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Giuseppe Conte

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Nella conta di macerie, feriti, e morti (non ancora, per la verità) causati dallo strappo di Matteo Renzi, si sommano anche i primi fuorusciti dalla barca renziana. Due ex socialisti (tra cui Riccardo Nencini e Maraio) che hanno abbandonato il senatore di Rignano, all’improvviso, preferendo rimanere fedeli al gruppo dei “costruttori” (citazione del Capo dello Stato) piuttosto che “avventurarsi in una terra incognita”.

Si dice che questa sarà una spina al fianco per Renzi, si vedrà. Ma ieri mentre parlavano in una sala stampa, hanno voluto mandare un segnale per sostenere i “responsabili”, categoria che non piace all’inquilino del Quirinale ma che se il premier non vuole essere disarcionato e cadere con il tonfo, dovrà rivalutare. Per Renzi si profila una battuta d’arresto. Al Senato il gruppo dei Responsabili, come previsto dal regolamento, sarà quello dei socialisti di Nencini. Renzi sarà sfrattato e dovrà riparare nel misto.

Conte alla fine, si è deciso, verso sera, a salire le scale del palazzo dei re e dei pontefici, per dialogare con il capo dello Stato. Al quale ha manifestato l’intenzione di andare al più presto in Parlamento per “l’indispensabile chiarimento politico”, attraverso una comunicazione. E Sergio Mattarella, si legge in un comunicato del Quirinale, ha preso atto degli intendimenti manifestati dal presidente del Consiglio.

Per ora si sono sciolti i passaggi burocratici per formalizzare la crisi: ha firmato il decreto con il quale, su proposta del premier Conte, vengono accettate le dimissioni rassegnate dalla senatrice, Teresa Bellanova dalla carica di ministra dell’Agricoltura, e alimentari e da Elena Bonetti dalla carica di ministro senza portafoglio. Nonché dal sottosegretario, Ivan Scalfarotto.

Tutti, nella maggioranza, dicono che si apre una crisi nell’ignoto, escludendo una crisi al buio che da tanti evocata, è diventata quasi un luogo comune. Dalla serata di mercoledì, quando ha iniziato a prendere forma la crisi, con annuncio spettacolare di Renzi, fino a ieri, un po’ tutti hanno escluso l’arrivo dei “cosiddetti Responsabili”, ma poi si è appreso che questa caccia c’è davvero. Nel Pd che paventa, il rischio di elezioni a giugno, una parte frena. Ma poi un’altra confessa che è questo il sentiero giusto e si sommano le posizioni di Conte, pronto allo showdown finale, con quelle di Di Maio. Il quale ha fatto appello a “tutti i costruttori europei che in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua volontà di ripresa e riscatto”. Con conclusione finale: “Insieme possiamo mantenere la via”.

Tutti al traino del professor Romano Prodi il quale ha detto: “Sono convintissimo che se Conte andasse di fronte al Parlamento, gli potrebbe andare bene”. Ma con altrettanta fermezza si alza uno stop a far entrare nei giochi Italia Viva. La giornata è cominciata con un cannoneggiamento contro le postazioni renziane. Si è salvata l’ex ministra Bonetti con una dichiarazione che sembrava attendista. Di eventi che poi non si sono compiuti.

Intanto Clemente Mastella faceva sapere: “Non cerco i responsabili con il lanternino, ma ci sono, come i vietcong. Per il sostegno a Conte prima eravamo a meno quattro, poi a meno tre, ora a meno due”. Nel frattempo dai 5Stelle si annuncia un colpo contro gli ex alleati: “Mai più governi con Italia Viva”. Di Maio dice “per sempre”. L’opposizione con Meloni, Salvini, Tajani, Lupi, Toti e Cesa, convoca un vertice dove ci si appella al Colle e si indica il voto come unica via praticabile.

Quali scenari si aprono per Conte? Potrebbe costituire una nuova maggioranza senza Renzi, forte del fatto che 5Stelle e Pd non vogliono più avere a che fare con Italia Viva. In questo caso, però, deve avere un aiuto dai “Responsabili”, da cercare negli ambienti centristi. L’altra opzione per Conte è dare le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella. Potrebbe ricevere un reincarico, con una nuova compagine di governo. Oppure è valida l’ipotesi di un Conte-ter con un semplice rimpasto.
Un’altra opzione (che Renzi sposa) potrebbe essere un’altra alleanza con alla guida un altro esponente (girano i nomi di Dario Franceschini e Nicola Zingaretti).

Sul tavolo c’è un governo istituzionale o tecnico, con guida di Mario Draghi, già presidente Bce oppure Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale. Lo scenario da evitare sarebbe il voto su cui punta l’opposizione ma che non piace a Mattarella perché siamo in piena pandemia.

Intanto, per i prossimi giorni, il governo ha soltanto un’esigenza, quella di rimanere in sella. Giovedì prossimo, Conte dovrebbe partecipare alla videonconferenza con gli altri leader europei per un aggiornamento sulla pandemia. I giornali stranieri si interrogano, questa “è un’assoluta irresponsabilità di Renzi”.


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