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Vaccini in Lombardia, scende in campo l'Esercito

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L’Esercito accorre ancora a tamponare l’emergenza lombarda. Dopo aver schierato negli scorsi mesi 28 drive through per garantire la possibilità di effettuare test su un’ampia fascia di popolazione, ora i militari convertono le stesse strutture per somministrare vaccini.

Il primo centro a partire oggi sarà quello presso il Parco di Trenno, il più grande d’Italia messo in campo dall’Esercito. Un gesto resosi necessario perché come ha spiegato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “Per vincere la battaglia contro il Covid bisogna mettere in campo ogni sforzo, senza risparmio di energie”.

L’attività rientra nell’ambito dell’”Operazione Eos” della Difesa sotto la direzione del Comando Operativo di Vertice Interforze, ma è di fatto una continuazione dell’impegno che i militari hanno profuso già nel 2020 per supportare lo sforzo del sistema sanitario lombardo messo a dura prova dalla pandemia. 

E mentre gli uomini in divisa rinforzano le linee difensive contro il Covid, in Lombardia continua la crisi di Aria spa, la centrale acquisti regionale ormai nel mirino di tutti. Se infatti fino a ieri era solo la stampa e l’opposizione a sottolineare gli innegabili disastri della gestione della pandemia in Lombardia, ora anche dalla politica che sostiene l’Amministrazione Fontana si sollevano critiche contro Aria: prima è stato Matteo Salvini ha dichiarare pubblicamente che c’è qualche tecnico su cui cade la responsabilità della pessima organizzazione lombarda. E sebbene non lo abbia precisato il suo strale sembrava diretto proprio ad Aria. 

Ora persino Guido Bertolaso prende atto della situazione. Perché se nella primavera 2020 la Lombardia era in ritardo nel rifornirsi di mascherine, oggi è in ritardo nel provvedere alle vaccinazioni. Ecco dunque che sui social network anche Bertolaso ha sentito il bisogno di scusarsi per l’ennesimo pateracchio logistico: “La coda degli anziani fuori dal centro vaccinale di Niguarda per gli errori di Aria che manda 900 convocazioni al posto delle 600 previste è una vergogna! Ho mandato la Protezione Civile ad assisterli, mi scuso con tutti loro!”. 

Una presa di coscienza di un problema oggettivo che secondo le opposizioni ha una sola soluzione, cioè l’estromissione definitiva di Aria spa dalla gestione della pandemia: “La società Aria va azzerata e ricostruita da capo. Siamo stati spettatori di un pasticcio dopo l’altro, dai vaccini anti-influenzali di settembre/ottobre fino alla piattaforma per la prenotazione dei vaccini anti-Covid che non funziona.

Il braccio operativo di Regione Lombardia fa acqua da tutte le parti e ormai i cittadini l’hanno ben compreso” ha scritto in una nota il consigliere regionale Niccolò Carretta, esponente di Azione. “Serve una rivoluzione interna, ma anche l’estromissione dalla gestione dell’emergenza sanitaria. Aria sta creando più problemi che dando soluzioni. Auspico che il presidente Fontana, l’assessore Moratti, il Commissario Bertolaso, ma anche l’assessore Caparini, a cui Aria fa diretto riferimento, facciano tutte le dovute e doverose considerazioni nel più breve tempo possibile. Se non sarà così scriverò direttamente al presidente del Consiglio Draghi per chiedere un intervento diretto del Governo, valutando il commissariamento della campagna vaccinale” ha aggiunto Carretta.

Ma dalla Lombardia arrivano anche i primi segnali positivi secondo i nuovi membri della giunta lombarda. Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico, esulta perché il piano “vaccini in azienda” sembra stia decollando: l’accordo firmato dalla Regione e dalla Confindustria prevede che le aziende mettano a disposizione il medico della società e gli spazi adeguati per somministrare il vaccino ai lavoratori che volontariamente manifestano l’interesse a riceverlo.

“L’iniziativa di Regione Lombardia di dare la possibilità alle imprese di vaccinare i propri dipendenti direttamente in azienda – ha sottolineato – sta già avendo un grande consenso. Oltre a Confindustria Lombardia e Confapi hanno manifestato l’interesse ad aderire anche Confcommercio, Confcooperative, Casartigiani, Unione Artigiani Milano, Federmanager e le associazioni del mondo agricolo”.

“E’ un’ottima notizia – ha ribadito – perché maggiore è la partecipazione e meglio é. Inoltre, trovo positive le parole del presidente lombardo di Legacoop, Attilio Dadda, che conferma la volontà di partecipare al piano di vaccinazione massiva”. “Sta accadendo ha concluso l’assessore – quello che speravamo: dare cioé la possibilità ad altre realtà di poter sottoscrivere il protocollo al fine di dare un’opportunità ai lavoratori lombardi e di uscire da questo incubo quanto prima facendo squadra tutti insieme”.

E per tranquillizzare gli animi dei negazionisti arrivano anche i primi risultati degli studi condotti sul personale medico vaccinato: lo studio su 2497 operatori dell’ospedale Niguarda, uno dei più ampi in Italia per campione, ha mostrato una risposta anticorpale molto alta a 14 giorni dalla seconda dose.

Il 98.4% del totale dei vaccinati presi in esame ha sviluppato gli anticorpi attesi, mostrando titoli elevatissimi, nella maggior parte dei casi persino oltre i limiti misurabili dalle apparecchiature utilizzate. Il 62,6% del campione ha avuto una risposta superiore a 2.000 BAU (Binding Antibody Unit) /ml, il 21,6% tra 1.500 e 2.000 BAU/ml, l’11,4% presenta un titolo tra 1.000 e 1.500 BAU/ml e il 4,3% inferiore a 1.000 BAU/ml. “Si tratta di risultati estremamente positivi e incoraggianti – ha spiegato Francesco Scaglione, Direttore del laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda – anche al di sopra delle aspettative”.

Piccoli segnali, ma importanti per una regione che si appresta a tuffarsi in una replica della primavera 2020: la zona rossa sembra infatti ormai inevitabile, così come un altro pesante bollettino di caduti. Siamo a 310 contagi, rispetto ai 252 di venerdì scorso. Un indice trainato dal trend nel bresciano dove l’incidenza è arrivata a 580. C’è poi da considerare la tenuta del sistema sanitario che rischia di trovarsi nuovamente al collasso.


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