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La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen

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«MI RICORDO bene l’inizio della pandemia e l’appello dell’Italia all’Europa. Gli italiani chiesero la solidarietà e il coordinamento dell’Europa. L’Italia aveva ragione. l’Europa doveva intervenire. E questo è quello che abbiamo fatto».

Così è intervenuta la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione 2021. E’ stato proprio un rinnovato spirito di solidarietà tra i Paesi Ue che secondo Von der leyen ha portato a quello che oggi definisce come un successo europeo.

«Finora nell’Unione Europea sono state distribuite circa 200 milioni di dosi di vaccini. Sono sufficienti vaccini per vaccinare più della metà della popolazione adulta europea almeno una volta. Né la Cina né la Russia si avvicinano neanche lontanamente» ha detto. Nelle scorse settimane il presidente del Consiglio, Mario Draghi si era nuovamente appellato alla presidente Von der Leyen e agli altri leader Ue «bisogna andare veloce» nella somministrazione e produzione dei vaccini.

«Con Draghi a Roma» – il 21 maggio – «ospiteremo il vertice G20 sulla Salute» – ha aggiunto la presidente dell’esecutivo Ue – «Dobbiamo muoverci da soluzioni ad hoc sulla pandemia ad un sistema che funzioni per tutto il mondo. Vogliamo discutere di cooperazione internazionale nelle emergenze sanitarie, comprese le Ong, le fondazioni e la società civile. Nuove alleanze per soluzioni migliori». Il mondo secondo Von der Leyen «ha bisogno di un nuovo inizio nella politica sanitaria. Il nostro rinascimento sulla Salute inizia a Roma».

La commissaria ha sottolineato che organizzare, formare, preparare ha sicuramente un costo, ma il costo più elevato resta quello dell’inazione. Proprio per tentare di andare più spediti nella produzione di vaccini nel suo discorso la presidente della Commissione Ue ha poi affrontato la questione della sospensione dei brevetti per permettere di allargare la produzione dei vaccini anche ad altre case farmaceutiche.

«L’Unione europea è inoltre pronta a discutere qualsiasi proposta che affronti la crisi in modo efficace e pragmatico. – ha detto – Questo è il motivo per cui siamo pronti a esaminare in che modo la proposta degli Stati Uniti per una deroga alla protezione della proprietà intellettuale per i vaccini Covid-19 potrebbe aiutare a raggiungere tale obiettivo».

Ma nel breve periodo, Von der Leyen chiede intanto «a tutti i Paesi produttori di vaccini di consentire le esportazioni e di evitare misure che interrompano le catene di approvvigionamento». Su questo punto tornerà oggi e domani anche il vertice informale dei leader Ue a Porto.

«L’UE è pienamente impegnata ad affrontare qualsiasi barriera che ostacoli la lotta globale contro il Covid-19 – ha scritto in queste ore su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel – Tutti i paesi devono consentire l’esportazione ed evitare di interrompere le catene di approvvigionamento. Dobbiamo sviluppare la capacità di produzione globale con il sostegno finanziario dell’Ue per i partner in via di sviluppo». Michel ha ribadito che i leader Ue discuteranno anche la rinuncia all’accordo internazionale per la tutela della proprietà intellettuale (Trips). Dello stesso avviso è anche il commissario al Mercato interno, Thierry Breton che sui social ha scritto che è il momento di «affrontare la questione dei brevetti per aumentare la produzione globale negli anni a venire».

Breton ha ribadito che «l’Ue continuerà ad esportare nel mondo» e ha esortato gli altri Paesi produttori «a fare lo stesso».

Al momento sono quattro i vaccini autorizzati dall’Agenzia Ue per il farmaco (Ema) e prodotti dalle case farmaceutiche con cui l’Ue ha stipulato dei contratti: Astrazeneca, Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson. Ma sono in discussione o attendono l’approvazione anche altri vaccini. Negli ultimi mesi non sono mancate critiche sulla mancanza di trasparenza sui contratti stipulati dall’Ue e sulla lentezza nella distribuzione e somministrazione dei vaccini. Sono state aperte che due indagini dal mediatore Ue sul mancato accesso per il pubblico ai documenti dei contratti con le big pharma e al carteggio dei negoziati. Ong e associazioni hanno spesso lanciato l’allarme sul fatto che i ritardi fossero dovuti anche a dei contratti troppo flessibili dalla parte delle imprese, lasciando poco spazio a una rivalsa Ue in caso di inadempienze o mancato rispetto dei tempi. La Commissione finora ha pubblicato solo alcune parti dei tre dei contratti stretti tra l’Ue e le aziende farmaceutiche (Astrazeneca, Pfizer e Moderna) manca ancora la pubblicazione del contratto sul vaccino prodotto da Johnson&Johnson. Ma Von der Leyen difende l’operato Ue «Qualcuno potrebbe dire: Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito sono stati più veloci all’inizio. Ma io dico: l’Europa ha ottenuto questo successo rimanendo aperta al mondo. Mentre altri tengono per sé la produzione di vaccini, l’Europa è il principale esportatore di vaccini a livello mondiale» ha detto.

Finora, sostiene Von der Leyen, più di 200 milioni di dosi di vaccini prodotti in Europa sono state spedite nel resto del mondo. «L’Europa esporta tanti vaccini quanti ne fornisce ai propri cittadini. E per essere chiari, l’Europa è l’unica regione democratica al mondo che esporta vaccini su larga scala».

Chiudendo il suo discorso Von der Leyen ha sottolineato che «a pochi chilometri da Firenze», dove si tiene l’incontro sullo Stato dell’Unione «C’è un piccolo borgo chiamato Barbiana dove don Lorenzo Milani, scrisse su un muro della scuola due semplici parole, in inglese: “I care”. Ha detto ai suoi studenti che quelle erano le due parole più importanti che dovevano imparare: “Mi interessa”. “Mi interessa” significa che mi prendo la responsabilità. Gli europei hanno dimostrato con le loro azioni cosa significa. Questo deve essere il motto dell’Europa. “We care”».

Questa è la lezione più importante che spero possiamo imparare da questa crisi. È una lezione sull’Europa. Ci prendiamo cura dei più deboli tra noi. Ci prendiamo cura dei nostri vicini. Ci prendiamo cura del pianeta. E ci prendiamo cura delle generazioni future.


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