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Mario Draghi

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Il primo gradino verso il Colle è poco meno di un passaggio di consegne. Perché Mario Draghi ha scelto: andrà in Quirinale. Non lo dice espressamente ma è come se lo dicesse: «Il lavoro può continuare indipendentemente da chi sarà il premier, sono un uomo, anzi un nonno al servizio delle istituzioni».

Il nodo che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro si scioglie. Un messaggio mascherato da un pizzico di falsa modestia («i miei destini non contano niente») pone fine al tormentone che arrovella il Paese dal giorno in cui ha messo piede a Palazzo Chigi.

«Legislatura con me alla guida fino al 2023? – gli scappa un sorriso – l’importante è che sia sostenuto dalla stessa maggioranza che appoggia questo governo, anche più ampia se possibile». E a seguire la domanda sotto forma di risposta: «è immaginabile una maggioranza spaccata sul Colle e poi ricomposta dal governo?».

Liberato il campo, ecco l’inventario, le tre missioni portate a termine, l’eredità che questo esecutivo lascerà al prossimo governo. «Abbiamo conseguito tre grandi risultati: reso l’Italia uno dei Paesi più vaccinati del mondo, consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi che Bruxelles ci chiedeva». Un nome autorevole per il suo successore? «Chiedetelo a loro, ai partiti».

II tradizionale incontro di fine anno con la stampa – organizzato dall’Ordine nazionale dei giornalisti e dalla Stampa Parlamentare all’Auditorium di Viale Manzoni, a Roma – si è trasformato dunque in un consuntivo. La rivendicazione delle cose fatte e dei risultati raggiunti. Il +6% di Pil di un Paese che partiva da -9%, le previsioni di + 4% per il prossimo anno, l’idea che il debito pubblico si possa aggredire solo «con crescita forre e stabilità».

Il giudizio migliorativo delle agenzie di rating, «abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui». Lo spread salirà senza Draghi a Palazzo Chigi? «Se è vero che è più alto rispetto al giorno in cui sono premier vuol dire che non sono uno scudo», la risposta.

MAI PRONUNCIATA LA PAROLA MEZZOGIORNO

La parola Mezzogiorno non viene mai pronunciata. Chi scrive avrebbe voluto porre qualche interrogativo, ad esempio sulla gestione del Pnrr e le difficoltà dei comuni del Sud ma le domande dei giornalisti sono affidate al sorteggio e non siamo stati fortunati. L’unico accenno alle disparità territoriali è quando il premier dichiara che il governo «è pronto a sostenere l’economia in caso di rallentamento».

E dunque che la sfida principale resta quella di far aumentare il tasso di crescita di lungo periodo e risolvere le debolezze strutturali della nostra economia a partire dalle disuguaglianze geografiche di genere e generazionali. Draghi riassume quindi la nascita del suo governo e si ha come la sensazione che il premier parli al passato. La chiamata di Mattarella, «il presidente che ha svolto con fermezza è dolcezza il suo compito», «una chiamata di altissimo ordine, che si è tradotta con vicinanza costante all’azione di governo. La responsabilità quotidiana che sta nel Parlamento. E i risultati che sono stati possibili perché c’è il Parlamento, il Parlamento che decide la vita dell’esecutivo».

Dribblata la domanda sulla candidatura di Berlusconi e la possibile reazione dei mercati, «non sta a me dare queste valutazioni», all’ex presidente della Bce viene chiesto come immagina il suo futuro. «Non all’interno e all’esterno delle istituzioni – risponde – l’importante è vivere il presente al meglio possibile, questo è quello che cerco di fare», e tutti i componenti del Governo «hanno lavorato sul presente senza chiedersi quello che sarà il futuro».

UN’ELEZIONE RAPIDA CON I PARTITI UNITI

Le modalità per eleggere il prossimo inquilino del Quirinale? «Un’elezione rapida, con i partiti uniti». La manovra approvata poche ore prima che secondo l’opposizione avrebbe esautorato il Parlamento? «C’è stato affanno cosa successa tantissime volte negli anni passati ma c’è stato un lunghissimo confronto politico: il ministro Franco ha discusso per settimane la destinazione degli 8 miliardi, per avere subito accordo su questi fondi», «con le forze politiche, e dopo questo  confronto c’è stato un confronto in cabina di regia e poi in Cdm, c’è stato affanno nella fase finale, dovuto alle scadenze imposte dal Pnrr». Il rapporto con i sindacati e lo sciopero generale? «Non c’è mai stato un periodo burrascoso coi sindacati, c’è stato il fatto che il grande coinvolgimento politico dell’ultimo periodo con la Manovra ha visto i sindacati informati all’inizio, informati alla fine, e forse bisognava anche informarli durante e questo non è stato fatto».

L’argomento vaccini, stretta delle misure è riaffiorato di continuo. Tutto è rimandato a oggi, quando si riunirà la cabina di regia e sapremo le nuove regole da osservare durante il Cenone e Capodanno,

«La comunicazione sul green pass e sul super green pass ha fatto stato di quelle che erano le conoscenze a quel momento, non si è mai voluto dire che garantiva l’immunità dopo la sua scadenza o la scadenza della seconda dose – ha chiarito il presidente del Consiglio – Si è scoperto che la seconda dose  declina più rapidamente di quanto si pensasse all’inizio, questo   porterà domani a discutere se ridurre la durata del green pass. È  diventato un po’ enfaticamente uno strumento di libertà».

LA MISSIONE NELLO SPAZIO

Draghi dunque a tutto campo. Sulla necessità di cambiare il sistema dell’accoglienza, non più redistribuzione forzata bensì puntando sulla necessità di manodopera che c’è in Europa, «l’approccio alla migrazione deve essere equilibrato, umano ed efficace, ci siamo opposti come la presidente von der Leyen alla proposta di finanziare costruzione di muri in alcuni Paesi dell’Est».

E ancora: riforma del sistema di riscossione dell’Agenzia delle Entrate, lotta alla povertà, aiuti alle famiglie, incentivi ai giovani e alle donne, «abbiamo invertito un percorso, ci siamo impegnati a costruire asili nido».

Infine, ma in realtà Mario Draghi lo ha annunciato all’inizio la “Strategia italiana dello spazio”: un investimento da 4,5 miliardi di euro. L’Italia lancerà la maggiore costellazione europea di satelliti per l’osservazione  della Terra in orbita bassa, importante per la protezione ambientale e climatica e anche per sviluppare servizi innovativi  per le imprese. Il nome della costellazione sarà proposto dalle giovani e dai giovani italiani con un  concorso a inizio 2022 e lo faremo scegliere dai nostri  astronauti, guidati da Samantha Cristoforetti che volerà di nuovo nello spazio l’anno prossimo. Da lassù il Quirinale sarà solo un puntino lontano.


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