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I COMUNI del Sud sono in difficoltà nel far quadrare i conti e sono i più indebitati. Ma gli aiuti per superare la crisi generata dal Covid si sono concentrati soprattutto al Nord. È quanto emerge dall’indagine della sezione delle Autonomie della Corte dei conti che ha approvato la “Relazione sulla gestione finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane per gli esercizi 2019-2020”.

Complessivamente, attraverso l’analisi della gestione di cassa dei Comuni «si è rilevato – si legge nel report – che nell’esercizio 2020 non si sono manifestate le tensioni temute per effetto della crisi sanitaria in quanto è stato offerto, in via preventiva, un adeguato sostegno alle immediate esigenze di risorse stimate alla luce degli andamenti storici dei flussi delle riscossioni e dei pagamenti».

Ma questo non vale per tutti gli enti locali: i magistrati, infatti, rilevano che «l’indagine condotta sulle procedure di riequilibrio finanziario pluriennale conferma come le criticità finanziarie sono prevalentemente concentrate negli enti del Centro-Sud».

L’INDEBITAMENTO

Come sempre, i numeri descrivono la situazione: nel 2019, il debito pro-capite dei Comuni è molto più elevato al Sud rispetto al resto d’Italia. La Campania è quella messa peggio, con un debito per abitante pari a 2.206 euro, il più alto del Paese e sul quale incide la “vicenda Napoli”. Ma la Calabria non può certo sorridere: il debito pro-capite accumulato dai Comuni è di 2.159 euro.

Si tratta delle due regioni più in difficoltà a cui fa da contraltare la Puglia, dove il debito pro-capite nel 2019 era di 951 euro, sotto la media italiana, pari a 1.228 euro. Sopra la media, invece, la Basilicata (1.325 euro). Al Nord, le due regioni più in “sofferenza” sono la Liguria (1.649 euro pro capite) e il Piemonte (1.547 euro), mentre le altre sono tutte sotto la media nazionale: Lombardia (1.060 euro), Veneto (733), Emilia Romagna (758), Toscana (907), Friuli (1.025).

«I Comuni (5.558) osservati – si legge nella relazione – presentano complessivamente debiti pari, nel 2018, a 63.790,9 milioni di euro e nel 2019, pari a 62.443,6 milioni di euro, con una riduzione pari a -2,1%. I Comuni più grandi (oltre i 250.000 abitanti) hanno manifestato tra il 2018 e il 2019 una inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nel precedente rapporto, registrando una riduzione dell’indebitamento pari a 320,96 milioni di euro».

«Si osservano – precisano i magistrati contabili – significative variazioni sull’indebitamento complessivo tra il 2018 e 2019 in termini percentuali sia per i Comuni della Regione Calabria (133 milioni, + 5,5%), sia per quelli della Regione Lazio (247 milioni + 3,4%) e per importi decisamente inferiori, anche per alcuni Comuni della Sicilia, rispetto alla tendenza delle altre autonomie locali a ridurre l’indebitamento complessivo anche con percentuali importanti, come nel caso dei Comuni della Campania che hanno ridotto del 16,5% il proprio indebitamento per un ammontare complessivo di 217,2 milioni di euro ed i Comuni della Regione Lombardia del 15,5% pari a un ammontare complessivo di 371,3 milioni».

AIUTI PER IL COVID: LA DISTRIBUZIONE

Questa la situazione pre Covid: ora vediamo cosa è successo nel 2020. Il decreto Rilancio ha previsto l’istituzione di un fondo con una dotazione di 3,5 miliardi di euro per l’anno 2020 per assicurare agli enti locali le risorse necessarie per l’espletamento delle funzioni fondamentali. La dotazione è stata successivamente integrata con ulteriori 1,67 miliardi per il 2020, di cui 1,22 miliardi in favore dei Comuni e 450 milioni in favore di Province e Città metropolitane. «Il riparto del fondo – spiega la Corte dei conti – è demandato a un decreto del ministro dell’Interno (di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze e previa intesa in Conferenza Stato Città e Autonomie locali), sulla base degli effetti determinati dall’emergenza Covid-19 sui fabbisogni di spesa e sulle minori entrate».

Risultato: «Analizzando i dati pubblicati dal ministero dell’Interno a fine 2020 – evidenziano i magistrati – si evidenzia una netta prevalenza di ristori per presumibile perdita di gettito stimata nei Comuni del Nord Italia (53%) a fronte di una particolare contrazione delle entrate nella zona nord-occidentale, che ha maggiormente risentito degli effetti della crisi sanitaria. In particolare, solo in Lombardia vengono assegnate risorse (con clausola soglia minima e salvaguardia acconti) per un importo totale di circa 880 milioni. Seguono, poi, i Comuni del Lazio con 413 milioni di risorse assegnate e del Veneto con 377 milioni».

«Provando ad aggregare i dati secondo l’area di appartenenza dei Comuni – si legge ancora – emerge che la maggior parte delle risorse destinate al ristoro delle entrate è stata destinata agli enti appartenenti alle Regioni del Centro-Nord, come conseguenza delle stime effettuate dalla Ragioneria sulla perdita di gettito riscontrata, attraverso un confronto con l’esercizio precedente. La distribuzione dei ristori per le maggiori spese sostenute a seguito dell’emergenza presenta lievi differenze».

I Comuni della Lombardia hanno ricevuto il 20,4% del totale dei ristori per le mancate entrate, segue il Lazio con il 17,3%, Toscana con il 12,1% e il Veneto con l’11,1%. La Campania ha ricevuto il 6,6%, la Puglia il 3%, la Basilicata lo 0,5% del totale, la Calabria l’1,5%. Per quanto riguarda, invece, i ristori per le maggiori spese sostenute, i Comuni lombardi hanno ricevuto il 26,6% del totale del fondo.

COMUNI IN DISSESTO

È sempre al Sud che si concentra il maggior numero di Comuni che hanno dichiarato “fallimento”. I dissesti attivi, deliberati tra il 2016 e il 2020 sono 154, «con una significativa concentrazione territoriale – scrivono i magistrati – in Calabria (42 casi), Campania (35) e Sicilia (40). I rimanenti 37 casi si rilevano nel Lazio (11), in Puglia (6), in Basilicata (4), in Abruzzo (3), in Lombardia (3), nel Molise (3), nelle Marche (2), in Piemonte (2) e, infine, un caso in Liguria (Lavagna), uno in Toscana (Massarosa) e uno in Umbria (Terni).

LO STATO DI SALUTE DEI COMUNI

Dall’analisi dei rendiconti finanziari, il risultato di amministrazione dei Comuni risulta complessivamente positivo (38,7 miliardi), ma al netto degli accantonamenti, dei vincoli e della parte destinata agli investimenti si determina un disavanzo di circa 6 miliardi (5,98 miliardi). I Comuni che hanno registrato un disavanzo sono complessivamente in aumento del 28% rispetto allo scorso esercizio: dall’indagine, si nota che prosegue nel 2019 la ripresa nella dinamica della spesa per gli investimenti che trova riscontro sia negli impegni (+17,7%) sia nell’incremento delle somme iscritte al fondo pluriennale vincolato (+15,2%), indice dell’avvio di iniziative da realizzare nel medio-lungo periodo.


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