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Stefano Bonaccini (LaPresse)

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Con un leggero distacco Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra, supera in Emilia, l’esponente della Lega, Lucia Borgonzoni. E’ questo il primo esito nelle elezioni regionali mentre in Calabria Jole Santelli, del centrodestra, ha battuto il candidato del centrosinistra, Filippo Callipo. Bonaccini, stando a una valutazione degli istituti di ricerca, per tutta la giornata è sempre stato davanti alla Borgonzoni, seppure d’un soffio. Al termine della giornata, che ha visto un record di affluenza, Bonaccini ha ottenuto circa il 51%.

INFOGRAFICA: I RISULTATI IN EMILIA ROMAGNA

L’affluenza, in Emilia, è stata tra le più elevate, quasi doppia rispetto alle Regionali del 2014 per cui gli esperti ritengono si possa superare la soglia del 67% che segnò, nel finale, le Europee del 2019. Alle 19 si è registrata una partecipazione pari al 59%, quasi il doppio rispetto alle scorse amministrative. In Calabria il dato è molto più basso e sostanzialmente stabile se confrontato con la scorsa stagione. L’affluenza è pari al 35%, sempre alle 19, a fronte del precedente 34,5%.

Nell’Emilia delle diversità restano rosse le province più ricche. Reggio con il record di aziende portate in borsa, Modena che ha appena guadagnato con il “brand” Ferrari un tributo mondiale, in testa a tutti i marchi industriali del globo, per non parlare di Parma che ha conquistato il titolo di Capitale della cultura 2020. E forse Salvini ha sfondato nella Romagna un tempo regno dell’anticlericalismo. La partita nazionale si è giocata qui, in un quadrato al quale vanno aggiunte Bologna, Ravenna e Rimini.

Sfumano i colori, non le passioni. Come quando in una Brescello sulle rive del Po, in cui Giovannino Guareschi, divideva mangiapreti e tonache nere, don Camillo, in una giornata simile a quella di ieri, suonava le campane invitando a votare per i democristiani, “nel segreto dell’urna Dio vi vede…e Stalin no”. L’Emilia è stata questa, terra di passioni e di lacerazioni. Ma soprattutto una terra che rappresenta un modello di comunità fondato su un sistema di alleanze sociali. Non ci sono altri luoghi, in Italia, in cui coesistono progresso economico e coesione sociale, Pil e democrazia.

Poi è arrivato il fenomeno migratorio e tutto è cambiato. Il modello Emilia ha subito il logoramento della crisi. Il territorio delle porte aperte e dell’accoglienza ha cominciato a chiudere le proprie case. Facendo riflessioni profonde sul proprio status. Salvini è arrivato come un fulmine. La settimana scorsa, Lucia Borgonzoni, è andata in Romagna a fare campagna elettorale presso un industriale il quale al momento del congedo, le ha affermato: “Mi raccomando, vedete di non cambiare troppo le cose!”. Moderazione per non cambiare troppo.

E’ così che la partita è scivolata lentamente verso Sud con un mutamento di toni e di scenari. All’improvviso è sembrato che non contasse più il merito delle singole consultazioni e dunque i programmi proposti ai cittadini, ma soltanto la volontà di sfruttare l’occasione per dare una spallata agli avversari. Facendo piombare l’Italia in una campagna elettorale permanente.

Ma da questa terra che ha dato i natali al sindacalismo dei primi del Novecento è nato un altro fenomeno, le Sardine, la novità politica più rilevante degli ultimi tempi. L’uscita ufficiale reca la data del 14 novembre in piazza a Bologna e dopo 4 giorni hanno scolpito il loro nome a Modena. Migliaia in piazza, con i simboli dei pesciolini. Qualcosa di inedito nel panorama nazionale. Questa è la loro origine, quanto al futuro non si sa. Ieri sera si sono riunite in un casolare dell’Appennino in attesa dei risultati elettorali. Ma forse per sfuggire ai media che danno loro la caccia. Dicono di avere già vinto, avendo fatto diminuire il tasso di astensione soprattutto a sinistra. Ma sul loro destino si proiettano molti interessi politici.


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