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Quelli del Carroccio parlano di risultato storico, del sogno del “vecio Galan” che si realizza. Tappi di prosecco che saltano.

Cin cin al “federalismo infrastrutturale” che si compie, all’autonomia che si realizzerà fuori dal Palazzo, nelle “cose che contano”. Da casello a casello, per l’esattezza. E senza aspettare il voto in Parlamento, senza nuove estenuanti trattative sulle materie da devolvere.

Il nuovo business corre sulle autostrade venete. Se il progetto andrà in porto, la Regione di Luca Zaia potrà allargare infatti il perimento delle sue concessioni, mettere le mani sui pedaggi più di quanto già non lo faccia ora. Una holding in salsa veneta è pronta a sfidare i colossi del pedaggio.

Se non ci saranno intoppi, se il ministero delle Infrastrutture e l’Europa non metteranno sabbia negli ingranaggi, chiunque voglia sfrecciate nel Triveneto e lungo le varie direttrici del Nordest dovrà pagare una gabella. Pardon, un pedaggio. E il merito sarà tutto suo, di Alberto Stefani, 33 anni, luogotenente di Matteo Salvini.

Il leader lo ho promosso segretario regionale ma i gradi da caporale il giovane deputato leghista se li è disegnati da solo sul braccio. Per i giornali locali è il politico delle “missioni impossibili”. Se ci riuscirà anche stavolta sarà un colpo da prestigiatore. Ha infilato nel disegno di legge (3146) di conversione del Decreto-semplificazioni l’emendamento 44.7, lo stesso emendamento che in commissione Bilancio era stato dichiarato inammissibile.

MODIFICA AL COMMA 289 PER LA GESTIONE IN HOUSE DELLA RETE

Che cosa prevede? A differenza del famoso comma 22 che rendeva impossibile agli aviatori americani qualsiasi cosa, consente a Cav. Spa (Concessionaria autostrade venete) di gestire oltre ai 74 km del passante di Mestre tutta la rete veneta, estendendo le collaborazioni già in essere con Friuli-Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna.

Già in passato il Carroccio ha provato a trasformare Cav Spa in una concessionaria vera e propria, modificando nella legge 244 del 2007 quel comma 289 che fa divieto alla società «di partecipare sia singolarmente sia con altri operatori economici ad iniziative diverse che non siano strettamente necessarie per l’espletamento delle funzioni ad esse direttamente connesse».

Se l’emendamento passa, cade un muro. «Si tratta – ha dichiarato Alberto Stefani al Corriere delle Alpi – dell’attuazione del principio infrastrutturale, un primo passo importante verso l’autonomia differenziata del Veneto che potrà gestire interi tratti autostradali d’intesa con le altre regioni, se ne parla da 30 anni, è una tappa importantissima, una rivoluzione per l’autonomia delle infrastrutture che la regione cerca da sempre di ottenere».

E ancora, Stefani, in un trionfo di ottimismo: «Sono convinto che ci siano le condizioni per approvare l’emendamento in tempi rapidi e raggiungere un traguardo storico sulla strada dell’autonomia del Veneto, per le infrastrutture si profila una rivoluzione che prevede la devoluzione di competenze alla Regione. Ciò risponderà alle esigenze di efficienza e ottimizzazione del servizio in linea con gli obiettivi del referendum promosso nel 2017».

LA CREATURA DI GALAN

Piccolo passo indietro. Cav spa è una creatura dell’ex presidente della Regione veneto, Giancarlo Galan. Una genialata nata nel marzo del 2008, partecipata al 50% dalla Regione e per l’altro 50% dall’Anas. Nata per realizzare e gestire in house il passante A57 di Mestre, un’opera di straordinaria importanza ed efficacia che ha ridotto i tempi di attraversamento, gli incidenti stradali e l’inquinamento.

Insieme al primo pedaggio riscosso è nata la vocazione autostradale in una regione che può contare ora su una rete di 600 km. «È l’operazione più sofisticata dei miei 15 in Regione, una novità assoluta, alla quale neanche io credevo – disse, quasi commosso, a fine novembre 2008, Galan – nessuno in Italia ha mai pensato ad una cosa del genere, una cosa che di fatto anticipa la riforma federalista di 5, forse addirittura 10 anni. Ed è la prima iniziativa del genere in Italia».

Unico vincolo: investire i ricavi per realizzare infrastrutture nella regione secondo un piano concordato con Anas.

Un mese dopo Galan, a tagliare il nastro sarebbe arrivato l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il Cav che inaugura la Cav. Un gioco di parole prima di mettere la firma sulla convenzione che non apriva solo un nuovo tratto autostradale bensì una prateria di ambizioni regionalistiche. Il luccichio di una pepita che ancora brilla.

L’accordo fu siglato nel pieno rispetto delle nuove normative tariffarie introdotte dal Cipe dall’allora presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, grand commis e collezionista di cariche, nonché consulente del Mose, molto prima che lo scandalo delle paratie pagate a peso d’oro travolgesse Galan.

Se gli stessi veneziani chiamano Luca Zaia “il doge” ci sarà un motivo. E se sono rimasti legati a Galan ancora oggi pure. In comune hanno poco, forse un particolare. Per entrambi il primo nemico è Roma. Il secondo se stessi.

LA PROMESSA DI ZAIA: PEDAGGIO GRATIS PER TUTTI I VENETI

I veneti non dimenticano le promesse. E in uno slancio di autocelebrazione, l’attuale governatore si espose nel gennaio scorso fino a promettere la gratuità dei pedaggi per i suoi corregionali. Un autogol, una sorta di “prima i veneti” seguita da un aumento delle tariffe che li fece infuriare

Sullo sfondo resta la gabella da pagare per chiunque attraversi la regione. Qualcosa che fa pensare alla scena di “Non ci resta che piangere”. il film in cui Troisi e Benigni seduti su un carro passano e ripassano il confine e ogni volta dai doganieri gli viene chiesto “un fiorino”.

Siamo lontani ma non troppo distanti. Tanto più che le mire venete non si fermano qui. Una tappa importante è stata segnata nel 2018 con la nascita di Autostrade alto adriatico Spa, (Saaa), una costola di Autovie venete Saaa, società in house partecipata dalla Regione Friuli Venezia Giulia (67%) e dalla Regione Veneto (33%), con un accordo di cooperazione approvato dall’assemblea dei soci lo scorso 30 giugno ha deciso a sua volta di subentrare ad Autovie venete. Una concessione trentennale in cambio di un valore stimato di 511 milioni di euro che eviterà la messa a gara.

In ballo ci sono 600 posti di lavoro, più l’indotto. Il piano prevede investimenti per un miliardo di euro e l’ultimazione del tratto Portogruaro-Sino. Molto ambizioso, considerando che la Newco ha chiuso l’ultimo bilancio con una perdita di 141 milioni di euro, anche a causa della pandemia che ha ridotto i flussi stradali.

Il punto, però, è un altro. Il decollo della Holding Cav, il gioiellino di Galan, guidato ora dalla presidente Luisa Serato, che ha messo gli occhi sulle altre concessioni venete, in particolare sulla A4 Padova-Brescia, in scadenza nel 2026, (235 km), capace di generare nel 2019 flussi da 500 milioni di veicoli-km al mese.

Il Carroccio ha già disposto sulla scacchiera i suoi uomini chiave. Poltrone e poltroncine di un sottobosco che si è ramificato lungo la rete e ha sempre dato buoni frutti in tempo di elezioni. E lo farà ancora. Roma permettendo.


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