamente riceve parecchie risorse, circa 3 miliardi.

Leggendo fra le righe si nota che molto verrà stanziato per attività sperimentali in acciaierie e l’unica in grado di portare avanti questo progetto è l’Ilva di Taranto. Da anni si discute di soluzioni al limite dell’utopia per sostituire il carbone con qualcosa di più pulito e anche quella dell’idrogeno rientra fra queste. Tuttavia, uno stanziamento da un miliardo di euro per Taranto potrebbe, se non altro, portare un po’ di orizzonte operativo all’impianto per potere sfruttare il grande vantaggio logistico del porto di Taranto e per godere del rimbalzo di domanda di acciaio che arriverà fra qualche mese.

TUTELA DEL TERRITORIO

Un capitolo da 9 miliardi di euro è quello del miglioramento ecologico del trasporto locale, che significa soprattutto la possibilità data ai Comuni di sostituire vecchi autobus, così diffusi al Sud, con nuovi più puliti. Di maggiore interesse per il Sud è la misura dedicata alla Tutela del territorio e della risorsa idrica, che ha fondi per oltre 15 miliardi di euro. Si tratta di molti interventi volti a contrastare il dissesto idrogeologico, che al Sud è un problema molto più urgente del Nord, dove investimenti in passato ne sono stati fatti.

Diversamente da ipotesi circolate nelle settimane scorse, non vengono citate iniziative importanti collegate alla realizzazione di laghi artificiali da impiegare come accumuli di energia per le fonti rinnovabili, il sole e il vento, che hanno il grave difetto di essere intermittenti. Nei laghi artificiali che si trovano in alto, come già accade in alcuni già esistenti, viene pompata acqua usando l’abbondante elettricità che viene prodotta dalle pale quando c’è molto vento, o dai pannelli fotovoltaici quando c’è molto sole e la domanda non assorbe tutta la produzione.

Si tratta di un intervento indispensabile, come più volte indicato da coloro che si occupano di pianificazione del sistema elettrico nazionale. Servirebbero diverse decine di progetti, tutti vicini alla produzione di fonti rinnovabili che, appunto, sono soprattutto nel Sud Italia. Tuttavia, a marzo i primi tentativi di annunciare i progetti hanno subito sollevato l’ostilità di coloro che non gradiscono modifiche del territorio e si è ripetuto quello che va in scena da anni sulle rinnovabili, soprattutto al Sud.

La protesta contro la realizzazione di infrastrutture energetiche diffuse è ormai insormontabile ed è per questo che nel Pnrr viene enunciata una serie di riforme necessarie, volte a velocizzare il processo autorizzativo. Da anni è chiaro che i soldi ci sono per fare investimenti sulle rinnovabili al Sud, ma i tempi sono troppo lunghi. Come ampiamente evidenziato, le riforme sono il punto più qualificante di tutto il Pnrr, molto prima delle risorse finanziarie.


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