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CHE VERGOGNA e che peccato. Vergogna perché la Sicilia – si è scoperto ieri – ha fatto carte false per avere aperture ingiustificate. che non le toccava e che peccato perché la Regione non era partita male: i dati iniziali erano tutt’altro che erano pessimi e adesso tutto è infangato e non ha purtroppo alcun valore. In una Regione in cui l’onore conta, è un brutto smacco. Naturalmente la Sicilia non è sola: la Toscana – amministrazione di sinistra – ha fatto altre cose deplorevoli per trarre illeciti vantaggi, ma più che altro vantaggi che hanno certamente causato la malattia e la morte di cittadini che avrebbero avuto diritto al vaccino immediato per raggiunti limiti d’età e se lo sono visto negare.

Come al solito sono le intercettazioni che portano a galla il marcio e in Sicilia sono andate avanti per orine della magistratura da novembre a marzo. Poi, le manette.  La Procura che indaga è quella di Trapani che ieri mattina ha fatto conoscere i primi dati dell’inchiesta e ha provocato un terremoto che prima o poi andrà a colpire la stabilità stessa del governo regionale, secondo il parere di chi conosce la storia. E la storia è molto semplice: sono stati falsificati i dati sulla percentuale e i casi di Covid, per cercare di mantenere la Regione in zona arancione. Sono intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Trapani e quelli del Nas che hanno svolto arresti e perquisizioni secondo le indicazioni dei tribunali del tribunale di Trapani.

Per la cronaca il gip e Caterina Brignone IBM sono Sara Morri e Francesca Urbani e si sa soltanto che l’inchiesta è stata molto intensa e accurata. A quanto pare se le intercettazioni hanno rilevato un imbroglio totale sul numero dei casi di COVID-19, sul numero dei decessi a partire dal novembre 2020 e sarebbero stati falsificati tutti i rapporti delle terapie intensive, della situazione epidemiologica. Insomma, un disastro morale, sanitario e politico. Come si usa dire, il condizionale è d’obbligo ma per quel che si sa dalle carte dalle intercettazioni della procura non ci sarebbero molti dubbi su che cosa è accaduto nella provincia di Trapani. Le persone arrestate o denunciate sono erano fino a ieri pomeriggio una dozzina circa ma lo scandalo minaccia di allargarsi.

Tra gli indagati c’è anche l’attuale assessore regionale alla salute Ruggero Razza sotto interrogatorio a Trapani si è dimesso affermando di avere “il massimo rispetto per la magistratura e che in il Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo a partire della occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che nella nostra regione, sono sempre anticipatoria punto non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi.”

Queste le parole dell’uomo che allo stato attuale sembra il maggiore responsabile nell’inchiesta avviata dalla procura di Trapani. Come si può vedere si tratta di parole che non riempiono alcun vuoto perché riaffermano in modo generico le pretese benemerenze della sanità siciliana. Le quali benemerenze, peraltro, sono reali, perché la Sicilia era partita bene, con provvedimenti efficaci capacità di reagire all’epidemia. Ma tutta questa impressione iniziale svanirebbe come nebbia al sole se i risultati della indagine della procura di Trapani si dimostrassero validi e suffragati da prove. La notizia di questo scandalo è rimbalzata immediatamente nella capitale. Tutte le forze politiche sono state investite e nel complesso si può dire che il governo Draghi a poche settimane dalla sua partenza si trova ad affrontare qualcosa di più di una semplice anche se drammatica mancanza di strumenti efficaci contro il virus ma anche contro il malaffare, i trucchi, gli imbrogli, le menzogne con cui le amministrazioni e cercano di barcamenarsi salvando gli interessi delle corporazioni più influenti punto così è stata con la vicenda dei magistrati e degli avvocati, le vaccinazioni ai giornalisti, in genere tutte le vaccinazioni per categoria, cioè tutte quelle che non riguardavano i cittadini di età compresa fra dieta superiore agli 80.

Tutte queste notizie false manipolate hanno provocato un corto circuito e falsi dati programmatici sulla distribuzione dei vaccini e in definitiva- se l’inchiesta darà i risultati che promette di dare- si scoprirà che gli imbrogli possono avere causato la morte di molte persone. Non si tratta soltanto del caso siciliano, dal momento che in molte regioni italiane la corsa dei furbi all’arraffare i vaccini e stata prevalente sulla difesa dei diritti di coloro che percentualmente per causa del Covid non soltanto si ammalano, ma muoiono.

Il bilancio finale finora azzardato dall’Istat e che tra 1000 tra il 2020 e il 2019 mancano all’ appello 380.000 cittadini italiani. Non sono tutti soltanto i morti per Covid, sicuramente molto più dei 100.000 ufficialmente denunciati, ma anche di tutti i non nati, dei malati di altre malattie che a causa del Covid non hanno potuto o voluto raggiungere gli ospedali per essere curati in tempo, più il crollo della natalità e anche dell’insediamento degli immigrati legali che costituiscono una percentuale della popolazione attiva. Il governo Draghi si trova quindi di fronte a una situazione che non è fatta soltanto di episodi a macchia di leopardo, o di arlecchinate con diversi e opposti criteri di applicazione delle cure, ma anche di fronte alla condiscendenza nei confronti di chi è più forte e influente a scapito di chi è più debole.

Quanto è accaduto ieri in Sicilia avrà certamente sbocchi sul programma, avrà certamente sviluppi ulteriori ed è possibile che l’inchiesta di Trapani si ripercuota anche su altre procure che già da tempo hanno aperto fascicoli per individuare i profittatori della epidemia. Di tali profittatori sono a quanto pare di due tipi, quelli che intercettano e consumano i vaccini che non sono loro destinati sottraendoli a coloro che ne hanno diritto, coloro che senza alcun timore né vergogna sono pronti a far diffondere il virus attraverso il contagio diffuso per aver procurato dati falsi sui malati, i ricoveri, le morti, le anamnesi e le diagnosi. Uno scandalo per ora solo alle prime puntate, ma che presto è destinato a dilagare sia al Sud che al Nord.   


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