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Un progetto di ponte sullo Stretto di Messina

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RIPORTO di seguito un comunicato stampa diramato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il giorno 12 gennaio scorso: “Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha reso oggi al Consiglio dei Ministri un’informativa sulle azioni necessarie per avviare la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione di un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, ai sensi dell’articolo 23, comma 5, del Decreto Legislativo n. 50 del 2016. Lo studio dovrà prendere in esame la soluzione progettuale del “ponte aereo a più campate”, in relazione ai molteplici profili evidenziati nella relazione presentata il 30 aprile 2021 dall’apposito Gruppo di Lavoro istituito nel 2020 presso il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, valutandone la intrinseca sostenibilità sotto tutti i profili indicati, mettendola a confronto con quella del ponte “a campata unica” e con la cosiddetta “opzione zero”. Inoltre, lo studio deve fornire gli elementi, di natura tecnica e conoscitiva, occorrenti per valutare la realizzabilità del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche sotto il profilo economico – finanziario. All’acquisizione del documento di fattibilità tecnico-economica provvederà, tramite procedura di evidenza pubblica, la società RFI Spa, in quanto capace di garantire la più appropriata continuità e interconnessione dell’intervento con quelli ferroviari progettati nei territori calabresi e siciliani. Per questo, in data odierna è stato dato mandato alla Direzione Generale competente di avviare il processo amministrativo, a valere sui fondi stanziati a tale scopo dalla Legge di bilancio per il 2021. Si ricorda che nei mesi scorsi il Governo ha provveduto a potenziare l’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina, anche grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Complementare, destinando a tale scopo 510 milioni di euro. Gli interventi messi in atto vanno nella direzione di migliorare e velocizzare l’attraversamento dello Stretto, favorendo la transizione ecologica della mobilità marittima e la riduzione dell’inquinamento. Tra le iniziative adottate figurano, tra le altre, la riqualificazione del naviglio per il trasbordo ferroviario con la messa in esercizio di due nuove navi e l’ibridizzazione di tutta la flotta, il rinnovo del materiale rotabile ferroviario per velocizzare le manovre di carico/scarico dei treni, la riqualificazione del naviglio veloce per i passeggeri e delle stazioni ferroviarie di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Sono previsti anche interventi per migliorare l’accessibilità stradale ai porti”.

Ho riportato integralmente questo lungo comunicato per chiedere, a tutti coloro che avranno modo di leggere le mie considerazioni, di soffermarsi su almeno sei punti:

1. Correva l’anno 2020; in particolare nel mese di giugno, a seguito di un apposito convegno degli Stati Generali voluti dall’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, venne redatto un apposito documento con 102 proposte. Tra queste emergeva una grande attenzione alla estensione della offerta ferroviaria ad alta velocità nel Mezzogiorno del Paese e il Ministro delegato all’interno del Consiglio dei Ministri a rappresentare il Partito Democratico Dario Franceschini, a valle del lavoro prodotto dagli Stati Generali, dichiarò: «L’alta velocità non si può fermare a Salerno ma deve arrivare in Sicilia, ed è una grande opportunità di crescita di quell’area. Se il treno dell’alta velocità deve arrivare in Sicilia deve attraversare tre chilometri di mare, quindi in qualche modo deve attraversarli. Rovescerei l’approccio, in passato il Ponte sullo Stretto è stato un oggetto ideologico, in cui si era a favore o contro, e nella progettazione precedente era buttato lì senza un progetto strategico. Io lo rovescio, l’alta velocità deve arrivare a Reggio Calabria, poi a Catania, a Palermo e Messina e quindi bisogna attraversare lo Stretto ma è la conseguenza di una scelta strategica. Se ne deve assolutamente parlare».

Non riporto le dichiarazioni di altre personalità del Governo e del mondo dell’economia, aggiungo, solo per un atto di rispetto alle istituzioni, quella dell’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Il Ponte sullo Stretto? Non voglio parlare di opere immaginifiche… C’è tanto da fare, “la Roma-Pescara” e poi le infrastrutture nel Meridione, a cominciare “dalla Sicilia”, l’Alta velocità. “Poi mi siederò al tavolo e senza pregiudizi valuterò anche il Ponte sullo Stretto”. Ripeto ho riportato la dichiarazione dell’allora Presidente solo per rispetto al suo ruolo perché in realtà testimonia la forte e tragica discrasia esistente tra un rappresentante del Movimento 5 Stelle ed un rappresentante del Partito Democratico. Ebbene, dal giugno 2020, cioè dopo 19 mesi, il Ministro Giovannini, prendendo come riferimento il lavoro prodotto da una Commissione nominata non da un Decreto del Ministro, non da un Decreto del Presidente del Consiglio, ma da una Determina interna, quindi da uno strumento privo di una adeguata sacralità istituzionale, propone la redazione di uno studio di fattibilità. Cioè in 19 mesi non si è riusciti a:

• Bocciare definitivamente un progetto pronto per essere realizzato, un progetto già avviato, almeno per le opere a terra, a realizzazione (ricordo che si è spostato il tracciato della rete ferroviaria in Calabria per consentirne la ubicazione di una delle due pile del ponte ad unica campata)

• Redigere una proposta organica alternativa o, almeno, a decidere formalmente, però con il supporto di una Commissione voluta dal Ministro, dal Governo e dal Parlamento, soprattutto avendo deciso di realizzare una offerta ferroviaria ad alta velocità in Calabria ed in Sicilia all’interno del PNRR, di prospettare la possibilità di avviare la realizzazione del ponte sullo Stretto articolandolo in due distinti capitoli per rispettare la scadenza del 2026: uno relativo alle opere a terra per un valore di circa 2,3 miliardi inserito nel PNRR e l’altro, quello relativo al ponte, nel Piano Complementare non vincolato alla scadenza del 2026.

2. Insisto sempre sul fattore “tempo” perché da solo testimonia una chiara volontà a non fare e a continuare ad illudere e, al tempo stesso, ad offendere sia il Mezzogiorno del Paese, sia la Ministra del Sud e della Coesione territoriale Mara Carfagna. Non credo infatti che la Ministra Carfagna possa condividere che prenda corpo uno studio di fattibilità con al suo interno anche la possibilità della “opzione zero”; una opzione del genere testimonierebbe, una volta per tutte, quello che già il Mezzogiorno aveva vissuto quando negli anni cinquanta l’autostrada A1 si fermò a Napoli, quando negli anni novanta l’alta velocità ferroviaria si fermò a Salerno; testimonierebbe una chiara volontà del Governo ed in particolare di due membri (Giovannini e Carfagna) a ritenere la vasta realtà meridionale un tipico ambito terzomondista.

Non credo che una convinta ed autorevole donna del Sud, come Mara Carfagna, possa condividere questo approccio. Ma ora, non con comunicati stampa ma con atti formali come l’abbandono della Conferenza Stato Regioni, sono sicuro che sia i Presidenti delle due Regioni Calabria e Sicilia, sia quelli di tutte le Regioni del Mezzogiorno denunceranno formalmente l’assurda proposta del Ministro Giovannini. Sarebbe bello, come fatto dalle Regioni del Mezzogiorno quando vennero ritardati i lavori del tunnel ferroviario Torino – Lione o del Terzo Valico dei Giovi o del Brennero, che le Regioni del Nord e del Centro si schierassero contro un comportamento indifendibile del Ministro; un comportamento indifendibile per l’assurdo arco temporale con cui si è arrivati non alla redazione dello studio ma alla redazione di una informativa; una informativa da cui emerge chiaramente una chiara volontà a “non fare nulla” proprio lì dove si invoca la opzione zero

3. Nel 2020, come detto prima, c’era il Professor Giuseppe Conte che con la sua dichiarazione aveva chiaramente denunciato la sua provenienza dal Movimento 5 Stelle e quindi la sua convinta distanza da una ipotesi di condivisione del ponte e soprattutto era un Presidente che non annoverava nel suo curriculum una ricchezza di esperienze e di funzioni quali quelle dell’attuale Presidente Draghi, non era stato Direttore Generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, non era stato Governatore della Banca d’Italia, non era stato Presidente della Banca Centrale Europea. Ora queste cariche e questa grande capacità di Mario Draghi non possono, a mio avviso, essere messe in discussione da una “informativa” di un membro del suo Governo su un’opera che, in più occasioni, la Unione Europea ha formalmente approvato includendola non solo in un apposito Corridoio ma eleggendo, addirittura, nel 2004 il progetto del ponte tra i progetti chiave delle Reti TEN – T

4. Ed è davvero preoccupante il passaggio della informativa in cui si dice: “Mentre si studia la fattibilità del ponte, il governo ha già predisposto 510 milioni di euro per potenziare l’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina, favorendo la transizione ecologica della mobilità marittima e la riduzione dell’inquinamento. Tra gli interventi: la riqualificazione dei navigli; la messa in esercizio di due nuove navi; l’ibridizzazione di tutta la flotta; il rinnovo del materiale rotabile ferroviario per velocizzare le manovre di carico/scarico dei treni e la riqualificazione delle stazioni ferroviarie di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Sono previsti anche migliorie ai tratti stradali che portano ai porti”.

Perché da essa si evince una chiara volontà a rafforzare nel tempo la offerta trasportistica legata ai traghetti; in realtà più che di una volontà siamo in presenza di una inequivocabile certezza e ci dimentichiamo che il transito lungo lo Stretto è sempre più in crescita e quindi incrementare i collegamenti tra Villa San Giovanni e Messina sarà sempre più difficile e non si supererà nel tempo questa naturale complessità aumentando il numero di traghetti o incrementando la loro velocità. Quindi la messa in esercizio di due nuove navi si caratterizza come una forma di vera ridondanza in quanto non si tiene conto che le possibili riduzioni di tempo non tengono conto proprio di questa forte entropia sia nelle relazioni Villa San Giovanni – Messina, sia in quelle di attraversamento Nord – Sud – Nord dello Stretto

5. Intanto nessuno tiene conto, ed in modo particolare lo stesso Ministro Giovannini, di quanto detto dal Ministro Dario Franceschini, della inutilità funzionale di una rete ferroviaria ad alta velocità sia in Calabria che in Sicilia e, forse  per questo motivo, si è ritenuto opportuno praticamente far partire in Calabria solo un lotto, quello tra Salerno e Romagnano per un importo di 1,8 miliardi di euro inserito nel PNRR, ed un ulteriore tratto fino a Tarsia inserito nel Piano Complementare per un valore di 9,4 miliardi di euro con una disponibilità articolata in circa dieci anni. Appare evidente che questo approccio è solo, ribadisco è solo, una banale forma mediatica per illudere il Mezzogiorno del mantenimento teorico di impegni assunti.

Questa tecnica, questa abitudine non corretta però non alberga assolutamente nelle logiche di comportamento che da sempre hanno caratterizzato il Presidente Draghi e sono sicuro che, proprio su questa discutibile proposta, prima ancora che prendano corpo ulteriori preoccupazioni e denunce dopo quella già sollevata dalla Presidente della Commissione Trasporti della Camera Raffaella Paita, scenderanno in campo denunce formali da parte della Regione Calabria e della Regione Sicilia e questa volta, immagino, sarà proprio il Presidente Draghi a richiedere formalmente le motivazioni che hanno portato ad una simile chiara volontà a “non fare”.

Questa chiara volontà a porre la parola fine alla realizzazione del ponte; in questo sicuramente ricorderemo ancora una volta il Presidente Monti come colui che, per motivi contingenti, bloccò la realizzazione del ponte ed il Ministro Giovannini come colui che per chiara scelta politica mise la parola fine alla sua realizzazione. Non credo che la Ministra del Sud e della Coesione territoriale ed il Presidente Draghi siano disposti ad essere accomunati in una simile triste esperienza.

6. Infine un sesto punto è relativo al dubbio sulla possibilità che un Ministro o un Consiglio dei Ministri possa decidere le linee guida di uno studio di fattibilità relativo ad un’opera strategica così determinante per lo sviluppo socio economico del Paese e della Unione Europea senza chiederne l’approvazione formale del Parlamento. Infatti la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina era stata supportata da diversi provvedimenti legislativi, cioè da precise decisioni del Parlamento e solo nel 2011 il Presidente del Consiglio Monti, per motivi essenzialmente legati alla congiuntura economica, ritenne opportuno, con apposita norma, bloccare la proposta progettuale senza però bocciarla.

Inoltre il progetto, sia nella edizione delle Reti Trans European Network (TEN – T) del 2004 che del 2013, lo troviamo sempre inserito come scelta strategica determinante; addirittura nella proposta del 2004, come detto prima, era presente come decisone strategica autonoma. Quindi oltre all’avallo nazionale nella storia del ponte c’è anche quella comunitaria.

Mi chiedo allora se la proposta dello studio di fattibilità al cui interno è indicata anche la possibilità di verificare la “opzione zero” non debba quanto meno avere un apposito passaggio in Parlamento. Avrei preferito che questi sei punti o ancora altri fossero stati il frutto di un intervento del Presidente Nello Musumeci, del Presidente di una Regione insulare che senza il ponte disporrà di una rete ferroviaria ad alta velocità che nel migliore dei casi si caratterizzerà come un banale arricchimento infrastrutturale e, non essendo collegata con il continente, renderà sempre più marginale la funzione logistica dell’intera piastra logistica siciliana all’interno del Mediterraneo, del Presidente di una Regione che senza il ponte perderà annualmente una quota del PIL regionale di oltre 6,5 miliardi di euro.

Per questo chiedo al Presidente Musumeci, anche in questi ultimi mesi di presidenza della Regione, di denunciare questo preoccupante comportamento di un Ministro della Repubblica nei confronti della Sicilia.


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