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Mario Draghi alla Corte dei Conti

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Nel primo intervento pubblico quale Presidente del Consiglio dei ministri nella pienezza delle funzioni, assicurata dal voto di fiducia del Parlamento, Mario Draghi ha confermato il suo stile sobrio e incisivo che, si può ritenere, caratterizzerà non solamente il suo linguaggio, ma anche, è da auspicare, la chiarezza e concretezza dell’attività governativa.

Il breve e denso discorso di saluto tenuto ieri da Draghi nella cerimonia di apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti e per l’insediamento del suo nuovo Presidente, consente di cogliere alcuni degli elementi essenziali della impostazione politica del nuovo Governo.

Anzitutto, come è del resto naturale, l’ancoraggio ai principi fondamentali dello stato costituzionale di diritto e la riaffermazione del ruolo costituzionale della Corte dei conti, quale “organo di garanzia della legalità contabile e degli equilibri di bilancio dell’intera amministrazione pubblica”.

Tuttavia non si è trattato di un omaggio alla tradizione né di un formale richiamo delle competenze che la costituzione attribuisce a questo organo, deputato al controllo di legittimità degli atti del Governo, sulla gestione del bilancio dello Stato e sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Piuttosto è stato colto un aspetto sostanziale del sistema dei controlli attribuiti ad una magistratura contabile indipendente dal Governo.

Garantire la correttezza e verificare la efficacia dell’azione amministrativa non riguarda solamente l’andamento delle istituzioni e gli effetti non si esauriscono all’interno di esse. Il buon uso delle risorse finanziarie è interesse dei cittadini, che forniscono le risorse mediante il prelievo fiscale e sono i destinatari finali dei servizi forniti dalle pubbliche amministrazioni, in particolare dei servizi sociali. Inoltre la spesa pubblica per dimensioni e finalità perseguite, costituisce un elemento essenziale per promuovere lo sviluppo economico, nell’interesse di tutta la comunità.

Il Presidente Draghi ha richiamato la distinzione tra chi decide la spesa, chi la esegue, chi la controlla, considerando questa distinzione di ruoli elemento essenziale dell’ordinamento della finanza pubblica. Queste tre funzioni, rispettivamente politica, amministrativa e di controllo, concorrono a segnare il buon uso delle risorse e convergono per evitare che esse vergano sprecate se non messe adeguatamente a frutto in investimenti pubblici destinati ad assicurare lo sviluppo economico.
Questa prospettiva esalta il ruolo della Corte dei conti, ma ne accresce anche la responsabilità.

Il controllo deve essere “efficiente e intransigente”, come ha sottolineato Draghi, ma allo stesso tempo «rapido perché le decisioni della Corte, quando intervengono lontane dagli atti sottoposti a controllo, pur se intransigenti inevitabilmente perdono molta della loro efficacia».

La criticità non è solamente nel tempo che trascorre per le decisioni e per il ritardo che i controlli possono determinare o indurre per la adozione o per l’efficacia dei provvedimenti. È avvertito e latente il rischio, segnalato da più parti e riecheggiato anche in interventi tenuti nella cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario della Corte, della “fuga dalla firma” da parte di funzionari che non intendono assumere responsabilità formali in un contesto di incertezze nelle leggi o negli orientamenti della stessa Corte dei conti.

Da una amministrazione attiva, quale dovrebbe per sua natura essere, si passa ad una amministrazione “difensiva”, che arricchisce il procedimento di ogni passaggio e di ogni atto, pur superfluo, che evita o limita l’assunzione di responsabilità.

Si è cercato di prevenire queste situazioni, e di rendere più rapida l’azione amministrativa in ambiti nei quali si manifesta l’urgenza di provvedere, emanando norme che escludono i controlli o limitano i casi di responsabilità dei funzionari. Fronteggiare la “fuga dalla firma” con una contrapposta “fuga dai controlli” denota un malfunzionamento del sistema, che non può essere superato cercando di porre rimedio agli effetti negativi che esso produce, anziché eliminando le cause che lo determinano, spesso legate ad aspetti formali delle procedure seguite, anziché alla economicità ed efficacia dell’azione svolta dall’amministrazione.

La necessità di dare sollecita attuazione ai progetti che comporranno il programma del Recovery and Resilience Facility, con finanziamenti del’Unione Europea, rende opportuna una revisione ed il coordinamento delle norme di azione amministrativa, in particolare nel settore degli appalti e forniture pubbliche, e dei controlli, necessari anche nella prospettiva comunitaria.

Nel discorso del Presidente Draghi è emersa la linea europeista del Governo, con la sottolineatura che l’Unione Europea ha adottato per la prima volta una decisione che esprime e rafforza ed esprime la solidarietà tra i Paesi, finanziando con il Next Generation investimenti le cui risorse provengono dalla decisione degli Stati membri di tassare i propri cittadini per sostenere lo sviluppo in altri Paesi svantaggiati.

Un motivo in più perché il nostro Paese, che ne è beneficiario, assicuri il corretto, sollecito ed efficace uso delle risorse da destinare a investimenti che garantiscano lo sviluppo per le prossime generazioni. Può concorrere a questo fine un efficiente sistema procedure amministrative e di controlli, che senza ritardi o intralci garantisca la corretta utilizzazione dei fondi.


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