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Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico e il premier Mario Draghi

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«SERVE discontinuità, dobbiamo cambiare tutto per superare gli ostacoli a livello politico, contabile e giudiziario». Messo così potrebbe sembrare il discorso di un rivoluzionario leader dell’opposizione. Ma non era Che Guevara, sono parole pronunciate del presidente del Consiglio Mario Draghi. Un ex presidente della Bce Prima nell’incontro-scontro con il cosiddetto “fronte delle regioni” poi, ripetendole e scandendole, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Non ha fatto sconti. A chi fino a ieri ha guidato il Paese lasciandolo in braghe di tela. «Noi italiani abbiamo perso credibilità nella capacità di investire, l’abbiamo persa tantissimi anni fa e dobbiamo riconquistarla in un contesto in cui investire è difficile se non impossibile: ora dobbiamo riacquistare il gusto del futuro».

E a governatori accecati dalla voglia di protagonismo che a furia di rivendicare risorse e autonomia hanno dimenticato gli anziani e i più fragili. Un richiamo esplicito alla “coscienza” civile, riferimento anche “a quei trentenni che saltano la fila esponendo al rischio chi ha più di 75 anni”. In un prossimo decreto verrà introdotto infatti un parametro perché il numero degli anziani vaccinati incida nella colorazione delle regioni. Con i presidente degli enti locali, Draghi ha parlato del Recovery Plan, «che consegneremo alla Ue entro il 30 aprile», ha promesso.

Ma non si è tirato indietro quando si è parlato del disagio sociale ed economico dei cittadini. «Il piano per le riaperture c’è ma non c’è ancora una data, più saremo veloci con le vaccinazioni più saremo in grado di aprire. Se tutto va come deve andare a fine aprile saremo in grado di vaccinare tutti gli over 80 e buona parte dei 70enni».

L’ATTACCO DI SALVINI “RIAPRIRE A METÀ APRILE”

Con perfetta scelta di tempo, prima del confronto governo/governatori, il leader del Carroccio Matteo Salvini era partito all’attacco: «Chiediamo che i dati scientifici valgano : se valgono per le chiusure devono valere anche per le riaperture, dove ci sono città oltre la soglia di rischio pazienza, cautela e prudenza, Ma dove ci sono parametri da giallo le aperture vanno calendarizzate». Quando? «Secondo noi già dalla metà di aprile». La risposta a distanza di Draghi: «Normale chiedere aperture sono la migliore forma di sostegno all’economia, ne sono consapevole condanno la violenza ma capisco anche la disperazione e la alienazione di chi protesta». E ancora: «Vogliamo riaprire e farlo in sicurezza nelle prossime settimane a partire dalle scuole, l’obiettivo è un mese di presenza. La Dad? In mancanza di meglio è meglio di niente» .

Gli errori finora li ha fatti tutti, nessuno escluso. «Non si possono addossare le responsabilità ad una parte sola, c’è stato un dialogo molto complesso. Ma siamo arrivati in una fase dirimente, vaccinare chi è esposto a rischio non è solo importante da raggiungere ma è nell’interesse delle regioni, solo così potranno riaprire più spesso».

C’è un interesse comune, un obiettivo da raggiungere. E Draghi non si è tirato indietro quando si è trattato di accennare alle responsabilità Ue. Ha citato le défaillance di consegne di AstraZeneca. Ed è andato oltre: «L’Europa esporta vaccini in tutto in mondo anche a Paesi che non consentono le esportazioni. Al tempo stesso c’è l’esigenza di reciprocità e proporzionalità, tenendo conto dei Paesi che forniscono la materia prima e i Paesi in cui il grado di copertura è molto avanzato». Lo Sputnik? La produzione è attualmente limitata, è in attesa del pronunciamento dell’Ema è una strada da costruire, molto complessa, però va verificato il profilo di sicurezza e i criteri di qualità nella produzione distribuzione del vaccino.

PUNTARE SUL MEZZOGIORNO E SEMPLIFICARE

Ridurre i divari tra le varie aree del Paese, rafforzare la medicina territoriale, interventi per la coesione, l’inclusione lavori dignitosi e ben retribuiti per giovani e donne. E ancora: sostegni a settori culturali e ricreativi, superare il divario digitale, diffusione capillare della fibra ottica su tutto il territorio e in particolare nel Mezzogiorno. E soprattutto semplificare, semplificare, semplificare. Il presidente del Consiglio ha voluto che all’incontro fossero presenti anche i ministri e tra questi Roberto Speranza (“lo stimo molto”), attaccato ogni giorno da Salvini.

Un faccia a faccia – si fa per dire – con i governatori finito con l’assumere quasi i contorni di un discorso alla nazione. Accelerare la ricostruzione delle aree terremotate, investire nella tutela del territorio e delle risorse idriche contrastando e prevenendo gli effetti dei cambiamenti climatici in particolare per i fenomeni di dissesto idrogeologico. Sono i problemi cronici che affliggono da almeno mezzo secolo il Bel Paese. «Voi siete le antenne nel rapporto con i cittadini – ha continuato Draghi rivolto ai presidenti delle regioni – il piano Recovery è ambizioso, le sfide si vincono sempre insieme In primo luogo il piano di resilienza e resistenza dovrà essere destinato a rafforzare le strutture e servizi sanitari di prossimità che hanno dimostrato più carenze durante la pandemia. Sostituire tecnologie obsolete negli ospedali, migliorare i sistemi informativi” e, in una parola sola, rafforzare la medicina territoriale. non solo sanità, anche interventi mirati a rafforzare il ruolo dei servizi sociali nazionali per intervenire su emarginazione e degrado sociale. Dobbiamo rafforzare i servizi per l’impiego, investire nell’apprendistato, promuovere la creazione di imprese femminili».

Sono i numeri però, al di là delle singole interpretazioni, a dirci come procede il piano vaccinale. Una sinossi della pandemia scritta nei grafici della Fondazione Gimbe: 11.738.824 dosi somministrate. Di queste 4.046.785 hanno riguardato over 80 pari al 34,5%. Per contro alla categoria “altro” è stato destinato il 18,7% delle dosi, per l’esattezza 2.195.764. Cui si aggiungono altri 500 mila “non sanitari” non meglio precisati. Chi sono? Le regioni non lo dicono, l’Istituto superiore di sanità non lo sa. Siamo arrivati all’assurdo che il presidente dell’Antimafia, Nicola Morra, ha chiesto ufficialmente l’elenco di questi “vaccinati speciali” senza ottenerlo per altro. Inchieste stanno partendo da varie procure, il reato ipotizzato per i “furbetti” va dal peculato all’abuso d’ufficio al falso. Dicevamo sopra di Draghi che ha lanciato ancora una volta l’appello “vaccinate gli anziani”. Poche regioni lo hanno realmente ascoltato. In Toscana è penultima in questa speciale graduatoria. La doppia dose è andata solo al 23,6% degli over 80 contro una media nazionale del 36,8%. Peggio ha fatto solo la Sardegna, piena di centenari, ma ferma al 18,3%.

E i governatori? Fanno fronte comune, Sostengono che se il piano non decolla la colpa non è loro ma è perché il siero non viene fornito. E riparte il rimpallo, Ma anche qui i numeri ci danno una mano a capire: alle regioni sono state consegnate 15.568.730 dosi e di queste ne sono state inoculate 11.738.824, il 75,4%. Solo il 6,1%. alle 17 ora legale di ieri aveva ricevuto la doppia dose, poteva dirsi dunque immunizzata. Ciò vuol dire, al netto dei ritardi e degli ordine e contrordini su AstraZeneca, che il piano viaggia al minimo e che il piede sull’acceleratore non è stato pigiato. Ecco perché alla luce di questi dati certe accuse mosse dai governatori sembrano infondate.

“CARA REGIONE LOMBARDIA IO NON SONO UN NUMERO”

Azzerato il vertice di Area Spa, cambiato l’assessore al Welfare, rimosso il direttore generale del Dipartimento sanità, in Lombardia è cambiato forse qualcosa? Purtroppo no. E lo racconta in un lettera pubblica ieri sul Corriere della Sera la signora Gabriella Matarrese (81 anni). «Per la regione Lombardia io sono il numero 11672673955759 – si legge – e sono inoltre un bravo cittadino. In quanto tale sono stata invitata a ricevere la vaccinazione anti-Covid oggi, 8 aprile, ore 19.30. Dove? Ma a Pieve Emanuele, via Sardegna 7, perbacco! Oltre ad un numero avrei anche un nome e abito non a Pieve Emanuele ma a Milano nord nei pressi di piazza Istria. Ma costoro dove hanno la testa?». Già. Bella domanda.


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