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David Ermini e Piercamillo Davigo

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L’ “Amara-Gate” sembra essere più dirompente del “Palamara-Gate”, preannunciando scenari devastanti per il Consiglio superiore della magistratura (massimo organo di autogoverno – per modo di dire – dei magistrati) da tempo delegittimato.

Ed è quest’ultimo termine che da tempo ripete ossessivamente il numero due del Csm, David Ermini (coinvolto mani e piedi nell’“Amara Gate”), che non sa che pesci prendere nel duello che ha ingaggiato con un altro noto ex magistrato ed ex componente del Csm, Piercamillo Davigo. Entrambi si accusano e si sbugiardano a vicenda sull’inchiesta Amara e Davide Ermini, ancora una volta, sostiene che tutto questo viene fuori per “delegittimare” e “screditare” il Consiglio superiore della magistratura e gli stessi magistrati, cioè la Giustizia.

LA DELEGITTIMAZIONE

Ma dice sul serio il vicepresidente del Csm David Ermini? Nessuno vi ha screditato o delegittimato: lo state facendo da soli (voi magistrati coinvolti), dando un indegno spettacolo agli italiani, molti dei quali credono ancora nella giustizia e che hanno ancora la speranza che ci sia sempre “Un giudice a Berlino”.

Ma c’è anche un altro tema che mi spiace affrontare ma che deve essere affrontato (questa la mi opinione): quello del ruolo dei giornalisti, in questo caso quelli che hanno ricevuto anonimamente i verbali dell’avvocato siciliano Piero Amara (indagato e condannato per vari reati) che ha reso ai pm di Milano, svelando tra l’altro che in Italia «esiste un’associazione segreta in grado di condizionare nomine e affari ad altissimo livello» che coinvolgerebbe magistrati, politici, imprenditori, alti gradi delle forze dell’ordine e delle istituzioni.

Bene, i due colleghi che conosco personalmente e che stimo (Antonio Massari e Liliana Milella), hanno deciso che quei verbali anonimi non andavano utilizzati e pubblicati. Hanno fatto di più: hanno avvertito (condivisibile o meno) due procure, quelle di Milano e di Roma. Bene, non hanno utilizzato quei verbali perché erano anonimi e non sapevano se fosse una polpetta avvelenata oppure no. Comprensibile prudenza.

Questo fino a qualche giorno fa, ma adesso che è acclarato che quei verbali con le dichiarazioni di Piero Amara (al di là del fatto che quelle dichiarazioni siano vere o inventate) sono veri e resi davanti a dei pubblici ministeri di Milano, cosa aspettate (perdonatemi l’interferenza, ma sono stato condannato per aver pubblicato verbali veri e quindi ho il dente avvelenato) a pubblicarli? Tanto prima o poi verranno fuori.

Detto questo, torniamo da dove siamo partiti, dai continui sviluppi dell’“Amara-Palamara gate”) che ogni giorno che passa si arricchisce di continui colpi di scena. L’ultimo è quello che vede contrapposti l’ex pm di “Mani pulite” Piercamillo Davigo, il vice presidente del Csm, David Ermini e quel “prestigioso” magistrato che è Giovanni Salvi, il capo dei capi della magistratura italiana, essendo procuratore generale della Cassazione e componente di diritto del Consiglio superiore della magistratura.

Secondo Davigo tutti sapevano, soprattutto il procuratore generale Giovanni Salvi e David Ermini, da lui stesso informati che stava per accadere un gran casino in un’inchiesta che aveva in mano la Procura di Milano. Appunto le dichiarazioni di Paolo Amara, che ha svelato tra le altre cose l’esistenza di questa organizzazione massonica segreta “Ungheria”, dove tra gli iscritti ci sarebbe il gotha della magistratura, della politica dell’imprenditoria, e delle istituzioni.

VERBALI E MISTERI

Il vice presidente del Csm David Ermini smentisce, poi fa qualche piccola ammissione e dice che Davigo lo informò sommariamente ma più volte. Stessa versione quella fornita dal procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi: sì, Davigo mi disse ma non mi disse che aveva i verbali con le dichiarazioni esplosive di Piero Amara che erano stati consegnati a Davigo dal suo collega milanese, Paolo Storari, il pm che aveva raccolto le dichiarazioni di Piero Amara e che insisteva con i suoi capi milanesi per andare avanti nell’inchiesta. Cosa che non ottenne e fu per questa ragione che, per tutelarsi, informò Piercamillo Davigo, anzi non lo informò: gli consegno addirittura i verbali di Amara.

Verbali e dichiarazioni che sono stati trovati nei giorni scorsi nel computer di Marcella Contraffatto negli uffici del Csm dove la donna aveva lavorato proprio con Piercamillo Davigo e che adesso è accusata di avere inviato anonimamente quei verbali ai giornalisti Massari e Milella.

Non solo: adesso si scopre che le dichiarazioni di Piero Amara erano state trasferite per competenza (vi erano citati magistrati romani di cui è competente la procura perugina) alla procura di Perugia soltanto un anno dopo. Perché? Ennesimo mistero. In quelle dichiarazioni l’avvocato Amara andava giù duro, raccontando tra l’altro di essere in possesso di una lista di 40 nomi che fanno parte della loggia “Ungheria”, aggiungendo che «la lista completa potete trovarla a casa di un giudice, oppure chiederla a Calafiore (suo coimputato nel processo Eni Nigeria) che la custodisce all’estero».

Non solo, ma ai magistrati milanesi Piero Amara consegna anche dei file audio a conferma delle sue dichiarazioni, vere o false che siano. Si tratta di registrazioni audio «che – dice Amara ai pm milanesi – io stesso ho avuto e che provano l’esistenza della loggia… Ho materiale, anche video, per dimostrare i rapporti tra persone che pubblicamente negano addirittura di conoscersi».

Amara è stato interrogato a più riprese  dai magistrati di Milano e già due volte da quelli di Perugia, guidati dal procuratore Raffaele Cantone. Tornerà nei prossimi giorni e sarà richiamato anche il suo socio Giuseppe Calafiore (altro avvocato già indagato che ha annunciato la volontà di collaborare). Se così fosse e portasse la lista completa della loggia “Ungheria” che Amara sostiene di possedere, ne vedremo delle belle.

L’INTERVENTO DI PALAMARA

C’è da sottolineare che Amara, finora, non è indagato in questa inchiesta della Procura di Perugia per “calunnia” ma per appartenenza a una loggia segreta e con lui anche alcuni magistrati. E questo la dice lunga sulla sua attendibilità. E naturalmente nella vicenda Amara interviene anche Luca Palamara, che è stato “vittima” delle accuse di Amara, quindi sarebbe escluso un “complotto” che qualcuno potrebbe ipotizzare.  La difesa di Luca Palamara, infatti, chiederà l’acquisizione di tutti i verbali resi da Piero Amara. È quanto ha annunciato ieri l’avvocato Benedetto Buratti che, insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex pm Luca Palamara, all’uscita dell’’udienza preliminare che si è svolta ieri a Perugia.

«Voglio capire fino in fondo quello che è successo», ha detto Palamara lasciando l’udienza. Insomma, egregio dottor Ermini ed egregio Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, non continuate a sostenere che vi vogliono “screditare” e “deligittamare”: lo state facendo da soli. Auguri.


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