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Ora o mai più: o si fa adesso, o il Ponte di Messina non si farà mai più. Questa convinzione muove e “arma” i deputati del Sud di quasi tutto l’arco politico italiano, i sindaci e i presidenti delle Regioni Calabria e Sicilia che ieri hanno presentato a Palazzo Madama il “Patto per il Ponte” – siglato il 7 maggio a Villa San Giovanni – e chiesto al governo di avviare al più presto i cantieri per la realizzazione dell’opera considerata essenziale per il rilancio del Mezzogiorno e il superamento del divario territoriale italiano.

«Chiediamo al presidente Draghi di poterci incontrare e ricevere per potergli sottoporre il nostro documento: i tempi sono maturi per ricominciare i lavori interrotti», ha affermato il senatore di Forza Italia, Marco Siclari, promotore dell’iniziativa. Il Recovery plan viene considerato un’occasione imperdibile per riavviare il progetto dell’infrastruttura e per questo il vicepresidente della Regione Sicilia, Gaetano Armao, non esita a ricorre anche ad argomenti forti come arma di persuasione: «D’intesa con il presidente Musumeci abbiamo preannunciato in conferenza Stato Regioni che daremo l’ok al fondo complementare solo se contemplerà anche il ponte sullo Stretto – ha detto – si deve precisare che nel fondo o si fa entrare il ponte o si aggiungono risorse, o le regioni non daranno l’ok. E’ inaccettabile che una iniziativa importante come il fondo non contempli un’opera così importante. Il ponte o lo si realizza ora o non si realizza mai più: per questo siamo qui, combattivi».

Il Patto reca la firma dei parlamentari di Forza Italia, Italia Viva, Partito democratico, Fratelli d’Italia, Lega e starebbe tentando anche qualche esponente grillino, mentre il Movimento, già dilaniato dalle lotte intestine, si dibatte tra le onde della nuova tempesta scatenata dalla svolta “aperturista” del sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, che si è detto favorevole all’ipotesi del ponte, prediligendo quello a tre campate, – dopo averlo lungamente avversata a favore del tunnel – e per questo è stato “processato” dall’ala pentastellata più intransigente, con Alessandro Di Battista in testa.

Lo scorso venerdì il ministro per le infrastrutture e la mobilità sostenibile, Enrico Giovanni, ha consegnato al Parlamento la relazione della commissione di esperti voluta dal suo predecessore, Paola De Micheli, che ha esaminato le quattro ipotesi in campo, bocciando i due tunnel, in alveo e subalveo, ritenuti troppo esposti al rischio sismico, suggerendo di fare uno studio di fattibilità tecnico-economica sulle soluzioni del ponte a una e a tre campate. Su quest’ultima ipotesi, in particolare, i sottoscrittori del “Patto per il Ponte” richiamano l’attenzione del ministero della Difesa affinché consideri le questioni di sicurezza militare legate alla presenza del pilone in mare.

«Non è più il tempo delle chiacchiere, è quello dei grandi fatti. Non si deve neppure perdere tempo attorno alla questione delle campate – ha affermato il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì – il progetto c’è già, approvato e cantierato. C’è solo da farlo ripartire. Magari va rivisto, ma dopo i necessari controlli e ammodernamenti bisogna partire dal progetto che abbiamo già in mano». «Il Ponte non unisce due regioni ma l’Europa con il Mediterraneo, è un’opera di rilevanza europea», ha rilevato Armao, sottolineando che l’insularità costa alla Sicilia 6,5 miliardi di euro l’anno: «E’ come se avesse avuto una pandemia ogni anno e questa situazione va assolutamente risolta».

«Quella che si diceva dovesse essere l’ottava meraviglia del mondo è già costato 400 milioni di euro più altri 700 milioni che rischia di dover costare il contenzioso con l’ex Impregilo, la società che aveva vinto il bando per compiere l’impresa – ha affermato Siclari – Oltre 1,1 miliardi di euro per non realizzare il progetto del Ponte già approvato, che secondo tutti gli studi dal 1968 ad oggi, incluso quella della commissione voluta dal ministro De Micheli, è confermato che la grande opera è “necessaria” per il rilancio de Sud, della Calabria e della Sicilia».

«Tutti pareri tecnici sono favorevoli, siamo ad un passo, serve ‘solo’ il via libera del governo», ha sostenuto la senatrice di Italia Viva Silvia Vono, mentre il deputato Edoardo Rixi, si è impegnato a nome della Lega «a portare una risoluzione sul Ponte sullo stretto nelle commissioni parlamentari, che indichi 8 mesi per fare il progetto, deliberalo ed inserito nel fondo complementare” al Recovery da 30 miliardi».

Per la senatrice Pd Vincenza Bruno Bossio «è inequivocabile che il ponte sia fondamentale e strategico per l’Italia. Prendiamo atto di questa relazione e chiediamo che venga avviato l’iter di realizzazione del ponte in tempi brevi». «I dubbi che vengono presentati sul progetto a campata unica lasciano perplessi, perché la sua ingegneria è invidiata in tutto il mondo. Non c’è più tempo da perdere», ha detto la senatrice di Fratelli d’Italia Tiziana Drago.


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