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Il progetto del Ponte sullo Stretto

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Se il tempo è denaro, a Roma sanno come sprecare l’uno che l’altro. Ormai è tradizione, quando si parla della realizzazione del Ponte di Messina. Basterebbe una decisione politica per mettere fine a una telenovela infrastrutturale che dura più della soap televisiva “Beautiful”. Questa volta il protagonista dello “spreco” è il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, che avvia l’ennesima procedura per la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica per l’attraversamento dello Stretto di Messina.

Dopo due anni di sterili annunci, dopo mesi e mesi trascorsi a valutare le indicazioni emerse da una commissione di esperti composta da vari docenti e tecnici (e neanche l’ombra di un esperto di ponti), Giovannini lancia un progetto per un ponte aereo a più campate, quando i progetti per il ponte a campata unica invece sarebbero già tutti pronti da lungo tempo e non ci sarebbe da fare alcunché.  Il progetto definitivo esiste ed è stato redatto già diversi anni fa dalla società d’ingegneria danese Cowi, progettista dei più grandi ponti del mondo, per conto di Eurolink General contractor; progetto verificato in parallelo dalla Parsons, società d’ingegneria statunitense tra le più grandi del mondo; progetto infine validato dal R.I.N.A.

Il progetto venne approvato (con prescrizioni) e il Comitato scientifico presieduto da Giulio Balliodiede il via alla progettazione esecutiva, che doveva essere completata entro sei mesi. Il governo Monti annullò la gara per non aggravare il deficit del bilancio statale, con ciò provocando il contenzioso (ancora non risolto) col General contractor Eurolink. Se il governo Monti non avesse cancellato per legge il Ponte (con un contenzioso tuttora in essere dell’ordine di circa 800 milioni, con costi già sostenuti per svariate centinaia di milioni e costi correnti per la liquidazione della società Stretto di Messina ancora in essere) l’opera sarebbe già transitabile con enormi vantaggi per il Mezzogiorno.

SCELTA SENZA SENSO

A distanza di 30 anni, tra l’altro, Giovannini ripesca una soluzione che è stata abbondantemente bocciata per inefficienze economiche e problematiche tecniche ed ambientali. Sono state abbondantemente scartate negli anni tutte le soluzioni impossibili (tunnel, ponte a due o a tre campate) e sono stati tenuti in considerazione gli studi quarantennali della società “Stretto di Messina” che hanno consentito di risolvere i notevoli problemi derivanti dal complesso assetto geologico dello stretto, dalla sua orografia, dalla sua sismicità, dalle insidie del vento, dai delicati rapporti urbanistici con l’entroterra calabro e siciliano.

Il progetto a campata unica del Ponte è l’opera più grande e più dibattuta d’Italia. Se realizzato, potrebbe modificare in favore della Sicilia e dell’Italia intera gli attuali equilibri socio economici del mare Mediterraneo. È una proposta senza senso: quella di Giovannini è un’informativa che offende l’intelligenza dei meridionali e compromette l’immagine di un premier che tutto il mondo ci invidia.

Ma non è tutto. Il ministero non avrebbe escluso “l’opzione zero”: insomma sul tavolo del premier Mario Draghi sarebbe approdata anche l’ipotesi che la realizzazione del Ponte possa essere inutile ed improduttiva. Siamo di fronte al nuovo capitolo tragicomico della telenovela infrastrutturale in riva allo Stretto. Una follia che segna un passo indietro, anzi ci riporta all’anno zero, ancora una volta. Chi mette le cose subito in chiaro è Raffaella Paita, presidente della Commissione Trasporti alla Camera, di trovare «incomprensibile che tra le ipotesi a confronto ci sia anche l’opzione zero che significa che per il ministro rimane possibile non fare l’opera. Cioè si fa rientrare dalla finestra ciò che di fatto lo studio tecnico che ha confermato la validità dell’opera aveva escluso. Questo governo è nato per decidere e fare non per rinviare i problemi».

L’ULTIMA TRAGICOMMEDIA

Ieri Giovannini ha reso noto al consiglio dei ministri un’informativa sulle azioni necessarie per avviare la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione di un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.  Il ministero precisa che lo studio dovrà prendere in esame la soluzione progettuale del “ponte aereo a più campate”, in relazione ai molteplici profili evidenziati nella relazione presentata il 30 aprile 2021 dall’apposito gruppo di lavoro. In particolare lo studio dovrà valutare “l’intrinseca sostenibilità sotto tutti i profili indicati, mettendola a confronto con quella del ponte ‘a campata unica’ e con la cosiddetta ‘opzione zero'”. Inoltre, lo studio deve fornire “gli elementi, di natura tecnica e conoscitiva, occorrenti per valutare la realizzabilità del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche sotto il profilo economico-finanziario”.

 All’acquisizione del documento di fattibilità tecnico-economica provvederà, tramite procedura di evidenza pubblica, “la società Rfi spa, in quanto capace di garantire la più appropriata continuità e interconnessione dell’intervento con quelli ferroviari progettati nei territori calabresi e siciliani. Per questo, in data odierna è stato dato mandato alla direzione generale competente di avviare il processo amministrativo, a valere sui fondi stanziati a tale scopo dalla legge di Bilancio per il 2021”. Viene poi ricordato che “nei mesi scorsi il governo ha provveduto a potenziare l’attraversamento dinamico dello stretto di Messina, anche grazie ai fondi del Pnrr e del Piano complementare, destinando a tale scopo 510 milioni di euro”.  Gli interventi messi in atto – viene spiegato nella nota del Mims – vanno “nella direzione di migliorare e velocizzare l’attraversamento dello Stretto, favorendo la transizione ecologica della mobilità marittima e la riduzione dell’inquinamento”. Tante parole per tanto spreco di tempo inutile.


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