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La ministra del Sud Mara Carfagna

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Se la proposta di un reddito di cittadinanza con importi differenziati in base al costo della vita, quindi più basso al Sud e maggiore al Nord, dovesse diventare più di una “suggestione” nell’ambito del dibattito politico sulla riforma in cantiere, troverebbe di fronte un muro da parte del governo.

A garantirlo è stata il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, intervenendo a Potenza all’ultima giornata di “Liberiamo il futuro”, le Giornate del lavoro della Cgil Basilicata. «La differenziazione dell’importo a secondo del luogo di residenza del reddito di cittadinanza è un tabù per il governo. Ne ho parlato ieri con il ministro Orlando che sta lavorando alla riforma. Aspettiamo gli esiti dei lavori della commissione istituita presso il ministero del Lavoro per confrontarci, dal momento che il ministero del Sud sarà coinvolto a piano titolo nel percorso di riforma del reddito di cittadinanza».

«La differenziazione dell’importo a seconda del luogo del residenza non è all’ordine del giorno», ha quindi ribadito rilanciando invece «le battaglie per ridurre le disuguaglianze e i divari tra i cittadini del Nord e del Mezzogiorno a cominciare da quella per l’introduzione dei Lep, i Livelli essenziali nelle prestazioni, l’assenza dei quali ha determinato un diverso accesso ai servizi essenziali come trasporto, scuola, sanità e asili nido». Quanto alla misura introdotta dal primo governo Conte, «come tutte le riforme dell’età del populismo – ha affermato – ha promesso più di quello che ha mantenuto, perché non ha abolito la povertà e non ha portato lavoro a milioni di italiani che lo cercano». La riforma che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno mira ad introdurre aggiustamenti sull’uno e sull’altro fronte.

Intanto in cantiere c’è anche il Piano nazionale di ripresa e di resilienza e l’opportunità di accorciare le distante tra il Nord e il Sud, rilanciando lo sviluppo delle regioni meridionali. «Nel breve periodo, come dice Svimez, il Sud farà fatica a recuperare», ha riconosciuto la ministra considerando la fragilità del suo tessuto economico e produttivo già «fortemente compromesso» dalla lunga crisi 2008-2013 e i 10 punti di Pil persi e mai recuperati. «Il Pnrr prevede diverse riforme, non solo soldi a pioggia, e nel medio periodo invertiremo la tendenza: secondo stime validate dal Mef il Pil crescerà molto più che al Sud che al Nord», ha sostenuto Carfagna.

Si tratta del «più grande piano di ricostruzione nazionale, il 40 % delle risorse per il Mezzogiorno previste dal Piano nazionale di resilienza con ottantadue miliardi, un dato storico – ha continuato – È la prima volta che risorse vengono blindate da una norma, non potrà più accadere che se il Sud non riesce a spenderle le stesse possano poi essere distratte al Nord».

E quindi, ha evidenziato, «su un investimento di 4,5 miliardi sugli asili nido, due miliardi circa andranno al Mezzogiorno, oppure su un investimento per la telemedicina e per l’assistenza domiciliare circa un miliardo e 600 milioni andranno al Sud».

Quanto alle risorse destinate a ridurre il gap infrastrutturale, «circa 50 milioni di euro serviranno per riqualificare, modernizzare le aree industriali di Potenza e Matera. Il lotto funzionale prioritario finanziato con il Pnrr riguarderà la Basilicata perché è il lotto funzionale Battipaglia-Praia a Mare. Poi – ha concluso – ci saranno tanti altri investimenti importanti che serviranno ad attrarre imprenditori, per rendere più facile e conveniente investire e più bello vivere in queste zone». E a questo contribuiranno anche le riforme messe in campo dal governo che, ha sottolineato la ministra, «non buca una data sul cronoprogramma».

Intanto c’è da mettere la ripresa al riparo dalle varianti del Covid: «Se non si dovesse arrivare a una adeguata copertura vaccinale siamo pronti ad introdurre l’obbligatorietà del vaccino – ha affermato Carfagna – La variante Delta ci impone di andare oltre l’80% dei vaccinati e se questo non avvenisse entro il 30 settembre, il presidente Draghi è stato molto chiaro: non abbiamo paura di prendere decisioni che non mi pare che siano impopolari, visto che la stragrande maggioranza è favorevole al Green Pass ed eventualmente all’obbligo vaccinale. Questo significa che hanno a cuore la loro salute e quella dei loro cari e hanno voglia di tornare a una vita normale».


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