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La sede della Regione Lombardia

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Doveva risolvere i problemi gestionali della Lombardia, invece Aria spa secondo alcuni è diventata una Alitalia in salsa lombarda. Un’azienda che vive di finanziamenti pubblici, ma non riesce mai a ottenere i risultati sperati. Solo i dirigenti che si susseguono possono vederla positivamente perché gli stipendi sono alti come i benefit e le consulenze che si possono assegnare ad amici e conoscenti.

Ora ci ha pensato l’ultima relazione della Corte dei conti lombarda a descrivere nel dettaglio tutte le storture e i limiti di Aria spa. Un esempio sono i milioni spesi senza gare pubbliche: “L’istruttoria ha inoltre mostrato un’elevata incidenza degli acquisti non soggetti a gara per circa un miliardo di euro”, ha sottolineato la Corte in una nota.

Ma ci sono tanti altri capitoli, come l’eccesso di consulenze esterne. La disorganizzazione e l’impreparazione di una società che dichiara di avere seicento dipendenti. E molto altro che secondo Marco Fumagalli, consigliere regionale M5S, non è altro che l’ennesima Alitalia italiana: “Da quello che leggo sulla relazione non vedo altro che la classica Alitalia, cioè uno scenario simile a una qualunque società pubblica dove ci sono sprechi di denaro, il vero problema è che a Fontana è mancato il coraggio politico di sistemare i problemi che già c’erano quando c’è stata la fusione”.

Già perché Azienda regionale per l’innovazione a gli acquisti (Aria) è nata dopo che nel 2018 la Corte dei conti aveva messo in luce i problemi organizzativi e le sovrapposizioni tra Lombardia Informatica e Arca. Una situazione da cui si poteva uscire secondo l’Amministrazione regionale con la creazione di un unico ente. O almeno così riteneva Davide Caparini, attuale assessore al Bilancio della Lombardia, e “ideatore” di Aria. Ma a quanto pare non si è risolto molto, perché alla prima crisi seria l’azienda è stata completamente travolta. In parte dai suoi limiti interni, in parte dalla crisi politica della giunta Fontana. Perché mentre cercavano di far passare la tesi di un “attacco alla Lombardia” in realtà le forze della maggioranza che sostiene Fontana erano in guerra dall’estate 2020.

La Lega aveva appena avuto proprio il governatore indagato per la nota questione della fornitura di camici: Aria infatti stava per acquistarne uno stock del valore di 517mila euro dalla Dama spa, azienda di famiglia di Fontana, e nonostante l’ordine sia stato trasformato in donazione, è stata aperta un’inchiesta della magistratura. Il caso in primavera aveva assunto contorni così pesanti che Filippo Bongiovanni, allora dg di Aria, è stato spostato ad altro incarico e intanto è stato indagato pure lui. Dopo questo caso, è iniziato uno scaricamento progressivo di tutte le colpe sull’allora assessore al Welfare Giulio Gallera di Forza Italia. Lo stesso poi costretto alle dimissioni alla fine dell’anno per lasciare il posto a Letizia Moratti e Guido Bertolaso. Ma proprio l’ex assessore è stato tra chi ha infilato il dito nella piaga quando Aria è andata del tutto in tilt cercando di organizzare le prenotazioni delle vaccinazioni.

Un colpo su colpo che ha sballottato ancora di più i 600 dipendenti dichiarati da Aria spa. Perché nel frattempo i dirigenti continuavano a saltare: nel giro di un anno sono stati cambiati tre direttori generali. L’ultimo è durato otto mesi. Comunque di più del primo coordinatore della campagna vaccinale lombarda Giacomo Lucchini, anche lui consulente esterno, che è stato rapidamente sostituito da Guido Bertolaso. Tutte vittime degli errori, ma soprattutto della tensione crescente all’interno della maggioranza di governo in Lombardia. Uno scontro così duro che ormai alcuni politici lombardi di centrodestra si sono convinti che alle prossime regionali sarà impossibile vincere. “La battaglia è persa” ha commentato uno di loro. Perché gli errori sono troppi e anche le fratture createsi all’interno dello schieramento.

Ma il capitolo Aria resta aperto, perché è uno delle parti essenziali del sistema sanitario lombardo. Quindi prima o poi la politica dovrà metterci mano visto che la Corte dei conti ne ha decretato di fatto l’inutilità se non la dannosità, almeno con gli assetti attuali. Da Aria però non ci stanno e replicano con una nota: “In merito ai lanci di agenzia riguardanti ‘Aria e la programmazione acquisti degli Enti del SSR’ e ‘Aria solo 36% acquisti’, la società Aria rileva che i risultati conseguiti dalla Centrale Acquisti regionale sono assolutamente allineati al dato nazionale”.

“L’amministrazione regionale lombarda – prosegue la nota – aveva comunque già deciso di rafforzare l’ambito programmatorio e di studiare le modalità di rafforzamento della committenza”. Inoltre “è stata avviata tra Regione Lombardia e Aria, una specifica ricognizione puntuale del patrimonio sanitario strumentale per indirizzare gli investimenti con maggiore accuratezza”. E “in materia di acquisti ha già individuato come priorità l’implementazione in maniera incrementale delle forme di aggregazione fornendo cogenti indicazioni verso la centralizzazione degli acquisti e lasciando, in via residuale, le possibilità di acquisto in autonomia stabilendo il tetto di spesa di 200.000,00”. Dunque come conferma la nota, persino la stessa Aria sapeva che qualcosa non andava bene, specialmente per una certa libertà si spesa lasciata ai territori. La stessa che di fatto ha originato il sistema dei mille software diversi da cui è derivato il caos dei dati in Lombardia.


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