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Un momento "animato" nella discussione parlamentare

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La scelta di Enrico Letta di candidarsi nelle suppletive a Siena è una buona notizia. Testimonia, almeno lo speriamo, la scelta di valorizzare la sede parlamentare in una fase in cui non è che questa offra un grande spettacolo. Eppure per quelle Aule passano cose molto importanti ed essere presente e attivo da parte del segretario di un partito chiave segnala una valorizzazione di quella sede.

Molti leggono la scelta come il desiderio di incidere nella partita sull’elezione del successore di Mattarella, che indubbiamente è un passaggio importante, ma non possiamo ridurre tutto a quello. Per il vaglio parlamentare passeranno le iniziative da prendere sul PNRR, a partire dalle riforme che la UE ci ha chiesto entro l’anno, per non dire della prossima legge di bilancio, che è delicatissima visto che incrocerà l’uso dei fondi del Recovery con la pianificazione di una fase che si spera possa presentarsi come post-Covid (almeno di quel Covid terribile che ci ha messo quasi in ginocchio). Sono tutte partite che vanno gestite, recuperando anche la dignità di Aule che sembrano ormai stadi in mano ad hooligans politici.

Quel che sta succedendo con il dibattito sul DDL Zan non è certo un bello spettacolo. Si dirà: ma quelle aule di risse e di zuffe ne hanno viste molte e non si scandalizzano di certo. Però il momento attuale è molto delicato e richiederebbe che si inviasse ai cittadini un messaggio non diciamo di compostezza, ma almeno di assenza di sbracature. Molto dipende dalla qualità di una classe politica poco formata alla dialettica parlamentare e molto succube del linguaggio da rissa che si usa sui social. Tuttavia ci sono responsabilità anche da parte dei gruppi dirigenti dei partiti che sono incapaci di disciplinare i loro gruppi.

Per fare una osservazione banale: come può pretendere Salvini di essere credibile come mediatore se non è capace di imporre ai suoi parlamentari l’astensione da comportamenti da curva ultras con fischietti e quant’altro? Come si fa a credere alle pretese di essere ascoltati da parte dei Cinque Stelle che si muovono senza una leadership? Come si può pensare che Letta guidi il suo partito se poi i pasdaran si lanciano in esibizioni di retorica che una volta si sarebbe definita da bar Sport?

Il parlamento trova coesione solo quando c’è da intestarsi una distribuzione di risorse come è avvenuto con il decreto ristori, che passa quasi all’unanimità, tanto sono riusciti ad infilarci di tutto e di più (e nonostante questo il governo per non rischiare ha dovuto porre la questione di fiducia!). Dove si dovrebbe optare per un confronto virtuoso non c’è modo di trovare gli strumenti per una convergenza costruttiva.

Il problema è che ciascuno pensa ormai solo in termini di tenuta del proprio consenso e questo impone che si sia schiavi di quello, o meglio di coloro che pretendono di rappresentarlo pur senza averne titolo. Il fatto è che siamo in una guerriglia generalizzata. Le recenti iniziative di alcune procure contro Renzi suonano più da azioni di guastatori che da ricerca della difesa del diritto. Guadagnare dei soldi sfruttando il proprio peso pubblico non può essere considerato un reato: si può giudicarlo diversamente dal punto di vista della “virtù”, ma questa non è materia per i magistrati.

Naturalmente tutto guasta il clima generale e non aiuta affatto il governo Draghi che ha assoluto bisogno di rendere evidente che il paese sta facendo dei passi avanti. I cinici possono dirci che non ci si può attendere dai partiti che agevolino il lavoro di colui che inesorabilmente, pur senza averne l’intenzione, mette in luce i loro limiti e la scarsa capacità di pensare in termini di interesse generale. Ma tant’è.

Siamo arrivati al punto che la Meloni si erge a difensore delle libertà individuali senza sapere che queste trovano il loro limite quando mettono in discussione o impediscono le libertà degli altri. Un modesto principio, peraltro liberale, che una volta si insegnava alle scuole Medie nell’ora di educazione civica (volevano reintrodurre la materia, la DAD ha distrutto anche questo).

Si penserà che stiamo saltando di palo in frasca, mentre cerchiamo semplicemente di rilevare vari segnali della crisi della nostra democrazia rappresentativa. Ci sembra che troppi sottovalutino le conseguenze che ciò sta comportando. Torniamo pure alla vicenda del DDL Zan da cui abbiamo preso le mosse. Ridurre tutto ad una battaglia fra buoni e cattivi ci porterà ad un solo risultato, chiunque vinca: uno strascico di delegittimazioni reciproche che si rifletterà negativamente sul delicato passaggio della scelta del successore di Mattarella.

Poiché il risultato finale si raggiungerà sul filo di lana di una manciata di voti, avremo da parte dei perdenti la volontà di giocarsi una rivincita e da quella dei vincitori di trasformare il successo risicato in uno totale: due pessimi modi di gestire una questione assai delicata. E sebbene si dica che il tema non coinvolge il governo, la larga coalizione che lo sostiene ne uscirà sconvolta, tanto più che dovrà subito impegnarsi nelle complicate operazioni di vidimazione delle riforme richieste dal PNRR (già sappiamo le spine di cui è piena quella sulla giustizia, ma le altre non sono messe meglio).
Sarebbe opportuno disarmare i conflitti finché si è in tempo, ma per una ragione o per l’altra nessuno lo vuole davvero.


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