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Palazzo Mezzanotte a Milano, sede di Borsa Italiana

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Nel giorno in cui la politica Italia si confronta sul borsino dei candidati alla successione di Sergio Mattarella al Colle, la settimana dei mercati si apre sulla scia negativa che aveva “chiuso” quella precedente. E’ stato un lunedì nero per le borse europee, con Milano a detenere il primato nell’area: Piazza Affari ha continuato ad ampliare le perdite nel corso della giornata fino al picco del  – 4,4% dopo l’apertura in profondo rosso di Wall Street, quest’ultima alla vigilia della due giorni della riunione del Fomc, il comitato direttivo della Fed che dovrebbe annunciare il primo rialzo dei tassi di interesse dell’anno nel mese di marzo, forse anche di 50 punti, per frenare la corsa dell’inflazione considerata una grave minaccia alla ripresa economica e al mercato del lavoro.

Alla chiusura delle contrattazioni, Piazza Affari si è confermata la peggiore, con l’indice Ftse Mib in ribasso del 4,02% a 25.972 punti, dopo un minimo di giornata a quota 25.801.

Tutte negative le blue chips, con le vendite che hanno bersagliato soprattutto i titoli del comparto industriale: Stellantis -7,39%, Pirelli -5,47%, Cnh -6,58%. Tra gli energetici, Enel -0,74%, Eni -3,04%. Tim ha perso il 2,48%, mentre per quanto riguarda i finanziari Unicredit a -2,52%, Intesa -3,35%, Generali -2,57%.

Dopo Milano, la peggiore è stata la borsa di Parigi (-3,9%), seguita da Francoforte (-3,8%), Madrid (-3,18%), con Londra che ha limitato i danni con un passivo del 2,6%. L’indice Stoxx 600 che riunisce i principali titoli quotati in Europa ha chiuso in calo del 3,6%, che equivale a una perdita di 386 miliardi di capitalizzazione persi in una sola seduta.

Sul “nervosismo” dei mercati, oltre ai timori per la stretta monetaria attesa dalla Federal Reserve, pesano le fibrillazioni geopolitiche legate ai venti di guerra che soffiano ai confini tra la Russia e l’Ucraina.

Nonostante la tempesta che scuote i mercati azionari – e l’agitazione che fa vibrare i palazzi della politica italiana alle prese con l’avvio delle votazioni per il Quirinale – lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso a 141 punti base, in aumento dell’1,90 %.

I mercati seguono con la massima attenzione anche la partita del Colle: Draghi resta la figura chiave per un’Italia che intenda conservare il patrimonio di credibilità appena conquistato, proseguire sul cammino della ripresa e mettere in sicurezza i fondi del Piano nazionale di ripresa e residenza.

Da lui non si prescinde: sia il Colle la sua prossima residenza o resti a Palazzo Chigi, l’importante è che conservi un incarico istituzionale di primo piano.

Uno scenario da scongiurare, poi, è la fine anticipata della legislatura e l’avventura di una nuova campagna elettorale tra una pandemia che non consente di escludere un futuro prossimo tra continui stop and go e gli esami di fronte alla Commissione europea ad ogni scadenza segnata sul tabellone del cronoprogramma del Pnrr.

«Quello che è veramente importante è che Draghi resti in qualche modo centrale nelle istituzioni italiane», è il parere di Mario Cribari, partner e responsabile della strategia degli investimenti di Bluestar Investment Managers. I mercati finanziari, ha sostenuto, «sicuramente preferirebbero che Draghi rimanesse premier per un altro anno, con un ruolo più operativo e politico e con una garanzia di stabilità e tenuta della maggioranza di governo. Rimandando il problema di un anno». Ma, ha sottolineato, anche trasferendosi al Quirinale l’ex presidente della Bce «potrebbe dare al Paese stabilità per altri sette anni».

 Sulla stessa linea Neil Mehta, portfolio manager di Bluebay Asset Management, secondo il quale «più a lungo Draghi rimane in politica, migliore è la fiducia degli investitori per l’Italia». La sua permanenza a Palazzo Chigi potrebbe incoraggiare gli affari da parte degli investitori nel breve periodo, «spostando però l’incertezza al 2023», ma il settennato sul Colle porterà «la stabilità e la fiducia del mercato, tanto necessarie» per l’Italia. Un’altra opzione, continua Mehta, sarebbe quella che vede Mattarella al timone per un altro anno, il che potrebbe essere giustificato date le circostanze speciali in cui si trova questo governo».

Per gli analisti di Equita, un Mattarella bis – con Draghi sempre presidente del Consiglio e la possibilità di succedergli a fine mandato – sarebbe la soluzione ideale per i mercati. L’ipotesi Draghi al Quirinale «è la seconda migliore», anche se comporterebbe «incertezze sul governo», però senza dubbio si tratta «di un nome di alto profilo per la presidenza della Repubblica», mentre «la scelta di un terzo nome è potenzialmente negativa».

L’ex presidente della Bce al Quirinale, «rappresenterebbe una svolta positiva a lungo termine per l’Italia, in quanto avvantaggerebbe la governance e la reputazione dell’Italia per altri sette anni, al posto di un solo anno rimanente del suo mandato di premier», mette nero su bianco Algebris nella nota di inizio settimana del team strategie di credito globale, avvertendo tuttavia del del rischio di «una certa volatilità di breve termine» determinata dalla vacatio che verrebbe a crearsi a Palazzo Chigi, con la possibilità di elezioni anticipate.

 «Un profilo di alto rango eviterebbe il rischio di breve termine, ma potrebbe generare incertezze nel lungo, soprattutto perché in questo caso le elezioni del 2023 potrebbero essere accoppiate alla stretta della Bce».


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