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La ministra dei Trasporti Paola De Micheli

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Toti lancia una stampella alla De Micheli, nel senso atletico e traumatico dell’atto, cercando di beccarla sulla nuca e farla dimettere. Le autostrade frollano come la carne fuori dal frigo. L’infelicità aumenta con la rabbia e anche con la povertà dunque siamo alle solite. In troppi qui non sanno fare il loro mestiere sicché si ripropone l’eterna domanda italiana: in che mani siamo?

Paoletta nostra, intendendo la sudata arciduchessina di Parma Piacenza e Guastalla, in arte Ministro De Micheli, ha tirato fuori una cartuccella che conservava rintanata nel cassetto della scrivania, che sosterrebbe la sua accusa al presidente del Consiglio, colpevole di non aver preso le decisioni necessarie su Autostrade quando lei – Paoletta – le chiedeva già quattro mesi fa. Storia aggrovigliata, vero? Sì, molto.

MEMORIA A OROLOGERIA

La ministra sembra una di quelle femministe del gruppo Me-too che improvvisamente ricordano che quando ottennero la parte nel film venticinque anni fa, accadde contestualmente qualcosa sul divanetto del produttore che prima non ricordavano, ma che adesso torna con prepotenza a galla. Si chiama memoria selettiva alternata. Da Roma in giù, paraculaggine. L’arciduchessina dice oggi che la colpa è di Conte ieri, perché quello non le rispose quando lei gli chiese ma lui non rispose e poi la zia la interruppe e il pupo piangeva e chissà come finì. All’improvviso, folgorata, rimembra. E allora? Poteva insistere, no?

Toti intanto ha scoperto che la ministra avrebbe dato direttive da colpo di caldo, secondo cui mentre decine di migliaia di disgraziati sono imbottigliati fra gallerie e viadotti liguri, lei manda ispettori a misurare i millimetri, i gradi, le umidità, le inclinazioni, gli indici di torsione, il numero delle formiche, i grammi di ruggine.

Il motto di Paoletta è: non mi farò incastrare da un ponte Morandi. E, pur di dormire tranquilla, è pronta a trasformare la nostra vita in inferno proprio nel momento di massimo traffico, massimo caldo, massima infelicità e fragilità degli italiani. Che dire? Ha ragione. Ma può fare di più e di meglio se vuole fruire del dono di Morfeo senza ricorrere a camomilla misto valeriana con una punta di melatonina. Secondo una crescente opinione corrente, potrebbe mettersi in ferie dall’attività di governo, su cui non ha alcuna influenza, e dopo una serena Spa scandinava, abbronzarsi su una bella spiaggia jonica servita dalla Strada Statale 106 giù in Calabria, dove, giusto, l’aspettano per festeggiarla. È un consiglio che ci permettiamo di avanzare preoccupati per la sua disfatta bambinesca e un po’ dispettosa. Intendiamoci, non è la sola, in quel governo. Non esiste soltanto lo show della De Micheli.

DI MAIO E AZZOLINA

Prendete ad esempio il signor Luigi Di Maio, quel ragazzo in feluca che vive appollaiato sulla Farnesina: ebbene, non ci credereste ma non sta nella pelle per aver incontrato Mario Draghi e sapete che cosa dice? Che gli è sembrato davvero una persona interessante, importante, insomma degna di nota. Capite? lui, Luigino, parlando di Draghi. Mario. Ricordate la canzone di Gaber? Il suo nome era Mario, ma lo chiamavan Draghi, giù, al bar del giovane Luigino. Non è un’Italia stupefacente, nel senso dell’oppiaceo? Parliamo, invece finalmente dell’altro tesoro nostro, anche se non l’abbiamo mai confessato.

La ministra della pubblica distruzione della Scuola e delle classi. Adoriamo, lo confessiamo, anche Lucia Azzolina perché sembra una di quelle ragazze dell’ombrellone accanto che le senti dire delle cose molto stravaganti e ti chiedi, ma che fa stasera? È seria, è triste, è cinquestelle, ha quella velatura e degli zuccheri tipo raggi o quelle streghe balbettanti che mandano a farci paura dai tg, perché la cinquestellite è una Sla dell’apparato umoristico e chi ce l’ha non può ridere. È una centometrista del disastro scolastico, ha spaventato gli alunni, le famiglie, gli insegnanti, la cultura, ha terrorizzato i musei, le merendine, i pasti della Caritas.

GIOCO DELL’OCA

È una specie di Opera don Guanella moltiplicata il policlinico Gemelli perché ha un cognome esclamativo come Azzolina!, che è così entusiasmante mentre lei ha una sua grazia, un suo ritmo, una “vib” (pronuncia vaib) che ti prende come se tu fossi in discoteca; oppure ti esalta quando smonta e rimonta mentalmente le pareti scolastiche, le fodere di plexiglas, prevede la maschera anche prima di carnevale ma non vuole stelle filanti, chiede di portare tutti alla stazione, nel museo, sul pullmino, ma non sa più che dire perché non ha fantasia, ma ha tanta, tantissima e – purtroppo inutilizzabile – voglia di fare, di far bene, di fornire il bene comune, di distanziare i giorni, fare il gioco dell’oca (pardon) dei programmi terapeutici, organici, ciclici, pre-post infantili con somma zero di tutto, dall’abbecedario alle nozioni di banale storia di qualsiasi evento.

È una creatura che ti verrebbe voglia di aiutarla per attraversare la strada, di sostenerla mentre cerca di comperare un vestitino per andare alla festa, di prendere sul serio in una conferenza stampa per farle credere che la prendiamo sul serio. Ma come cavolo è possibile che abbiamo alla Pubblica istruzione un genio così? Ma che cosa abbiamo fatto per meritarlo? Ma dove, esattamente le coordinate per favore, dove l’hanno trovata?

Direte: e perché? E allora Luigino? Giusto: un punto a voi e torniamo a centro campo. Naturalmente Paola De Micheli di cui abbiamo detto all’inizio è più scaltra, fa più palestra, è più arciduchessa dell’Azzolessa che parla piagnucolando, che si lamenta a occhi sbarrati ma ha sempre la soluzione sbagliata per tutto.

MINISTRO ALL’IMPROVVISO

Riapriranno le scuole? E che ne sa? Non riapriranno? E che ne sa? Dice cose alterne e altere. Ha un bel sorriso da cena in pizzeria, quando vuole, ed è un altro caso disarmante perché ispira una disperata simpatia e voglia di proteggerla da se stessa. Per forza che per i pentastellati uno vale uno. Pensate che questa poverina si era presentata alle elezioni del 2019 «non venendo inizialmente eletta» (un genio che c’è dietro queste parole ufficiali che illustrano il suo cammino), ma poi che succede? Che passa dal buco della serratura di una sentenza della Cassazione per via di un seggio vacante e via, libera e bellissima che – patatràcchete – ce la troviamo ministro. Così va la vita. Quell’altro, Luigino, portava la gente allo stadio per trovargli un posto, e tratta con la Fina come se fosse sua sorella. È giusto. Abbiamo voluto la bicicletta? (no, per la verità: non l’abbiamo voluta affatto) e adesso pedaliamo. Però, diciamo la verità su queste ragazze e ragazzi che si sono appollaiate e appollaiati sulle istituzioni: non ci avevano forse promesso la decrescita felice? Eccola lì. C’è. Fatto, scopo raggiunto.

Il Paese è al tracollo, al massacro, al dissanguamento, i disgraziati sulle autostrade sono imbottigliati, i bambini non si sa che fine faranno insieme alle loro maestre, la politica estera non esiste se non sotto forma di farsa. E noi? Noi battiamo le manine felici. Abbiamo dei competenti, delle componenti, abbiamo una squadra, un team, una forza lavoro che ci guida e porta tutti allegri e contenti verso la catastrofe, senza malizia, senza competenza, senza lasciarci più stupiti. A Luigino vorremmo recapitare i nostri più feroci complimenti: sì, ha ragione: anche a noi sembra che questo ragazzo Draghi non sia male. Questo si chiama intuito. Uno vale mezzo. Anche un quarto, via. Siamo generosi.

CIRCO DE MICHELI

E pensate: avevamo solo per poche ore perso di vista la nostra fin troppo amata Paola De Micheli (più ne combina, più ne siamo pazzi) e per un giorno ci è sfuggito tutto il suo circo autostradale, i miliardi fantasma, i progetti approvati, le cavolate che le fanno dire (e che lei per spirito di squadra, dice) e vogliamo farle sapere che se non manca affatto agli italiani, manca tanto a noi. E vorremmo farle capire che queste parole non sono espedienti retorici per far finta di dirne bene per danneggiarla: è che siamo proprio preoccupati perché crediamo nella sua onestà intellettuale, peccato che non capisca una mazza (linguaggio giovanile e volgare, lo sappiamo, ma non siamo forse tutti in discoteca con maschera e distanziamento sociale e mentale?) e che dunque i cattivi del Nazareno, che le remano contro sui denti, la vogliano far fuori.

Al Nazareno tira già un’ariaccia: devono smontare il governo in corsa dicendo che non è vero, devono dire “fare baciare, lettera e testamento”, devono mantenere in piedi l’impulso propulsivo di non ricordiamo più quale rivoluzione, forse lunare, mentre in panchina si riscalda il ragazzo Berlusconi, massaggiato da Prodi, qui tira un’aria che non si era mai vista prima e dunque basta. Stiamo per entrare nel Solleone, manca poco. L’Italia è nel Mare del disastro e ogni metafora è ormai abusata. Però, abbiamo ministri da avanspettacolo, da gita in torpedone, un mondo di antipolitici che per non sbagliarsi non sanno nemmeno contare sulla punta delle dita, impegnati come sono a ficcarsele nel naso.


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