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Il governo Draghi riunito durante una seduta del consiglio del ministri

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Dopo il Dpcm sulle chiusure e le restrizioni adottate per mitigare gli effetti sanitari della pandemia, è in arrivo il decreto (si chiamerà Sostegno non più Ristori) che dovrà contenere i danni di carattere economico.

Nel decreto comunque dovrebbero essere stanzianti 2 miliardi per favorire tutte le fasi della campagna vaccinale: dall’acquisto alla somministrazione con il coinvolgimento, nell’ultimo step, anche di medici di famiglia e farmacisti.

Il ministro Giancarlo Giorgetti, colui che ‘’siede alla destra’’ di Mario Draghi, ne ha anticipato le linee guida alla Camera: ‘’Il provvedimento è ispirato a una radicale semplificazione delle attuali procedure, superando lo schema normativo improntato sulla base dei codici Ateco (una classificazione che risponde ad una realtà produttiva di altri tempi, ndr) e favorendo l’automatismo dell’erogazione in tutti i casi in cui ciò risulta possibile, eventualmente, prevedendo, anche in modo opzionale, la possibilità di compensazione in sede di dichiarazione F24.

In tale quadro, verrà dedicata particolare attenzione ai professionisti e, più in generale, ai titolari di partite IVA che, in passato, hanno fortemente risentito delle modalità di calcolo e di corresponsione dei benefici, con forte limitazione dell’effettiva e immediata fruibilità, garantendo il necessario sostegno a tutte le categorie che hanno effettivamente risentito della crisi”.

Per quanto riguarda le misure del decreto in cantiere circolano, come al solito, delle anticipazioni. In particolare più che vere e proprie novità (che potrebbero riferirsi alle modalità di erogazione) vi sarebbero delle conferme e delle proroghe.

Sul fronte del lavoro sarebbero all’orizzonte una conferma per tutto l’anno in corso della cassa integrazione per coronavirus (ora accessibile fino al 31 marzo e al 30 giugno solo per CIG in deroga e assegno ordinario) ed una proroga del blocco dei licenziamenti per tutto il primo semestre.

Il 1° marzo è venuta a scadenza anche la moratoria fiscale. Sul tema della riscossione, pertanto, sembra che il decreto Sostegno metterà mano al portafoglio AdER (il settore riscossioni dell’Agenzia delle Entrate) che attualmente contiene oltre 130 milioni di cartelle, prevedendo lo stralcio di quelle che hanno un importo massimo di 5mila euro, comprensivo di sanzione e interessi per debiti a ruolo dall’anno 2000 al 2015.

In totale sono 60 milioni cioè quasi la metà del totale. Sarebbe poi prevista la sospensione dell’invio di nuove cartelle fino al 30 aprile 2021, la data attualmente stabilita per la fine dello stato di emergenza; nonché la proroga per la rottamazione ter al 30 aprile. I sostegni alle aziende avverranno in base alla perdita di fatturato, magari con un’ impostazione di maggiore flessibilità rispetto all’attuale 33%.

Se queste saranno le misure varate il governo avrà disinnescato due bombe pronte ad esplodere (quella sociale dei licenziamenti e quella fiscale dell’invio di milioni di cartelle già pronte per la spedizione). Come ha fatto notare Nicola Rossi in un recente articolo su Il Foglio (rimandando a dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia), in campo creditizio sta maturando una bolla fra i 60 e i 100 miliardi di nuovi crediti deteriorati, per cui si rendono necessari dei provvedimenti per contenerne l’impatto.

A partire da una auspicabile modifica della riforma fallimentare del 2019, pensata in un contesto e in un’ottica diversi, che, se applicata nell’attuale situazione determinerebbe gravi danni alle imprese in difficoltà ‘’per legge’’, perché è loro proibito di lavorare. Alla luce di queste aspettative sembra evidente che il governo Draghi navighi ancora a vista.

Certo, la rotta è più sicura ed è possibile ed utile migliorare le politiche dell’emergenza, soprattutto a causa dell’aggravarsi della crisi sanitaria non solo nell’azione quotidiana di contrasto, ma anche a livello della strategia fino ad ora adottata che rischia di non reggere alle conseguenze imprevedibili delle varianti e delle reali difficoltà riscontrate nella campagna di vaccinazione, a partire dall’approvvigionamento dei vaccini.

Per quanto riguarda i licenziamenti, ad esempio, sarebbe stato opportuno varare quelle misure di carattere selettivo a cui stava lavorando il Mef e che avevano trovato una condivisione da parte della Confindustria. Se si è scelta la proroga occorre evitare di restarne intrappolati; perciò si deve rispondere all’emergenza con una riforma degli ammortizzatori sociali finalizzata ad un rafforzamento (è un eufemismo perché praticamente siamo a quota zero) delle politiche attive del lavoro.

È pure urgente una rimessa a punto del reddito di cittadinanza nella sua dimensione inclusiva e di contrasto alla povertà che, secondo i recenti dati Istat, coinvolge un numero crescente di famiglie. In sostanza, c’è l’urgenza di atti di discontinuità superando la logica dei due tempi – prima l’emergenza poi le riforme – che finisce per restare assorbita dall’emergenza nonostante che per averne ragione servirebbero proprio le riforme. Il settore industriale – si veda l’ultimo monitoraggio flash del Centro Studi della Confindustria (CSC) – sta resistendo; è resiliente in proprio.

La tenuta dell’industria, il cui peso diretto sul valore aggiunto nazionale è di circa il 19% (al netto delle costruzioni), si scontra – scrive il CSC – con un settore terziario che vale oltre il 70% del PIL e che risulta ancora fortemente penalizzato dalle necessarie misure di contenimento introdotte dal Governo per limitare i contagi da Covid-19. La produzione industriale italiana – prosegue il documento – ha continuato a crescere anche in febbraio (+0,7%) dopo il rimbalzo rilevato nel mese precedente (+1,3% congiunturale).

È atteso un contributo positivo dell’industria alla dinamica del PIL nel primo trimestre, a fronte di un comparto terziario che risulta ancora indebolito dal persistere di limitazioni di attività in alcuni settori e negli spostamenti di persone, con pesanti conseguenze soprattutto lungo tutta la filiera turistica, che ha subito – aggiungiamo noi – un’ulteriore mortificazione con il mancato avvio della stagione invernale.

Per stare in linea con gli effetti del contagio sulle persone calza la metafora per cui gran parte dell’economia italiana soffre di difficoltà respiratorie non tanto per patologie polmonari ma per il semplice fatto di essere soffocata da una violenza esterna. Si ritorna a quanto ha detto Mario Draghi in Senato: ‘’Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Quest’osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi’’.

Sembra però che la politica – anche quando dà il meglio di sé – non si sia ancora pronta per affrontare questo compito.


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