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Vincenzo De Luca, appena rieletto alla guida della Regione Campania

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NIENTE diktat dai partiti. Don Vicienzo De Luca non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Il viceré della Campania non sarà ostaggio delle 15 liste che lo hanno portato a una vittoria schiacciante su Stefano Caldoro. Deciderà e governerà in piena autonomia imponendo la legge dello “sceriffo”. Una giunta tecnica e, soprattutto, di fiducia: diverse saranno le conferme nell’esecutivo. La continuità sarà uno dei criteri deluchiani. In tempi ristretti, infatti, il rieletto governatore annuncerà i nomi dei suoi assessori. Probabilmente anche prima della proclamazione ufficiale che dovrebbe avvenire entro la fine della prossima settimana.

IL BRACCIO DESTRO

Partiamo dai punti fermi, Fulvio Bonavitacola si avvia ad essere riconfermato come braccio destro di De Luca. Per il presidente l’avvocato salernitano, a cui dovrebbe essere riassegnata la delega all’Ambiente, è sinonimo di garanzia e affidabilità. E’ il suo uomo ombra, lo stratega. In poche parole è la persona di cui più di chiunque De Luca si fida. Anche uno dei principali artefici dell’uscita dal commissariamento della Sanità non dovrebbe avere problemi per la riconferma. Al 99 per certo il Bilancio finirebbe di nuovo nelle mani di Ettore Cinque.

ECCO GLI ALTRI

Conferme dovrebbero arrivare anche per l’ex funzionario della regione Campania, Antonio Marchiello, che si occuperà di Attività produttive, e l’architetto Bruno Discepolo all’Urbanistica. Quasi sicuramente, invece, saranno fuori dall’esecutivo regionale Lucia Fortini (prima eletta nella lista “De Luca presidente” con 10.248 voti), che deteneva la delega alla Pubblica Istruzione, Corrado Matera (primo nella lista di ‘Fare Democratico-Popolari’ collezionando oltre 12.400 preferenze) che si occupava di Turismo e Sonia Palmieri di Lavoro e Risorse umane (non è stata eletta in consiglio pur ottenendo più di 11 mila preferenze nella lista “De Luca Presidente” della Circoscrizione Caserta).

La linea di De Luca è chiara: chi è stato eletto in consiglio resta consigliere, a meno che non decida di dimettersi. A suo rischio e pericolo, ovviamente. Perché nessuno garantirebbe il posto “fisso” in giunta per l’intera durata del mandato. Stesso criterio vale per i non eletti. Niente paracadute per chi non è riuscito a conquistare una poltrona nell’assise regionale. Un solo strappo alla regola, però, De Luca sarebbe pronto a farlo. L’eccezione è quella che porta il nome del capogruppo uscente del Pd, Mario Casillo, il grande trionfatore delle Regionali. Il consigliere uscente del Partito democratico di Boscoreale, centro napoletano alle falde del Vesuvio, ha conquistato il primo posto in lista ed è risultato il più votato come nel 2015 quando prese 31.307 voti. Questa volta, però, ha fatto letteralmente saltare il banco con oltre 42 mila preferenze. Casillo domina la lista Dem della circoscrizione di Napoli davanti a Loredana Raia e a Bruna Fiola. Il Pd, primo partito in Campania, potrebbe essere rappresentato da Casillo in giunta.

Con quale delega? A lui potrebbe andare quella ai Trasporti. Resta da vedere. E’ una partita ampiamente aperta in casa Dem, pure perché i delusi sono diversi. Hanno ottenuto voti a valanga contribuendo alla grande vittoria dello “sceriffo” ma non sono riusciti ad entrare in consiglio. Il più deluso è Stefano Graziano, che esce dalle urne con 17.741 voti ma perde la poltrona in consiglio. Quasi un record che lo mette in testa alla pattuglia dei delusi dei Democratici, che covano malumori per la legge elettorale regionale e per la valanga di liste accettate da De Luca nella sua coalizione che ha disperso i seggi in mille rivoli. Con lui ci sono Enza Amato, che va a casa con 15.483 voti inutili, Gianluca Daniele a cui non bastano 13.958 preferenze e Antonio Marciano escluso con 11.897 voti, senza dimenticare Rosa D’Amelio, esclusa con diecimila preferenze.

«Per il lavoro fatto in questi anni – ha spiegato Marciano – c‘è dispiacere, senti anche la responsabilità di gente che hai messo in movimento con entusiasmo. Prendere quasi 12.000 voti con un presidente che prende una percentuale così alta rende assurdo che Pd dimezzi la sua rappresentanza in Consiglio Regionale. Ovviamente resto nella disponibilità di questa avventura per il Pd. So che ci sarà a breve una direzione provinciale a Napoli ed è un bene, ma poi abbiamo bisogno di svolgere l’analisi dentro l’organismo competente, cioé la direzione regionale, magari un minuto dopo il ballottaggio nei Comuni». Per lunedì prossimo, infatti, il segretario del Pd di Napoli, Marco Sarracino è orientato a convocare l’organismo partenopeo, ma anche il segretario Regionale Leo Annunziata annuncia una convocazione a stretto giro.

QUELLI DEI 5MILA

Ma nei malumori dei campioni dei voto molti ricordano che alcuni consiglieri sono stati eletti nella coalizione con 5-6.000 voti, addirittura con 2.100 come Pasquale Di Fenza, secondo eletto di Liberaldemocratici a Napoli. Adesso l’attesa è per la giunta: nei corridoi Dem c’è chi ipotizza che il governatore potrebbe aprirla ai politici dopo i primi cinque anni con i tecnici. Più che una ipotesi, però, sembra essere un sogno che rischia di restare rinchiuso nei cassetti per tanti. Comanda don Vicienzo. Ed è pronto a dettare legge nella designazione della sua squadra. Cederà sono se lo vuole lui, non perché qualcuno vuole imporgli scelte e nomi.


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