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L’economia Italiana riparte e a trainarla è quel Nord che più delle altre parti del Paese ha subito i colpi del Covid, con un crollo del Pil del 9,1%. Il Mezzogiorno e il Centro hanno sofferto meno (-8,4% e -8,8%). Il divario tra il Sud e il resto del Paese non si è allargato, ma i suoi ritardi strutturali restano e pesano. «Le riforme e gli investimenti del Pnrr saranno cruciali affinché l’economia possa tornare a crescere stabilmente. L’efficacia dei singoli interventi dipenderà anche dalle condizioni di partenza dei territori», ha sottolineato Fabrizio Balassone, capo del Servizio economico della Banca d’Italia presentando il rapporto “L’Economia delle regioni italiane”.

«Bisogna garantirne l’efficacia dove le condizioni di partenza sono sfavorevoli: il ritardo del Mezzogiorno è noto, colmarlo rimane una questione di interesse nazionale e credo sia la sfida principale per le politiche economiche dei prossimi anni».

L’inversione di tendenza che si è registrata a partire dal secondo semestre del 2021, quando l’attività economica è aumentata di oltre il 17% rispetto al allo stesso periodo dell’anno precedente, è stata più marcata nel Nord rispetto al resto del Paese. A spingere la ripartenza, diffusa su tutto il territorio, sono state la campagna di vaccinazione, l’allentamento delle restrizioni e gli interventi pubblici a sostegno delle imprese e delle famiglie.

I dati sono positivi, ma la strada è ancora lunga: «Sono lontani i livelli pre pandemia», fanno notare da Bankitalia. La ripresa è stata favorita dalle esportazioni, che già avevano dato segnali di recupero nella seconda metà del 2020. La dinamica degli investimenti è superiore rispetto ai piani formulati lo scorso anno e la liquidità delle imprese ha continuato ad aumentare. Il rapporto analizza le dinamiche congiunturali nel 2020 e nella prima parte del 2021 nelle quattro macroaree del Paese, Nord Ovest, Nord Est, Centro e Mezzogiorno. Dal mercato del lavoro agli investimenti, dalle condizioni di salute delle imprese ai consumi delle famiglie l’indagine fotografa un Paese che rialza la testa dopo i mesi più bui della pandemia.

Pesa la situazione di alcuni territori, e qui torniamo a parlare del Mezzogiorno, del suo storico divario con il resto del Paese che il Covid non sembra aver allargato – «gli effetti negativi non sono stati più forti al Sud che al Nord», ha rilevato Balassone – e dei suoi ritardi soprattutto sul digitale, le competenze e il lavoro.

COMPETENZE DIGITALI

Il grado di digitalizzazione delle economie locali, si sottolinea nel rapporto, giocherà un ruolo trasversale e determinante nell’ambito della “sfida” Pnrr. Il Mezzogiorno parte in grande ritardo rispetto al resto del Paese che, dal canto suo, nel 2020 si trovava al venticinquesimo posto su 28 paesi nell’indicatore generale e all’ultimo per le competenze digitali. Nel Sud, si rileva nel rapporto, in particolare, si collocano a un livello molto basso sia l’incidenza degli specialisti dell’information and communication technology (Ict) sul totale degli occupati, sia le competenze digitali di base degli individui”.

IMPRESE

L’imprenditoria dà segni di vitalità in tutte le aree del Paese: nel primo semestre del 2021, rispetto allo scorso anno, il tasso di natalità netto delle imprese italiane è cresciuto ovunque, e nel Mezzogiorno e Nord Ovest più che altrove. La crescita delle esportazioni, che ha coinvolto tutti i settori, ha spinto la ripresa. Nel Mezzogiorno hanno recuperato i prodotti petroliferi e i mezzi di trasporto; nel Nord sono aumentate le vendite all’estero di prodotti in metallo e macchinari, lo stesso al Centro che ha anche beneficiato della crescita sui beni tradizionali (tessile e abbigliamento).

L’industria del Nord registra i maggiori aumenti su investimenti e fatturati, mentre sui servizi fanno meglio il Nord Est e il Centro. Per quanto riguarda il ricorso ai prestiti e alle moratorie messe in campo dal governo per parare i colpi del Covid sul sistema economico, alla fine del secondo trimestre del 2021 vi aveva fatto ricorso il 61% delle imprese, con quote lievemente più elevate al Centro e nel Mezzogiorno; quanto alla liquidità nel primo semestre dell’anno in corso ha continuato ad aumentare.

LE FAMIGLIE

Il rapporto registra segnali positivi sul fronte dei consumi e del reddito: si è ridotta la quota delle famiglie che prevedeva di ridurre i consumi essenziali nei tre mesi successivi all’intervista. Nel Centro Nord è diminuita anche la percentuale di quelle che ritengono il proprio reddito inferiore ai livelli pre-pandemia, che è invece rimasta stabile nel Sud e nelle Isole.

L’OCCUPAZIONE

Il mercato del lavoro dà segni di miglioramento: i posti, soprattutto quelli a tempo determinato, sono aumentati ovunque. Nel Sud la crescita ha interessato particolarmente il settore turistico. E anche la partecipazione al mercato del lavoro ha mostrato un parziale recupero nella prima metà del 2021, più intenso nel Mezzogiorno; ma resta tuttavia su valori inferiori a quelli pre-pandemici. A luglio, con il venire meno del blocco imposto dal governo, è aumentato leggermente il tasso di licenziamento, e nelle regioni meridionali più che altrove: “Si stima – si legge nel rapporto – che il provvedimento abbia sbloccato circa 10mila licenziamenti; di questi, il 46% è concentrato nelle regioni meridionali, dove risiede il 15% dei lavoratori dipendenti soggetti al provvedimenti”. Ma ad agosto si è tornati su livelli contenuti su tutto il territorio.

LA SCUOLA

La Dad ha richiesto un’assistenza “familiare” nello studio, e nelle regioni meridionali, dove è maggiore il numero dei genitori con un livello di istruzione basso, potrebbe comportare nel medio termine ricadute sfavorevoli. Nel Sud, si rileva, solo uno studente su tre ha raggiunto nell’anno scolastico 2020-21 un livello sufficiente in matematica e solo due su cinque hanno mostrato competenze adeguate in italiano; in entrambe le materie la quota di studenti che supera la soglia è maggiore al Nord.

SANITÀ

La crisi sanitaria ha messo in luce le criticità del sistema di assistenza territoriale, cui il Pnrr si propone di porre rimedio. In particolare, considerando la domanda e l’offerta di servizi, nel primo caso emerge che nel Centro Nord migliori stili di vita e un contesto socio-economico più favorevole consentono un buono stato di salute e un acceso alle cure più agevole. Dal lato dell’offerta le regioni del Nord Est hanno sviluppato modelli basati su strumenti più innovativi, mentre quelle del Mezzogiorno sono più orientate verso servizi tradizionali.


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