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Mi spiace davvero polemizzare ancora sulle dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini in merito all’avanzamento degli interventi infrastrutturali previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In particolare riporto di seguito alcuni passaggi delle sue dichiarazioni riportate da vari di mezzi stampa.

“In tre mesi abbiamo fatto una corsa straordinaria e non l’abbiamo fatta da soli perché c’erano già progetti identificati e criteri fissati, ed è grazie alla collaborazione ottima con le Regioni e i territori che il percorso è stato molto agevole” e ancora “Siamo decisamente il primo Ministero perché, dei nostri 62 miliardi (includendo anche le risorse del Fondo complementare) ne abbiamo già impegnati, attraverso il Contratto di programma con FS e gli accordi con Regioni e città, circa il 75% e nei prossimi giorni arriveremo al 92%” ed infine Giovannini ha ribadito: “Sono rimasto veramente stupito del rumore intorno al tema dei Commissari delle opere del PNRR, per la prima volta abbiamo messo i cronoprogrammi del primo gruppo mostrando che, purtroppo, i ritardi di molte gare riguardano la fase di progettazione e non quella di apertura dei cantieri. E si vede che, complessivamente, tutte le opere o sono state avviate o verranno consegnati i lavori entro la fine dell’anno”.

Il Ministro parla di attivazione degli impegni relative ad opere di competenza degli Enti locali e di impegni autorizzati a Ferrovie dello Stato in quanto relativi ad opere già incluse nell’apposito Contratto di Programma già approvato formalmente nello scorso mese di luglio dal Governo e dalle Commissioni competenti della Camera e del Senato. Quindi, come ho già scritto in una mia precedente nota, tutto il quadro delle risorse assegnate alla realizzazione delle opere inserite nel PNRR (sia quelle coperte dal Recovery Fund, sia quelle inserite nel Programma complementare) sono praticamente e formalmente già assegnate sin dal 13 luglio scorso, cioè dalla data di approvazione del PNRR da parte della Unione Europea. Sicuramente il Ministro obietterà che “L’impegno è un atto unilaterale della pubblica amministrazione di accantonamento e destinazione di somme per l’erogazione di una determinata spesa. Il procedimento di spesa annovera l’impegno quale prima e cruciale fase di gestione, nella quale si realizza un’obbligazione giuridicamente perfetta” tuttavia questa operazione non costituisce, a mio avviso, un impegno temporale lungo e, tra l’altro, già supportato da atti già condivisi e conclusi. Quindi apprezziamo lo sforzo e l’ulteriore annuncio di una percentuale di ulteriori impegni fino alla soglia del 92% entro questo anno ma, come sono sicuro il Ministro sa bene, la Unione Europea chiede già in questa fase altre informazioni, solo a titolo di esempio chiede:

  1. Quali le procedure adottate o da adottare per l’affidamento delle opere
  2. Quali sono gli Stati di Avanzamento Lavori (SAL) già approvati e saldati
  3. Quale siano le WBS (Work Breakdown Structure) dei singoli interventi; cioè l’articolazione dettagliata dei progetti con relativa previsione degli avanzamenti e delle relative esigenze finanziarie
  4. Quali i vincoli incontrati nell’attuazione del PNRR e quali le azioni e le riforme attivate per superarli

Questo in fondo è anche la serie di interrogativi che saranno rivolti al Presidente Draghi quando nel mese di gennaio del 2022 chiederà alla Unione Europea la seconda tranche del Recovery Fund; una seconda tranche che terrà conto essenzialmente di quanto realmente attivato dei 24 miliardi di euro già assegnati. Non possiamo dimenticare che, allo stato, dell’importo della prima tranche, il Presidente del Consiglio Draghi, almeno per le opere infrastrutturali, potrà motivare Stati di Avanzamento Lavori (SAL) non superiori a circa 2,4 miliardi di euro; importo questo relativo ad opere di competenza delle Ferrovie dello Stato sulle reti ad Alta Velocità come il Terzo Valico dei Giovi e la Brescia – Verona – Vicenza – Padova, cioè opere cantierate già da almeno quattro – sei anni.

E intanto sono passati dalla data del 13 luglio quasi tre mesi e come ribadiva lo stesso Ministro Giovannini i ritardi riguardano la fase di progettazione e non quella di apertura dei cantieri, questa stasi nella fase progettuale e quindi in quella autorizzativa è ciò che non solo preoccupa ma che rende, a mio avviso, discutibile perché irrealizzabile la certezza del Ministro nell’assicurare: tutte le opere o sono state avviate o verranno consegnati i lavori entro la fine dell’anno.

La fine dell’anno, almeno dell’anno in corso, è solo fra 80 giorni e per quella data non sarà disponibile la conclusine di alcun iter progettuale e saremo fermi, nel migliore dei casi a “progetti o studi di fattibilità”; faccio riferimento solo ad alcuni interventi più volte richiamati in questi mesi:

  • Asse ferroviario Roma – Pescara
  • Asse ferroviario AV/AC Salerno – Reggio Calabria
  • Asse ferroviario Taranto – Potenza – Battipaglia
  • Assi ferroviari AV/AC Palermo – Messina – Catania

Anche in questo caso, come da me ribadito in più occasioni, siamo in presenza di una cattiva informazione delle strutture del Ministero nei confronti del Ministro Giovannini; infatti basterebbe conoscere in modo capillare e diffuso lo stato attuale delle progettazioni, uno stato che, purtroppo, dura da sei anni, per rendersi conto che, pur in presenza di appositi provvedimenti di Legge sulla semplificazione delle procedure, non sia possibile consentire la cantierizzazione degli interventi prima elencati e ciò non tanto per la lungaggine delle fasi approvative ed autorizzative ma per la impossibilità di disporre dei progetti.

Questo bagno di concretezza penso sia utile proprio perché non solo evita inutili aspettative ma consente al Presidente Draghi di conoscere per tempo i reali avanzamenti delle opere del comparto infrastrutture presenti nel PNRR: il mese di gennaio è praticamente domani e notizie sulla cantierizzazione delle opere non confermate per tale data producono, penso, un forte sconcerto nel nostro Presidente del Consiglio.

Voglio ancora ricordare che accanto all’avanzamento delle opere incluse nel PNRR sarebbe bene che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili verificasse lo stato di avanzamento delle risorse del Programma relativo al Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020.Trattasi delle risorse non spese pari a circa 30 miliardi e ubicate nel capitolo 1800 del Ministero della Economia e delle Finanze e che se non spese entro il 31 dicembre 2023 andranno praticamente perse. Accanto a tali risorse sarebbe bene anche conoscere a che punto sia la definizione del Programma 2021 – 2027 sempre del Fondo di Sviluppo e Coesione perché penso che l’approccio al quadro delle disponibilità finanziarie, specialmente di quelle comunitarie, debba essere completo. Questa conoscenza tra l’altro è importante proprio in questa fase, in questi giorni in cui sta prendendo corpo il nuovo Disegno di Legge di Stabilità 2022.

Queste mie considerazioni spero portino ad una banale conclusione e al tempo stesso forniscano un consiglio: è bene non produrre notizie che non possano essere supportate e difese in sede comunitaria, è bene leggere in modo organico le risorse disponibili e cercare concretamente di evitare per incapacità gestionale il loro utilizzo.

Questo Governo non sarebbe capito dal Paese ed in modo particolare dal Mezzogiorno; il Presidente Draghi sa bene che questo è uno dei punti più delicati della sua esperienza istituzionale e non credo accetti comportamenti non coerenti e non responsabili da parte della sua squadra di Governo.


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