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Luigi Di Maio e Davide Casaleggio

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Da giorni sotto schiaffo, assai vicini alla rottura, i grillini tentano con una nuova votazione sulla piattaforma Rousseau di cambiare lo Statuto. Quale sarà l’esito, non si sa. Ma nei giorni scorsi, quando gli iscritti espressero la loro opinione sul governo Draghi, la differenza fu minima, i sì vinsero con più del 59%, i no persero con una differenza di quasi il 10%(ovvero il 40,7%). È in questo ordine che si gioca un punto importante tra governisti e radicali. La modifica dello Statuto non ha certo il richiamo dell’adesione ai programmi di governo, ma ha una valenza politica importante perché avviene a distanza di pochi giorni da una chiamata alle urne che ha rappresentato per il movimento di Beppe Grillo una rivoluzione assai significativa.

Si voterà da oggi, 16 febbraio fino alla stessa ora di domani, mercoledì 17. Oltre allo Statuto l’assemblea degli iscritti è chiamata ad esprimersi sulla parte relativa alla nuova governance collegiale. Inoltre con questa seconda convocazione, la votazione è resa valida qualunque sia il numero dei partecipanti.

Ma sul tavolo delle opere incompiute, malgrado il governo non abbia ancora avuto la fiducia del Parlamento (si prevede che la otterrà domani e giovedì a Senato e Camera), c’è il voto sulla riforma della prescrizione che è stata teatro di scontro frontale tra i partiti, dai tempi di Mani pulite. E più recentemente è stata luogo di aspre battaglie tra l’ex Guardasigilli, Alfonso Bonafede, con il movimento, e Italia Viva di Matteo Renzi. Ora la riforma della prescrizione è stata al centro delle cronache per alcuni emendamenti al decreto Milleproroghe che è sotto i fari della commissione Affari costituzionali della Camera. Chiedono la sospensione della riforma almeno per tutto l’anno in corso. Comunque il voto sugli emendamenti è fissato al termine della fiducia al governo.

Ma non è previsto quel clima di scontro che ha segnato l’ultima stagione giallorossa. Il Pd che era all’opposizione quando la riforma fu varata dal governo Conte 1, ora lascia sedimentare la proposta. “Bisogna vedere quale iniziativa assumerà il governo” ha osservato Stefano Ceccanti del Pd. Invece i 5 Stelle puntualizzano “In questa fase non è tempo di battaglie di bandiera e di provocazioni”. Da parte di Lucia Annibali, renziana firmataria dell’emendamento a favore della sospensione, c’è molta cautela. Riforma del processo penale e prescrizione sono due temi, dice Lucia Annibali, “che vanno tenuti insieme. Di sicuro c’è tutta la nostra fiducia alla neo ministra. Non vogliamo mettere in difficoltà il governo”. Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento, vorrebbe lasciare la soluzione “al dibattito già avviato in commissione Giustizia della Camera”.

Ma i partiti scaldano i motori per la prossima infornata di sottosegretari che presto sarà resa nota. Lo schema dovrebbe riflettere quello dei ministri: maggioranza politica e alcune figure tecniche. In primo luogo, il partito di Berlusconi attende di ricevere deleghe importanti, visto che ha ottenuto ministeri senza portafoglio. In lizza per il vice Guardasigilli, tra i favoriti ci sono Paolo Sisto e Giacomo Caliendo, ex sostituto del Pg di Milano, mentre Stefania Prestigiacomo all’Ambiente. Il Pd che è al centro del ciclone politico per non aver favorito le donne potrebbe ripescare Anna Ascani, già all’Istruzione ed Alessia Morani. Nei 5 Stelle, Vito Crimi potrebbe ricevere la delega all’editoria.

Mentre Draghi è al lavoro a Palazzo Chigi, impegnato a scrivere il discorso programmatico sulla fiducia, si va completando l’insediamento della squadra, compreso quello del capo di gabinetto, Antonio Funiciello, che ha ricevuto l’eredità dell’allora premier, Paolo Gentiloni. I tre obiettivi del governo Draghi, che probabilmente saranno illustrati al Parlamento, sono tempi stretti, interventi concreti e unità. Ed al centro ci saranno le emergenze del Paese, a cominciare da quelle legate alla pandemia. Con un nodo da sciogliere: se riconfermare o meno il commissario Domenico Arcuri, braccio destro di Giuseppe Conte nella strategia anti-virus. Il premier potrebbe tenere la delega ai servizi segreti che già apparteneva a Conte sulla quale Renzi aveva fatto scoppiare un giallo.


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