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Il premier Conte e il capo della Prociv Borrelli

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Ci risiamo. Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore la sua commozione, presidente Conte, una commozione che l’ha avvicinata ad ognuno di noi. Quando lei, durante un’intervista, non è riuscito a nascondere un groppo in gola parlando delle vittime del coronavirus.

Poco prima ci aveva presentato l’ennesimo Decreto che prorogava la nostra ‘quarantena’. Ci siamo detti ‘certo, siamo pronti ad obbedire a quest’altra ordinanza’. Fino al 13 aprile. Benché lei, caro presidente, ce lo abbia solo confermato. Già alcuni giorni fa il ministro della Salute Speranza l’aveva annunciato in un’intervista. Poco male, un po’ di confusione. Poi è arrivata la sua conferenza stampa, perfino in orario, in cui ci ha chiesto un altro sacrificio ma ci ha fatto intravedere la fase due, quella in cui dovremo convivere con il virus, riprendendo gradualmente le nostre vite; e perfino la fase tre, quella in cui tutti torneremo a una vita vera. Nessuno di noi, le confesso, ha creduto che saremmo tornati alla normalità. Perché ci saranno tante fasi per raccogliere i cocci e altrettante per ricostruire sulle macerie.

Ma ci attacchiamo come cozze allo scoglio alle sue parole, perché abbiamo bisogno di speranza, abbiamo bisogno di vedere la luce, abbiamo bisogno di futuro. Non ha dato date, è vero. Ma può immaginare la nostra sorpresa quando questa mattina il capo della protezione civile Angelo Borrelli, in un’intervista a Radio Capital, ha detto con sicurezza che staremo a casa anche il 1 maggio. Dopo Pasqua e Pasquetta, anche il 1 maggio lo passeremo chiusi in casa? «Credo proprio di sì, non credo che passerà questa situazione per quella data. Dovremo stare in casa per molte settimane».

Quanto a una possibile data d’inizio della Fase2, alla domanda se potrebbe iniziare dal 16 maggio, Borrelli ha risposto: «Se l’andamento non cambia, potrebbe essere come potrebbe essere prima o dopo. Dipende dai dati. La situazione ora è stazionaria, dobbiamo vedere quando questa situazione inizia a decrescere. Non vorrei dare delle date, però da qui al 16 maggio potremo aver dati ulteriormente positivi che consigliano di riprendere le attività e cominciare quindi la fase 2».

Il giorno dopo la sua conferenza stampa, anticipata giorni prima dal ministro Speranza, il capo della protezione civile, in orario diverso dalle consuete 18, in cui è preposto al bollettino di guerra, posticipa la sua ordinanza al 16 maggio, un mese e tre giorni dopo. Poi rettifica: «Decide il Governo», ma è tardi. E noi, chiusi in casa ormai da troppo tempo, siamo ancora una volta disorientati e impauriti. Qualche giorno fa, dalle pagine di questo stesso giornale, Le ho chiesto: ‘Parli chiaro agli italiani e abolisca le fonti’. Non intendevo questo, presidente. Non intendevo ‘tutti parlino agli italiani e ciascuno dica quello che pensa’. La confusione è l’ultima delle cose di cui abbiamo bisogno, mi creda. Non abbiamo bisogno di circolari che chiariscano le sue ordinanze. Circolari che lei stesso è costretto a chiarire, in quello che, se non fosse una tragica emergenza, avrebbe a tratti l’aspetto di una comica.

Non abbiamo bisogno di ridere, presidente. Abbiamo bisogno di sapere se i nostri bambini possono uscire o meno, se i nostri anziani possono prendere aria, perfino se possiamo andare a correre. Abbiamo bisogno di qualcuno che prenda delle decisioni e che quelle decisioni le mantenga, per quanto doloroso sia farlo, o per quanto vengano contestate da autorevoli personalità. Abbiamo bisogno di qualcuno che tenga la barra dritta, che non cambi in corso d’opera, che si assuma la responsabilità di scelte gravose e impopolari. Siamo tutti padri, madri, figli, fratelli, cugini, zii, parenti delle troppe vittime per le quali lei ha giustamente pianto. E abbiamo bisogno di un premier vero. Che voli oltre il misero teatrino della nostra politica.


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